Il messaggio freudiano e la psichiatria del presente

di Fausto Petrella
«atque», 1, 1990, pp. 107-116

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Nella ricorrenza nel 1989 del cinquantesimo anniversario della sua morte, Freud è stato oggetto di innumerevoli commemorazioni nelle più diverse sedi. Le celebrazioni di questo tipo consistono spes so in un rituale al quale evidentemente corrisponde un bisogno col lettivo; e nel caso di Freud a questo cinquantenario si è dato da più parti l’ampio rilievo richiesto dall’omaggio a una genialità che ha ormai assunto le forme di un mito, dal quale molti oggi si sentono ri specchiati.

Ma al di là del rituale, per lo psichiatra può trattarsi di una circostanza che lo induce a riflettere sul proprio operato professionale e in generale a valutare il peso dell’influenza del pensiero freudiano nel presente quadro complessivo della psichiatria. Su questo tema ho scritto più o meno direttamente sino dall’inizio della mia attività professionale, in quanto psichiatra e psicoanalista militante, e anche come osservatore di mutamenti e trasformazioni della psichiatria, che mi hanno coinvolto, che io stesso ho cercato di promuovere quando mi è stato possibile, e che soprattutto ho sempre tentato di visualizzare in modo consapevole, al di là di parole d’ordine e di mode del momento. Cercherò di essere estremamente sintetico e di raggiungere in breve alcuni nodi essenziali e ancora nevralgici di questo influsso. La questione è rilevante, perché, benché Freud abbia potentemente influito globalmente sulla cultura e sull’evoluzione dei costumi del Novecento, ci si dovrebbe attendere che gli apporti maggiori si siano realizzati soprattutto nel quadro della cura della malat tia mentale.

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