Il delirio tra scoperta e rivelazione

di Mario Rossi-Monti
«atque», 3, 1991, pp. 55-66

Scarica intero Articolo

Una «teoria delirante»

Se, come scrive KELLY , «l’uomo sta alla propria organizzazione cognitiva come lo scienziato sta alla propria teoria», anche il delirante inventa e costruisce una propria teoria del mondo che può giungere -anche se non invariabilmente -a sacrificare «la capacità di essere plausibile>, vale a dire il «criterio della plausibilità sociale». E in questo senso che appare possibile istituire una analogia tra le descrizioni di due situazioni apparentemente molto lontane: la descrizione della fase che precede lo sviluppo di un delirio e la descrizione della fase che precede, nel la voro di uno scienziato, il momento della scoperta. L’elemento centrale di questa analogia è rappresentato da una successione: c’è una prima fase dominata da dubbi, confusione, perplessità, perdita di punti di riferimento e c’è una seconda fase caratterizzata dalla subitanea acquisizione di un punto di riferimento nuovo, chiaro, certo, indubitabile, che ristabilisce ordine nel caos. Sul piano del vissuto questo processo corrisponde all’uscita da uno stato di angosciosa fluttuazione e coincide con l’esperienza dell’«eureka» o con ciò che gli psicologi della scuola di Wiirzburg han no chiamato «Aha Erlebnis».

 

Pubblicato in Articoli
Ricerca Fascicoli e Articoli
Tipo
Anno
Fascicolo