Il soggetto tra continuità e discontinuità

di Angiola Iapoce
«atque», 18-19, 1998, pp. 149-164

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La proposizione

è un’immagine della realtà

(L. Wittgenstein, 1918)

 

-È come se fossi in piedi, tutta bianca, e improvvisamente, senza poterci fare niente, un peso fortissimo mi spinge giù, mi schiaccia e mi fa diventare tutta nera, e io non ci sono più, la mia mente non c’è più.

Con queste parole una paziente descrive lo sprofondare in una depressione psicotica e il senso di annientamento del suo Io, uno stato in cui ella non si riconosce, perde il senso di una continuità, si trova completamente immersa in una condizione di assenza che vive soggettivamente come annientamento.

Dopo aver approfondito la descrizione, la stessa paziente aggiunge:

– Sento che è importante averlo potuto dire, non so quello che mi accade, ma so che è importante averlo detto.

Ai fini del discorso che mi accingo a fare, mi preme sottolineare i seguenti punti: l’esperienza soggettiva di assenza di un Io, l’aver potuto comunicare questa esperienza,  la consapevolezza del valore di quanto comunicato all’analista.

 

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