Il saggio percorre la vicenda interpretativa del concetto di voce, sospesa tra la nozione di altezza e quella di imitazione. Lo statuto della voce, difficilmente arginabile all’interno della nozione di segno, viene interpretato rispetto alle componenti sonore, gestuali, materiche della dimensione vocale, con particolare riferimento alla dimensione dell’urlo. Per questo motivo, abbiamo tentato una rapida ricostruzione del concetto di vocalità in Lacan, dalle forme appellanti alla definizione progressiva dell’oggetto piccolo a. Giovandoci della interpretazione di Dolar, abbiamo portato in questione la stessa nozione di significante, che, in questo contesto, è un’espressione approssimata per definire il conflitto fra senso, connesso alla dimensioni sensibili della matericità vocale, e significato, che non può essere più inteso secondo una prospettiva referenziale, ma andrebbe riletto come sostrato permanente delle forme di modalizzazione, secondo la direzione husserliana che si articola dalle Ricerche Logiche fino alla Sintesi Passiva. Abbiamo quindi chiuso la nostra breve rassegna, proponendo il modello deittico dell’urlo, ripensato secondo queste modalità descrittive.
Parole chiave: voce, senso, mimesi, urlo.
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