I molti problemi insoluti della percezione che rivolve i problemi

di Stefano Tognozzi
«atque», 4, 1991, pp. 109-128

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La percezione di fronte ai problemi

Gli innegabili progressi compiuti negli ultimi decenni nel campo della percezione visiva hanno dato una lunga serie di risposte parziali, ma hanno eluso alcune questioni fondamentali. La strada verso la spiegazione della percezione quotidiana, ovvero della situazione in cui ognuno di noi si trova per circa due terzi dell’esistenza, è ancora in buona parte da percorrere.

Le difficoltà in questo settore della ricerca sono state amplificate da un uso spesso equivoco dei termini chiave, a partire da quello stesso di “percezione”. Con questa etichetta si sono indicati di volta in volta ambiti di ricerca fra loro ben diversi, rendendo di fatto improponibile il dialogo ed ilconfronto fra studiosi non appartenenti alla medesima scuola.

Possiamo prendere come esempio James J. Gibson, oggetto di critiche anche pesanti da parte di quasi tutti gli autori che hanno postulato la neces sità di una forte elaborazione dei dati sensoriali. Gibson ha in pratica limitato il suo interesse alla prima fase dell’attività percettiva, quella in cui i soggetti raccolgono le informazioni disponibili a livello ambientale, ma si è disinteressato in modo quasi completo di ciò che accade al momento in cui i dati devono essere ricondotti ad un significato, al nucleo delle conoscenze specifiche del soggetto. Se pensiamo che la maggior parte degli psicologi cognitivisti ha operato esattamente nel senso inverso, rivolgendo ogni attenzione agli aspetti cognitivi della percezione, non sembra forzato sostenere che questi autori si sono occupati di fenomeni molto differenti, e quindi hanno dato vita a teorie per molti versi non confrontabili.

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