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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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Stati di sonnolenza. Ovvero quando sonno e veglia non sono fenomeni uniformi ma ampie classi di fenomeni

di Roberto Manciocchi
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 225-242

Il lavoro onirico che conosciamo è soltanto un piccolo aspetto del sognare vero e proprio: quest’ultimo essendo un processo continuo che appartiene alla vita della veglia e che è in azione durante tutte le ore di veglia, ma che di solito non è osservabile in quel periodo se non nel paziente psicotico.

 

 

È stato detto, in ambito psicoanalitico, che la teoria bioniana del sogno segna uno spartiacque epistemologico, rispetto alla teoria di Sigmund Freud, paragonabile alla differenza fra la teoria della gravitazione universale e quella della relatività. (altro…)

Esperable uberty. Gli interventi clinici dell’analista come ipotesi di ricerca

di Giovanni Foresti
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 197-212

 

Io ritengo che non si debbano fabbricare teorie, ma che esse debbano capitare in casa come un ospite inatteso, mentre ci si occupa di ricerche sui particolari, come è accaduto per questa teoria. Ma Lei stesso deve elaborarla quando ne ha l’occasione; io non me ne occuperò, anche se l’accetto. (…)

La saluto cordialmente e Le auguro che la Sua fase produttiva duri a lungo.

Suo Freud (altro…)

Capovolgimenti e catastrofi. Fra pratiche del contatto e pratiche del contagio

di Roberto Manciocchi
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 127-149

Il reale va bene, l’interessante è meglio.

Stanley Kubrick

 

 

Introduzione

 

Andando a scorrere la storia della realizzazione di 2001: Odissea nello Spazio, si scopre, dal racconto dei collaboratori di Kubrick, che fra le possibilità prese in esame dallo staff della produzione per (altro…)

Prefazione

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 9-10

 

Questo fascicolo di «Atque» ci immette in un dibattito della psicoterapia e insieme della filosofia, dove, confrontandosi vari modi del conoscere, e non solo del conoscere, si riflette sul tema dell’esperienza dello straordinario nella vita quotidiana.

Dichiaro subito che qui mi intratterrò brevemente a evidenziare ciò che accompagna costantemente questo tema, e che, pur stando silenziosamente nello sfondo, permette di abbozzare un insieme di problematiche intorno a quello che è lo specifico umano che emerge nella vita ordinaria, e quindi in torno a qual è il possibil e senso dell’identità umana nell’incontro ordinario (straordinario) (altro…)

Fenomenologia del primo incontro. Vissuti di estraneità e capacità di improvvisare del terapeuta

di Paola Cavalieri
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 213-224

Introduzione

 

Partendo da alcune osservazioni cliniche, tenterò di elaborare delle riflessioni che potrebbero essere utili nel lavoro quotidiano con i nostri pazienti. Mi soffermerò su ciò che accade nel primo incon tro, con uno sguardo rivolto in particolare ad alcuni vissuti indotti dai primissimi scambi intersoggettivi. La mia attenzione si focalizzerà su questo tema nel tentativo di rispondere, sebbene in modo assolutamente parziale, a delle domande banali che spesso mi pongo: cosa contribuisce alla riuscita del primo incontro e, di conseguenza, del rapporto terapeutico? Perché alcuni pazienti restano per (altro…)

The touch beyond the screen

di Roberto Diodato
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 153-174

Lev Manovich nel suo celebre The Language of New Media traccia una suggestiva genealogia dello schermo quale interfaccia che consente un’arte della comunicazione. Manovich collega strettamen- te i concetti di interfaccia e di schermo: «La realtà virtuale, la tele- presenza e l’interattività – scriveva una decina di anni fa – sono con- sentite dalla recente tecnologia del computer digitale. Ma diventano reali grazie a una tecnologia molto più antica: lo schermo». (altro…)

Introduzione

di Paola Cavalieri, Mauro La Forgia e Maria Ilena Marozza
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 11-15

  1. Questo fascicolo di Atque nasce dall’idea di indagare su quelle fasi del lavoro psicoterapeutico nelle quali ci si affida all’esperienza ordinaria, all’immediatezza dei vissuti e dei comportamenti, affran candosi da forme di lettura dell’altro (e di sé) trasmesse da teorie o tradizioni di riferimento. È nostra convinzione che questi luoghi di indagine abbiano da sempre segretamente caratterizzato ogni psicoterapia; che essi siano stati, e siano ancora, travolti da rappresentazioni e resoconti dogmaticamente fantasiosi di ciò che avviene in una seduta; che, viceversa, una maggiore attenzione a essi, e a ciò che in essi si insinua o si produce, possa costituire la via règia del contatto con quanto di sottilmente pervasivo e nascosto ci attraversa, ci lega agli altri e (nel rapporto con gli altri) ci costituisce.
  2. Riteniamo, in breve, che vada ampliata e posta in primo piano la pratica del sensibile, dell’immediato, dell’“afferrabile” all’interno del dialogo: non ci sono plessi più degni e produttivi di questi per giungere all’individuazione di quanto permea la nostra presenza e le nostre relazioni, evitando ricorsi ideologici o semplicistici all’“inconscio”: riteniamo del resto che non ci sia aspetto più nascosto e inatteso di quello che ci coglie nel quotidiano, “nella nostra stessa dimora”, come pure aveva intuito il Freud più sensibile.

(altro…)

Karl Jaspers. Il progetto di chiarificazione dell’esistenza: alle sorgenti della cura di sé

di Giovanni Stanghellini e Alessandra Ambrosini
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 225-237

Introduzione

 

Nell’arco di sei anni, dal 1913 al 1919, Karl Theodor Jaspers pubblica due opere che imprimono una svolta epocale alle Scienze dell’uomo del XX Secolo. La prima tra queste, intitolata Psicopatolo gia generale, a cento anni dalla sua prima edizione, continua a rappresentare la bussola della prassi nella clinica dei disturbi mentali e a segnare l’agenda della ricerca psicopatologica. La seconda opera, la Psicologia delle visioni del mondo, è considerata l’atto di nascita di una delle principali correnti filosofiche del Novecento: l’esistenziali smo. Ci proponiamo di illustrare come queste due opere (altro…)

Contatto vs perdita del contatto. Per una antropologia dell’ambiente fra Eugène Minkowsky a Gilles Deleuze

di Massimo Caci
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 175-200

Introduzione

 

Il libro La Schizophnie di Eugéne Minkowski del 19271 ha rap presentato una svolta importante nel dibattito psichiatrico sul valore da attribuire al tempo negli studi psicopatologici. Come ben sottolineato da Enzo Paci, emergono in quegli anni, grazie alla Dasein analyse, degli studi sull’uomo incentrati non solo sulla psiche ma an che sul suo vissuto. quello che risalta da questi studi è la dimensione del sentire, del vissuto, dove il tempo dell’esperienza acquista un carattere soggettivo. quindi il ruolo della coscienza non è solo quello di un osservatore distaccato ma anche quello dell’entrare pienamen te nel tempo dell’esperienza. (altro…)

Piccole grandi cose: tra ordinario e straordinario

di Enrico Castelli Gattinara
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 19-40

In una delle più famose storie zen tratte da un sutra di Buddha, si parla di un uomo che, rincorso da una tigre, si getta in un precipizio afferrandosi alla radice di una vite per reggersi. La tigre lo fiuta dall’alto, ma non lo può prendere. Nel frattempo giunge una seconda tigre che lo fiuta dal basso, aspettando di divorarlo. In quel momento l’uomo si accorge che due topi stanno rosicchiando la radice che lo regge, ma vede anche vicino a lui una bellissima fragola. Il brevissimo racconto si conclude così: “Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l’altra spiccò la fragola. Com’era dolce!”.

Si possono trovare molte morali in questa breve favola, molti significati stratificati fra loro, ma il messaggio che trasmette è una sorta di ossimoro esistenziale fra la disperazione e la felicità: l’infelice (altro…)