Premessa
Le definizioni del delirio sono infinite; e ciascuna di esse non riesce se non a cogliere un aspetto di questa esperienza psicopatologica così enigmatica e così rivoluzionaria rispetto alle abituali modalità di comunicare (di entrare-in-relazione) con gli altri-da-sé e con il mondo.
Mettendo-fra-parentesi ogni impostazione ideo logica (quella rigidamente noso-logica della psichiatria clinica in particolare), e cercando di vivere e di tematizzare il delirio nella sua immediatezza fenomenologica, non si sfugge alla intuizione (antepredicativa) che nel delirio si abbia a che fare con un disturbo della intersoggettività: come ha inteso dimostrare W. BLAN KENBURG in un suo lavoro che direi ancora oggi essenziale e attuale. La frattura della intersoggettività, che diviene in WALTER VON BAEYER lacerazione dell’incontro dialogico, si costituisce come l’elemento formale che riunisce in sé, e uniforma, i diversi con tenuti del delirio.
Nel delirio si frantumano i confini di quella che è la modalità quotidiana di comunicare e di intender si con gli altri; ma il delirio rappresenta la conclusione (la stazione finale) di una metamorfosi esistenziale che si inizia con quella esperienza psicopatologica e antropologica che sta prima del delirio e che si può chiamare stato d’animo delirante (Wahnstimmung).