Il bambino davanti allo specchio: l’interazione e la costruzione del sé

di Monica Toselli e Paola Molina
«atque», 11, 1995, pp. 149-176

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Intendiamo presentare alcune osservazioni sul Sé, studiato in una situazione molto specifica e particolare: il riconoscimento di sé che avviene nel bambino piccolo, allo specchio.

Riconoscendosi allo specchio il bambino manifesta in modo inequivocabile la raggiunta consapevolezza che quanto vede riflesso, soprattutto il volto, è il proprio volto. Questo traguardo sta a significare una forma in realtà matura e complessa di rappresentazione della propria identità.

Valutare in tali termini il riconoscimento allo specchio presuppone un’interpretazione del termine Sé che richiede qualche precisazione.

 

Il termine Sé

Come opportunamente puntualizza Jervis, del Sé è possibile distinguere un significato strutturale e in questo senso oggettivo, ed un significato esperienziale e riflessivo, in questo senso soggettivo. Vi è un nucleo di «molteplici immagini (auto)esperienziali, […] moltitudini di “vissuti di sé” che – egli dice – costituiscono per ciascuno di noi la continuità con noi stessi e col nostro passato, [che] sono in primo luogo e propriamente rappresentazioni e quindi contenuti della co scienza, o più in generale della mente (in parte infatti rifluiscono nell’inconscio)» (1989, p. 16). Ad esso si può contrapporre un significato oggettivato, un Sé cioè esistente quale sorta di struttura, un «in­sieme di funzioni mentali».

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