Immaginazione e realtà

di Carlo Sini
«atque», 12, 1995, pp. 17-24

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  1. Far differenza tra l’immaginazione e la realtà è da sempre un problema per il filosofo, mentre lo è molto meno per il senso comune. Sul piano del senso comune non ho problemi a riconoscere che le cose che immagino non sempre sono reali e che vi sono cose che non sono in grado di immaginare affatto. Nel 1’esprimermi in questo modo ho l’impressione di sa pere benissimo che cosa intendo per “realtà” e per “immaginazione”. Guai però (come diceva Agostino del tempo) se voi mi chiedete di rendere esplicito questo sapere: allora ciò che mi era chiarissimo si oscura e ciò che era sufficiente per intenderci diventa insufficiente per capire davvero.

Per esempio mi rendo conto che anche l’immaginazione e le immagini hanno una loro realtà; e che una realtà che non sia immaginata, cioè qualificata o significata (i filosofi dicono “pensata”) in un qualsiasi modo è solo una vuota parola che è uguale a nulla.

La ricorrente tentazione di sciogliere il nodo attribuendo all’immaginazione una qualificazione “psichica” e alla realtà in senso stretto (cioè “oggettivo” o “extramentale”) una qualificazione “materiale” non è che la ripetizione del gesto cartesiano e del suo celeberrimo “dualismo”. Di esso non ci siamo affatto liberati, come forse qualcuno crede, sebbene lo si sia reso assai più raffinato e complesso.

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