Il dialogo ermeneutico per Gadamer

di Amedeo Marinotti
«atque», 14-15, 1996, pp. 71-90

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A proposito di nessi e di mediazione ermeneutica

 

La pubblicazione dei seminari di Zollikon, in cui Heidegger ribadi sce, in effetti contro Binswanger, la distanza fra l’ontologia fonda mentale e la psichiatria, sembra aver convinto che non basta soffer marsi su singoli aspetti di una ricerca, ma che occorra considerarla nel suo complesso, ed anche dare ascolto al suo autore.

Gadamer, secondo la fortunata espressione di Habermas, ha “urbanizzato l’ermeneutica”; infatti l’ha restituita al linguaggio comune, mentre l’ermeneutica heideggeriana dell’essere, nei suoi esiti dopo la “svolta”, può solo esser detta nel linguaggio autentico dell’arte ed esemplarmente della poesia. In tal modo Gadamer ha ricollegato l’ermeneutica al lavoro di Schleiermacher e di Dilthey, al compito di stabilire nessi fra le scienze dell’uomo. L’idea di questo orizzonte dialogico, determinato in senso progressivo da una dialettica fra comprensione e linguaggio, si è affermata, Gadamer in questo ha avuto ascolto. Ma il dialogo ermeneutico non è solo apertura all’universalità dell’ermeneutica, è anche ontologia. Nel trattato Verità e metodo Gadamer resta legato all’ontologia heideggeriana, sviluppando una critica fon damentale dell’ermeneutica “psicologica” di Schleiermacher e Dilthey. Restituito il dialogo ermeneutico al linguaggio comune, l’ontologicità resta connessa all’esperienza ermeneutica. Se l’ontologicità, lo scoprire la “cosa”, richiede l’autenticità dell’esperienza, con ciò si in troduce un elemento di validazione e di giudizio riguardo la comprensione raggiunta e l’uso del linguaggio. In altri termini, pur nell’assunzione dell’universalità del linguaggio, c’è una distinzione fra testo autentico (significativo) ed espressione di altro tipo, non ontologica, non ermeneutica. Forse è opportuno soffermarci su questo punto.

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