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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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Il carcere, la tomba, il fango. Sulla fortuna di alcune immagini da Platone all’età di Plotino

di Martino Rossi Monti
«atque», 18 n.s., 2016, pp. 181-202

In questo saggio mi soffermerò sull’ostilità, tipica del platonismo e dei suoi molteplici eredi, verso il mondo sensibile e il corpo. Nella prima parte prenderò in esame alcuni aspetti del pensiero di Platone riguardo all’anima e il modo nel quale furono recepiti in alcuni testi filosofici e religiosi scritti tra il I secolo a. C. e il III d. C., con particolare attenzione alle Enneadi di Plotino. Nella seconda parte cercherò di mostrare come quell’ostilità abbia spesso convissuto, in modo assai problematico, con una valutazione positiva del mondo sensibile, generando tensioni e aporie mai davvero risolte.

 

Parole chiave: Platone, Plotino, corpo, anima, prigione, fango, tomba, pessimismo, Orfismo, Gnosticismo, Ermetismo

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Il vetro e il velluto. La casa tra opacità e trasparenza

di Elisabetta Di Stefano
«atque», 18 n.s., 2016, pp. 205-218

All’inizio del XX secolo le nuove tecniche consentono di sostituire il muro in materiali opachi con pareti di vetro che aboliscono le barriere visive tra interno ed esterno. Dopo aver illustrato l’estetica della trasparenza propugnata dal Movimento moderno, il presente saggio contrappone alla casa di vetro modernista orientata verso un’estetica prevalentemente visiva, la dimora ottocentesca che, con i suoi pesanti velluti, esprime l’idea del calore e della tattilità. Infine si interroga su come la dialettica opacità/trasparenza si configuri nella casa ipertecnologica del Terzo millennio.

 

Parole chiave: estetica dell’architettura, opacità-trasparenza, Walter Benjamin, architettura di vetro, domesticità

 

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Bartleby o l’opacità. L’uomo segreto nella letteratura americana

di Antonino Trizzino
«atque», 18 n.s., 2016, pp. 219-236

Bartleby lo scrivano di Herman Melville è un racconto oscuramente comico che inaugura la tradizione dell’uomo segreto, un genere reinventato da Robert Walser e Franz Kafka. L’enigma dello scrivano che smette di scrivere ha sviato molti tentativi di decifrazione. Qual è il senso della risposta di Bartleby: «Preferirei di no»? A Bartleby è legato un racconto di Nathaniel Hawthorne, Wakefield, in cui un marito lascia sua moglie con la scusa di un viaggio di lavoro, affitta una stanza nella strada accanto alla propria casa e lì si nasconde per vent’anni. Il racconto americano nasce con queste due storie e si dilata fino a includere il destino dell’uomo moderno, condannato a vivere nel mondo senza appartenere al mondo.

 

Parole chiave: racconto americano, Melville, Bartleby lo scrivano, Hawthorne, Wakefield, Deleuze

 

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Il fattore opacità. Stupidità e indeterminazione in Gilles Deleuze

di Ubaldo Fadini
«atque», 18 n.s., 2016, pp. 239-252

Il testo individua nel motivo della stupidità in Deleuze il paradossale centro motore della articolazione di una serie di coppie concettuali ancora oggi rilevante per la sua portata critica. Critica rispetto a blocchi della ricerca forse aggirabili attraverso una ripresa del problema della stupidità in termini filosofici, vale a dire come questione del rapporto stesso della stupidità con il pensare.

 

Parole chiave: pensiero, stupidità, differenza, determinazione

 

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Alcune linee di sviluppo del recente dibattito sulle emozioni

di Mariagrazia Portera – Freie Universität Berlin | Università di Firenze
«atque», 18 n.s., 2016, anteprima

Nell’arco degli ultimi due decenni, la letteratura specialistica sul tema delle emozioni si è accresciuta notevolmente. Questo censimento vuole però individuare soltanto alcune delle piste dove si sono snodate le ricerche, privilegiando quelle di impianto interdisciplinare che hanno mirato a far interagire la filosofia delle emozioni con gli apporti innovativi delle scienze, naturali e sociali. (altro…)

Affetto, emozione e conoscenza

di Gianluca Consoli
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 13-33

In questo saggio vengono selezionati e discussi alcuni tra i principali risultati che sono stati riportati negli ultimi anni dalle scienze cognitive intorno al rapporto tra l’affetto, l’emozione e la cognizione, allo scopo di mettere in luce la loro rilevanza per qualsiasi tipo di approccio rivolto a comprendere le emozioni.

 

Parole chiave: affetto, emozione, conoscenza, bias, anticipazione, decisione

 

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Livelli di emozione

di Silvano Tagliagambe
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 35-78

Damasio considera le emozioni il risultato di un processo che realizza una configurazione neurale e mentale che riunisce, all’incirca nello stesso istante, la configurazione relativa all’oggetto, quella relativa al corpo di un organismo vivente nella sua globalità e quella relativa alla relazione tra i due. Questo processo è una sorta di descrizione di secondo ordine, senza parole, in quanto si basa su configurazioni neurali che diventano immagini, che narra la storia dell’organismo colto nell’atto di rappresentare i mutamenti del proprio stato dovuti all’interazione con il mondo esterno. A questa interazione vengono associati dei “marcatori somatici” che richiamano ogni volta le emozioni, positive o negative, provocate da essa. In questo saggio vengono prese in considerazione le emozioni che sono invece il risultato dell’osservazione compiuta dal corpo come sistema osservante nei confronti di una sua parte oggetto di distacco o addirittura di rifiuto in quanto causa di dolore in seguito a una malattia. Si tratta in questo caso di emozioni che costituiscono l’esito di un’articolazione del corpo in due livelli (sistema-osservante e sistema-osservato) e di un processo di metacomunicazione che veicola messaggi, che per lo più rimangono impliciti, di cui è interessante studiare l’incidenza e l’effetto nel decorso della malattia.

 

Parole chiave: metacomunicazione, auto-osservazione, corpo semantico, ipnosi, ecografi

 

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La natura delle emozioni.
Il dibattito fra Martha Nussbaum
e Paul E. Griffiths

di Rossella Guerini, Massimo Marraffa
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 81-99

L’articolo solleva alcuni dubbi sulla versione neostoica dell’approccio cognitivo-valutativo alle emozioni elaborato da Martha Nussbaum. Seguendo Paul E. Griffiths che ha argomentato incisivamente contro le teorie che concepiscono le emozioni come giudizi valutativi, sosteniamo che il concetto ordinario di emozione è scomponibile in tre differenti classi di fenomeni psicologici. In altre parole, il concetto ordinario di emozione non è un genere naturale: ogni indagine promettente sulla natura delle emozioni deve partire da questa constatazione. Ne concludiamo che sebbene la teoria di Nussbaum non possa ambire a essere una teoria generale delle emozioni, può però fornire una teoria accurata di alcune forme sofisticate di emozionalità umana.

 

Parole chiave: approccio cognitivo-valutativo alle emozioni, emozioni complesse, emozioni primarie, emozioni costruite socialmente, modularità, stoicismo

 

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Sul concetto bioniano di contenitore/contenuto

di Giuseppe Civitarese
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 101-121

Strumento geniale per la sua semplicità e per l’aderenza all’esperienza della vita pratica, il concetto bioniano di contenitore/contenuto descrive con efficacia la dialettica identità/differenza su cui si basa il processo della crescita psichica. La mente si sviluppa se, grazie a un’altra mente, è capace di trasformare protoemozioni e protosensazioni, il nuovo che informa su un ambiente esterno e interno in continua evoluzione, in forme di pensiero sia “semiotiche”/ corporee sia logiche/razionali. L’autore illustra tale dialettica con esempi tratti dal cinema e con una vignetta clinica. La tesi centrale dell’articolo è che il lavoro emotivo richiesto all’analista sia di “soffrire” la comprensione.

 

Parole chiave: Bion, contenuto/contenitore, capacità negativa, rêverie, Ida, Locke

 

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L’esperienza delle emozioni nell’incontro analitico

di Franco Bellotti
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 123-139

Il saggio presenta una rassegna su come le emozioni siano state teorizzate sia nella psicoanalisi sia nella psicologia analitica junghiana, per proporre, poi, una visione dell’esperienza analitica che considera il loro manifestarsi come immanente alla relazione stessa. La ricerca delle emozioni in ambito psicoanalitico si è concentrata soprattutto sul perché, ovvero sulle cause psicofisiologiche, collocandosi idealmente in una linea di continuità con il vecchio Progetto freudiano, il quale si proponeva appunto di trovare un fondamento naturalistico alla dimensione speculativa della metapsicologia. In questo senso, ha tentato una integrazione dei concetti psicoanalitici con le ultime “scoperte” delle ricerche delle neuroscienze, attraverso sia una rivalutazione degli affetti che una revisione del setting. Un setting visto quale contenitore/contenuto in cui è possibile metabolizzare le emozioni oppure come un terzo soggetto, fonte immaginifica dell’integrazione consapevole delle emozioni. Differentemente dalla psicoanalisi, la psicologia analitica junghiana ha da sempre avuto come proprio fondamento la dimensione dell’affettività, sia quale nesso associativo del vissuto temporale della coscienza sia quale dimensione patica della soggettività. Uno sguardo attento al come delle emozioni, alla loro manifestatività non esclude né il riferimento alla tradizione freudiana né tanto meno a quella junghiana, propone piuttosto un atteggiamento analitico la cui “attitudine” è quella di un comprenderle come immanenti all’esperienza dell’incontro, per cui il loro sapere non è, per l’appunto, acquisito altrove.

 

Parole chiave: coscienza affettiva, regolazione affettiva, metafore affettive, affetto inconscio, alessitimia, dissociazione, schema emotivo, elementi beta, terzo analitico intersoggettivo, manifestatività, coscienza corporale, spazio, crisi

 

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