Il sé molteplice di Fernando Pessoa

di Marco Piazza
«atque», 9, 1994, pp. 173-192

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  1. Moltiplicazione di sé ed eteronimia

 

Possiamo intendere il “sé” come il luogo pre-coscienziale di un’esplorazione riflessiva che il soggetto o persona può, in qualsiasi momento della sua esistenza, compiere, raggiungendo in tal modo una sorta di coscienza della propria coscienza. In tale senso il “sé” potrebbe ridursi alla mera funzione pronominale che svolge nel la lingua (nel senso che rimanda a un soggetto in un atto ostensivo autoriflessivo). Nel momento in cui la persona si riconosce ed esplora il proprio “sé” -nel senso che rivolge lo sguardo su se stessa -, quest’ultimo, oggettivato e rappresentato, può essere definito come il “Sé” di quella persona. Attraverso il modo della rappresentazione di sé, il soggetto può scoprirsi molteplice, può scoprire la molteplicità del suo Sé, ovvero la rappresentazione può condursi come una scomposizione. Nell ‘oggetti vazione di sé la persona subisce un processo di spersonalizzazione che può avere sia carattere razionale e cosciente, sia carattere a-razionale. La persona può cioè favorire (o trovarsi in) una dinamica di spersonalizzazione,in cui riconosce la molteplicità del proprio Sé. Se accettiamo questo modello psicodinamico, abbiamo un “io” che attraverso un processo di riconoscimento e di nominazione di “identità” riconosciute al proprio interno, produce diversi “Io”, allorché tale “io” tende a rappresentarsi come un “Sé” molteplice.

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