Frammenti del Cahier Somnia

di Paul Valéry
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 21-34

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Sogno

Ero in una sala da bagno che adesso è a piastrelle e cemento. C’era un parquet in legno. Colava acqua, abbondantemente – temevo le infiltrazioni e mi dicevo: Eppure è piastrellato – e cercavo le piastrelle – e trovavo invece dei buchi enormi. L’acqua colava nel soffitto sottostante. A forza di cercare la ceramica, ne trovavo tracce lungo i muri.

La perdita d’acqua era accompagnata da un significato morale d’indistinta minaccia. Come trovare la chiave di questa composizione? In questo sogno il ricordo della realtà, il ricordo in corso, al livel

lo dell’ultima realtà percepita, non è annullato, ma sopravviene in forma di difesa, di obiezione contro un falso presente.

Come rendersi padroni di questo sperpero? Trovare ciò che è ri sposta, e ciò che è domanda. Trovare lo stato di intima divisione di queste funzioni. Ugualmente i ricordi sezionati, astratti dal loro ordine, dal loro valore – e com’è che questa separazione si verifica durante il sonno e cessa al risveglio?

Bisognerebbe spingersi lontano, molto lontano per trovare – – Ai confini dell’essere e del conoscere. Qui tendono l’uno verso l’altro. Ciò che io sono si esprime in ciò che io so – ingenuamente. Ma ciò che io sono qui, nel sogno, è lo stato istantaneo. Invece nella veglia questa nozione è estesa – ed emerge da ciò che io so – ne emerge più nella costruzione di una finzione che realmente. Da sveglio non so ridurmi a puro essente: eppure, non son altro!

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