“Un giorno Krishna condusse Narada nel deserto, promettendogli che lo avrebbe guidato fino al mare, dopo molti chilometri di sabbia ardente. Trascorsi alcuni giorni di viaggio, lo pregò di andare a un piccolo villaggio a prendere dell’acqua, perché occorreva fare provvista. Così Narada si allontanò e passo dopo passo si avviò verso l’unico luogo abitato. Bussò alla porta di una casa e gli aprì una giovane donna assai bella, dai lunghissimi capelli marroni. Vedendola Narada dimenticò il motivo per cui era venuto lì e inziò a parlare con lei, per ore e ore. Narada dormì nel villaggio e l’indomani si presentò alla ragazza e così per giorni e giorni finché decise di chiedere la sua ma no. Lei acconsentì con un inchino e gli regalò il suo braccialetto. Si sposarono, rimasero a lavorare nel villaggio, ebbero figli e campi. Ma una terribile notte un’inondazione si abbatté su quelle poche deboli case che furono trascinate dalla corrente, tra uomini e animali che annegavano. Per un miracolo Narada riuscì a stringere a sé la moglie e i figli che continuava no a urlare. Mentre tentava di porli in salvo attraverso quella enorme piena d’acqua uno di loro scivolò e morì con il viso tumefatto dalla paura. Narada a sua volta lanciò un grido e nel tentativo di salvarlo lasciò la mano dell’altro bambino e così anche lui venne tra volto.
Fondamenti dell’apparato per pensare i pensieri
di Giuseppe Maffei«atque», 3, 1991, pp. 105-124Scarica intero Articolo
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