Il tempo del puer

di Luciano Perez
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 325-340

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A Mario Moreno

in memoriam

 

 

L’immagine di un bambino nudo che sorride radioso, un po’ scioccamente, mentre dall’altra parte un vecchio triste, rabbioso, malato e agghindato di uno sconcio perizoma se ne va, la lunga falce sulle spalle, a portare la sua vita malvissuta in un altrove sconosciuto e misterioso mi è suscitata da antiche sensazioni infantili, forse provocate da vecchie cartoline augurali o da ancora più antiche oleografie unte e bisunte sulle “dodici età dell’uomo” (evidentemente in rapporto con i dodici mesi dell’anno) poste sulla mensola dell’ampio camino di qualche secolare cascina o, soprattutto, dai calendarietti profumati (quelli più “erotici” erano riservati ai “grandi”) generosa mente donati dai barbieri di paese sotto le feste, occasione doverosa e ineludibile, nonostante le più fiere resistenze, di un buon taglio di capelli. Il vecchio Saturno e il puer, in questa loro prima epifania, stimolavano la mente del bambino che allora ero, a strane “meditazioni” sul tempo. Benché sapessi che rappresentavano l’anno nuovo e l’anno vecchio, suscitavano in me un’impressione più profonda, mitologica, come credo sia giusto a quell’età, in cui il fondo archetipico della psiche – ancora nel suo, se non primissimo, primo divenire – è più vicino alla coscienza.

Il bambino era lo stesso che pochi giorni prima, era apparso miracolosamente nella mangiatoia o nella culla di paglia del presepio di casa, prima vuota? Chiaramente no.

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