Freud e Pavlov, e la Neuropsicoanalisi. Tre note storiche

di Luciano Mecacci
«atque», 27-28, 2003, pp. 125-138

Scarica intero Articolo

 

Una conversazione improbabile

Freud e Pavlov personalmente non si sono mai incontrati e attraverso i rispettivi libri e articoli si sono sicuramente conosciuti poco . In tutte le sue opere Freud cita Pavlov una volta sola, a proposito degli esperimenti pavloviani “sulle secrezioni di saliva”, e comunque senza alcun riferimento al significato delle ricerche sui riflessi condizionati per la psicologia e la psichiatria. Riferimenti a Freud e alla psicoanalisi si trovano invece in Pavlov, ma non tanto nelle pubblicazioni, nei libri o negli articoli, quanto nelle trascrizioni delle “conversazioni del mercoledì” tenute con gli allievi, appunto settimanalmente, tra la fìne del 1929 e il 1936. Gli argomenti delle conversazioni erano i più svariati: dalla dinamica della formazione dei riflessi condizionati alle contemporanee teorie sul funzionamento del cervello, all’applicazione della teoria dell’attività nervosa superiore nei campi specifici della psicologia, psicopatologia e psichiatria. Pavlov dimostrava un certo interesse per le spiegazioni freudiane della genesi dell’isteria, delle nevrosi e delle psicosi (fa spesso riferimento al caso Anna O. e accenna ad altre letture come quella dell’ Interpretazione dei sogni), ma ritraduceva quelle spiegazioni nei termini della propria teoria fìsiologica.

Se Freud e Pavlov avessero avuto l’occasione di incontrarsi e di scutere, magari durante uno dei tanti congressi internazionali dei primi decenni del Novecento, senz’altro avrebbero avuto modo di argomentare le loro tesi rispetto ai rapporti tra psicoanalisi e fisiologia. Certo è che si sarebbero confrontati due orientamenti di ricerca sulla mente ben diversi tra loro, e va aggiunto, due stili di personalità opposti. In termini molto stringati le differenze sono le seguenti.

 

Pubblicato in Articoli
Ricerca Fascicoli e Articoli
Tipo
Anno
Fascicolo