Il problema dell’autodeterminazione: Freud, Hegel, Kierkegaard

di Ernst Tugendhat
«atque», 14-15, 1996, pp. 231-260

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Nella discussione seguita all’ultima lezione si è visto come le mie interpretazioni di Wittgenstein sono ben lontane dall’essere sufficienti per comprendere i predicati-φ. Al termine della lezione avevo accennato al fatto che anche le azioni sono degli stati-φ, e mi era stato chie­ sto come si conciliava questo con il fatto evidente, che si può avere coscienza di fare qualcosa sebbene non la si faccia: ad esempio uno può dire, senza essere insincero, “io sollevo la mia gamba sinistra” e poi constatare che la gamba non si solleva.

Questa obiezione riguarda non solo le azioni, ma anche i movimenti: anche i movimenti di una persona sono stati-φ, se il criterio per definire uno stato-φ è quello che chi si trova in quello stato pos segga un sapere immediato, e non fondato sull’osservazione, del fatto che egli vi si trova; e tuttavia ci si può ingannare anche riguardo i movimenti del proprio corpo. Posso avere la sensazione che la mia gamba sinistra si sollevi (che venga sollevata) per poi constatare che ciò non avviene. La stessa obiezione colpisce anche i sentimenti, nella misura in cui essi possono essere localizzati nell’ambito del corpo. Posso avere dei dolori alla gamba sinistra e poi constatare che non ho più una gamba sinistra, e lo stesso vale naturalmente per l’esempio wittgensteiniano del mal di denti.

La stessa difficoltà possiamo constatarla anche per quanto riguar da un’ulteriore classe di stati-φ: i ricordi e le percezioni. Ad esempio: “io vedo ilsignor Theunissen stare in piedi accanto alla porta dell’au la”; “io mi ricordo di aver visto ieri il signor Theunissen stare in piedi accanto alla porta dell’aula”. Nel caso del primo enunciato può risul tare che soffro di allucinazioni (e che quindi non vedo proprio nulla) e in quello del secondo che io ho sognato (e che quindi non si tratta di un ricordo).

Dobbiamo concluderne che tutti questi predicati non sono affat to dei predicati-φ? Infatti la definizione di questi ultimi data origina riamente (cioè che essi stanno per stati di cui colui che vi si trova ha un sapere immediato) non può essere pertinente ai predicati di cui stiamo parlando: infatti non può trattarsi di un sapere, dal momento che è possibile sbagliarsi.

 

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