Il procedimento sintagmatico del linguaggio e il problema della traduzione

di Helmut Plessner
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 151-166

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Già discutendo le modalità dell’intuizione abbiamo riconosciuto che la funzione del linguaggio consiste nel fatto che attraverso la designazione essa rende interindividuale anche ciò che di natura non è o non è soltanto precisabile, analogamente all’aspetto qualitativo della dimensione psichica. Anima e linguaggio hanno pertanto una funzione in comune, anche indipendentemente dal fatto che il linguaggio designi lo psichico. L’eloquenza naturale senza segni, suoni o qualche altro gesto che ha come significato qualcosa mostra l’anima nei movimenti espressivi del corpo. Uno sguardo, un arrossire, un ritrarsi, sono sufficienti per il dialogo dell’anima, senza che siano i segni convenzionali a procurare il rapporto reciproco. La mimica che produce significati, che afferra l’importo di senso in modo sin tagmatico, cioè attraverso l’articolazione, deve essere pertanto distinta dall’espressione. La precisazione della materia dell’intuizione di cui ci si accorge consiste in questa articolazione, ed essendo la percezione dello psichico un accorgersi naturale, il designare del linguaggio e della scrittura produce la peculiare modalità del comprendere mediante l’accorgersi.

 

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