Il problema della definizione sociale di realtà

di Enzo Vittorio Trapanese
«atque», 2, 1990, pp. 93-106

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  1. Com’è noto, alcune differenze fondamentali dividono di norma il pensiero sociologico da qualsiasi precedente riflessione sulla vita col­lettiva.

Infatti, la sociologia si configura:

a) come definitiva acquisizione dell’idea che la società è un oggetto distinto dallo Stato e dalla ‘società politica’, composto dall’interrelazio­ne di una pluralità di elementi pre-politici (od extra-politici) e suscettibi­le di essere descritto autonomamente ;

b) come tentativo di analizzare i fenomeni sociali prescindendo dal­ la ricerca delle ‘cause ultime’ dei fatti presi di volta in volta in considerazione;

c) come ‘risposta’ ad una problematicità del sociale affatto sconosciu­ta nelle società pre-moderne, traendo origine dalle profonde trasforma­ zioni politiche, economiche, sociali, culturali e psicologico-collettive dei paesi europei a partire dal secolo XVI, nonché dalla connessa sempre più pressante esigenza di promuovere «una nuova capacità di controllo dell’aumentata complessità delle forme dell’organizzazione sociale» .

L’idea che la sociologia nasca anche con la ‘scoperta’ della società «può apparire quanto meno bizzarra, dal momento che, com’è a tutti noto, la società è stata uno dei principali oggetti di riflessione della tradizione fi­losofia occidentale». Tuttavia, se si considera che la nozione di ‘società civile’ elaborata dai cosiddetti ‘proto-sociologi’ del XVIII secolo indica appunto il momento pre-politico dell’organizzazione sociale non definito da una /ictio giuridica quale quella che caratterizza il concetto di populus dei Romani , bensì concepito come una realtà a sé stante, è chiaro che nulla di simile era stato prodotto dal pensiero pre-sociologico per il quale ‘sociale’ e ‘politico’ coincidevano ‘·

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