Prima che il mio maestro venisse a me,
non sapevo di esistere. Vivevo in un mondo
che era un non-mondo. Non posso sperare
di descrivere adeguatamente quel tempo
inconscio, eppur conscio, di vacuità.
Helen Keller
- Il sé societario
Fenomeno elusivo e insieme connotato irrefragabile dell’esperienza soggettiva di ogni individuo, la coscienza si può paragonare a un palcoscenico segreto su cui ciascuno di noi regna e recita solitario e recluso, mentre il bagliore effimero e tenace delle nostre esperienze più personali s’intreccia con le ombre proiettate dalla vasta natura che ci circonda e che ad ogni istante minaccia di sommergere questo nostro più intimo io.
Pur trattandosi di un fenomeno innegabile e importante, la coscienza è da molti considerata un oggetto estraneo alla ricerca scientifica e vagamente sospetto, se non addirittura pericoloso. La diffidenza per questo tema ha forse la sua origine nella rimozione della mente dal la natura operata da Galileo. Come conseguenza di questa rimozione, il linguaggio delle teorie scientifiche è diventato sempre più asettico, rigoroso e lontano dal magma soggettivo dell’introspezione. Inoltre la scienza ha via via abbandonato la forma storica della narrazione per adottare quella atemporale del resoconto, in cui le proposizioni si sus seguono in una concatenazione logica anziché cronologica.
Per la fisica questa impassibile trasparenza dell’osservatore è stata feconda di risultati, ma oggi che la mente è diventata oggetto di indagine sistematica, sia direttamente sia per il tramite dell’intelligenza artificiale, l’assunto comportamentista, cioè che per costruire descrizioni e previsioni adeguate dei fenomeni non ci sia bisogno di conoscere o comprendere lo stato mentale, in particolare la coscienza, del soggetto, al di là di ciò che risulta dàl suo comportamento esterno, manifesta pa lesi limitazioni.