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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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Fascicolo

Il giro della prigione

di Anna Fusco di Ravello
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 63-74

zenone, il medico e alchimista protagonista dell’Opera al nero di Marguerite Yourcenar che ha lo stesso nome del filosofo di Elea famoso per il paradosso di Achille e la tartaruga, afferma: «Chi sareb be così insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?».

L’uomo è un animale camminatore. E cammina. Va camminando per il mondo da più di due milioni di anni. Se si considera la massi ma di Lao Tse che recita: «un buon camminatore non lascia tracce dietro di sé», l’uomo è un pessimo camminatore perché ha lasciato tali e tante tracce nelle sue migrazioni, scoprendo nuovi territori, in contrando etnie e specie diverse, contaminandosi e (altro…)

Nòstoi inauditi. Dalla percezione sonora fetale all’ascolto analitico

di Elena Gigante
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 129-149

Though this be madness, yet there is method in’t

 

 

L’inaudito come declinazione dell’inatteso

 

L’universo della percezione sonora fetale costituisce una matrice originaria che potrebbe essere rappresentata mediante una metafora goethiana, quella del regno delle Madri. Attraversando la galleria oscura Faust e Mefistofele si ritrovano di fronte a nembi metafisici che preparano l’apparizione delle Dee Madri, ipostasi delle forme vuote dal contenuto abissale, dove ogni tentativo di (altro…)

Dell’impossibilità di non essere in contatto. Contributo allo sviluppo della psicologia analitica

di Amedeo Ruberto
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 75-92

Premessa

 

Il sedicesimo volume delle Opere di Jung dedicato alla “Pratica della psicoterapia” – volume che non sarà mai abbastanza meditato dai cultori della materia – si apre con un saggio del 1935: “Principi di psicoterapia pratica”. L’incipit del lavoro propone alcune parole chiave di questo mio contributo che rappresentano una premessa per entrare nell’universo speculativo junghiano: «una persona è un sistema psichico che, quando agisce su un’altra persona, entra in interazione con un altro sistema psichico». (altro…)

Dove la parola manca il segno. Negli interstizi trasformativi della talking cure

di Maria Ilena Marozza
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 153-176

Ce qui n’est pas légerèrement difforme a l’air insensibled’ou il suit que l’irrégula- ri, cest-à dire l’inattendu, la surprise, l’étonnementsont une partie essentielle et la caractéristique de la beauté.

Charles Baudelaire

 

 

 

Il titolo di questo contributo s’ispira al saggio con cui il semio logo Algirdas J. Greimas concludeva il suo insegnamento sui sistemi di significazione all’École des hautes études di Parigi, nell’anno (altro…)

Zero come simbolo: uno sconfinamento indeterminato

di Enrico Castelli Gattinara
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 95-112

La vera matematica è l’elemento vero e proprio del mago.

novalis

 

 

La matematica è un simbolo della scienza (e del sapere più alto): non si dimentichi infatti la presunta iscrizione sull’Accademia dove in segnava Platone, “non entri qui nessuno che sia ignorante di geometria”. Simbolicamente, il sapere matematico rappresenta (o ha rappresentato) il sapere scientifico più efficace e preciso, vale a dire il rigore di un metodo capace di applicarsi a se stesso e al contempo generatore di nuove conoscenze. Ovviamente, la matematica non è un’immagine della scienza, non ne è la rappresentazione emblematica; eppure spesso viene indicata proprio come il (altro…)

Psicoterapia e sogno come pratiche retoriche

di Mauro La Forgia
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 211-224

 

  1. Metamorfosi della parola

C’è una parola dell’inizio e c’è una parola della fine.

La parola dell’inizio manifesta, nella forma del vocalizio, gli al bori della nostra esperienza di individui, accompagna musicalmente le prime azioni nel mondo (ripetendo, in questo, quel gesto voca le ora sussurrato, ora urlato con il quale l’uomo-cacciatore richiamava l’attenzione dei suoi simili, dava espressione ai suoi timori o ai suoi ordini, segnalava l’accerchiamento di una preda). Questa (altro…)

Fenomenologia e clinica dell’ordinario

di Mauro La Forgia
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 177-196

La ricerca dell’ordinario

 

Afferrare, nell’esperienza e nei comportamenti, la qualità dell’ordinario è tema, insieme, di vaghezza e di complessità rilevanti. Appare ovvio, a prima vista, che ogni definizione di ordinarietà sia da riferirsi a una particolare appartenenza culturale, peraltro còlta in una sua specifica determinazione storica. E che ci si debba, allo stesso tempo, porre più di una domanda sul valore epistemologico di una operazione che eleva a oggetto d’indagine una nozione che coniuga indiscutibilità con ineffabilità, presunta immediatezza con dichiarata evanescenza. (altro…)

L’impronta. Trattenere i corpi, toccare l’immagine

di Attilio Scarpellini
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 113-126

In una foto scattata da Richard Drew l’11 settembre del 2001 si vede un uomo che cade seguendo una linea perpendicolare da una delle Torri Gemelle: nessuno sa come si chiami – o almeno non ri sulta che delle ricerche siano state fatte al proposito, forse perché la sua identità non interessava realmente nessuno: la sua postura, la sua grave traiettoria fisica nel precipitare, l’irrealtà del suo volo a rovescio, l’astrazione dell’immagine hanno fatto correre fiumi di in chiostro, il suo nome, la sua vita, il suo racconto sono rimasti appan naggio di un’intimità che si è guardata bene dal manifestarsi – in pochi conoscono il suo nome e tutti lo hanno definito servendosi del titolo della fotografia: a falling man, un uomo che cade, per qualcun altro, più versato nel simbolico, l’uomo che cade. (altro…)

Stati di sonnolenza. Ovvero quando sonno e veglia non sono fenomeni uniformi ma ampie classi di fenomeni

di Roberto Manciocchi
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 225-242

Il lavoro onirico che conosciamo è soltanto un piccolo aspetto del sognare vero e proprio: quest’ultimo essendo un processo continuo che appartiene alla vita della veglia e che è in azione durante tutte le ore di veglia, ma che di solito non è osservabile in quel periodo se non nel paziente psicotico.

 

 

È stato detto, in ambito psicoanalitico, che la teoria bioniana del sogno segna uno spartiacque epistemologico, rispetto alla teoria di Sigmund Freud, paragonabile alla differenza fra la teoria della gravitazione universale e quella della relatività. (altro…)

Esperable uberty. Gli interventi clinici dell’analista come ipotesi di ricerca

di Giovanni Foresti
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 197-212

 

Io ritengo che non si debbano fabbricare teorie, ma che esse debbano capitare in casa come un ospite inatteso, mentre ci si occupa di ricerche sui particolari, come è accaduto per questa teoria. Ma Lei stesso deve elaborarla quando ne ha l’occasione; io non me ne occuperò, anche se l’accetto. (…)

La saluto cordialmente e Le auguro che la Sua fase produttiva duri a lungo.

Suo Freud (altro…)