L’articolo intende chiarire il complesso rapporto di Nietzsche con il tema della “volontà” (soprattutto nel confronto con Schopenhauer) e di conseguenza, in prospettiva, con il tema della “volontà di potenza” vista spesso, erroneamente, come un semplice potenziamento della prima. Il rapporto con La storia del materialismo di Lange mette in crisi, fin dal periodo precedente La nascita della tragedia, la posizione metafisica del filosofo pessimista facendo approdare Nietzsche a un radicale fenomenismo. Si contesta radicalmente la pretesa fondamentale della metafisica schopenhaueriana, di aver reso, con la “volontà”, concretamente accessibile la cosa in sé. Il tema della libera “poesia concettuale” di Lange permette però a Nietzsche di rimanere fedele a Schopenhauer e di costruire con la Volontà – Uno originario, la “metafisica dell’arte” del periodo wagneriano che intende avere un alto valore pragmatico per la costruzione e il mantenimento della comunità. I frammenti postumi, anche del periodo, mostrano come rimane costante la critica di Nietzsche alla metafisica della volontà da lui intesa come “forma più universale dell’apparenza”. Con Umano troppo umano l’atteggiamento critico di Nietzsche verso la ‘volontà’ trova pieno vigore e si manterrà per tutto il percorso del suo filosofare anche se, a partire da Così parlò Zarathustra, Nietzsche torna a un uso comunicativo e centrale del termine, una parola che nasconde la complessità e pluralità di processi e fenomeni in essa compressi.
Parole chiave: Friedrich Nietzsche, Friedrich Albert Lange, volontà, volontà di potenza, fenomenismo, fisiologia, psicologia
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