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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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Andirivieni di contatti tra corpo e mente

di Anna Gianni
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 201-214

Tutto quello che possiamo sapere a livello empirico è che i processi del corpo e quelli della mente e dello spirito avvengono parallelamente, in un modo che per noi è misterioso. Purtroppo la nostra mente è così limitata da non poter considerare corpo e mente come un’unica entità; probabilmente sono una cosa sola, ma noi non siamo in grado di pensarlo.

C.G. Jung2

 

 

nella convinzione che ogni ricercatore della psicologia del pro fondo debba proporsi egli stesso come oggetto di ricerca, penso pos sa essere utile a me, come piccolo sforzo di scrittura, e a chi legge, come possibilità di trovare nuove analogie e nuove metafore, riflette re insieme sulla esigenza di comprendere l’enigma dei contatti che intercorrono tra corpo e mente.

Tenterò, in questa prospettiva, nelle riflessioni che seguono, una descrizione in prima persona3 del mio vissuto corporeo legato alla pratica del Tai Ji quan, una delle discipline psicofisiche più complete dell’antica Cina. Sintesi tra arte marziale, metodo terapeutico e via della trascendenza, la pratica del Tai Ji quan è stata mantenuta segreta per molti secoli. Poiché è considerata una meditazione in movimento, prenderò come oggetto di attenzione e consapevolezza solo una parte del mio corpo, la mano, che, in analogia con il respiro, è l’oggetto di consapevolezza più comune nelle pratiche meditative

Quanto fa 25×20? Per una logica del cambiamento psichico

di Felice Cimatti
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 41-62

È molto difficile descrivere sentieri concettuali là dove sono già stati tracciati molti solchi – tuoi o di un’altra persona – e non imbattersi in una delle carreggiate già tracciate. È difficile deviare anche soltanto di poco da un vecchio corso di idee.

L. Wittgenstein

 

 

Talking cure

 

La psicoanalisi è una cura, prima che una particolare teoria della mente o una specie di filosofia. E una cura è efficace se cambia, in meglio, lo stato del paziente, altrimenti non è una cura. Siccome la (altro…)

Introduzione

di Anna Gianni, Roberto Manciocchi e Amedeo Ruberto
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 11- 16

Come in ogni altro numero di «Atque», anche qui proviamo a esplorare territori non consueti, aperti, in questo caso, dalla proble maticità dell’esserein-contatto.

 

L’ESPERIENZA DEL CONTATTO COME RELAZIONE. – una qualsiasi definizione di “contatto” lo riduce all’avvicinamento di corpi (anima ti o non, reale o immaginaria) o lo astrae nel termine di “relazione”.

Ma se, in effetti, la relazione è figurativamente e concettualmente la migliore rappresentazione con cui possiamo avvicinare il “contatto”, balza subito in evidenza come il curioso e paradossale (altro…)

La cura della singolarità

di Graziella Berto
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 63-72

La consumazione dell’inconscio

 

C’è un messaggio, o un allarme, che ci giunge da alcune voci del la psicoanalisi contemporanea: l’“inconscio”, quella dimensione eccentrica al controllo della coscienza e densa di desideri che ci siamo abituati a chiamare in questo modo, si sta inaridendo, rischia di scomparire. L’effetto di tale “prosciugamento” non è però un benes sere diffuso, una guarigione e quindi una salute generalizzata ma, al contrario, un nuovo e accresciuto «disagio della civiltà». (altro…)

Le relazioni naturali. Il relazionismo di Whitehead e il problema dell’intenzionalità

di Luca Vanzago
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 19-34

Intenzionali

 

La filosofia di Alfred N. Whitehead è probabilmente la versione novecentesca più nota e importante di concezione relazionistica della realtà. Il suo pensiero si è venuto evolvendo, a partire dagli iniziali studi matematici e fisici, in direzione di una cosmologia processuale fondata sull’idea di natura come creatività, in cui un ruolo strategico giocano la critica del sostanzialismo di ascendenza aristotelica e la proposta di una concezione logica e ontologica della realtà in cui la nozione di relazione si svincola dal suo statuto di categoria secondaria per assurgere a chiave di comprensione (altro…)

L’inatteso e il sottrarsi dell’evento. Vie d’accesso filosofiche tra domandare e rispondere

di Ferdinando G. Menga
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 73-100

Per Oriana, davvero un inatteso

a cui rispondere tutti i giorni.

 

Voglio tenere tutto stretto, fin dal principio, i dettagli, il caso, il fluire degli eventi. Prima che la distanza offuschi lo sguardo che si volge indietro, attutendo il frastuono delle voci, delle armi, degli eserciti, il riso, le grida. Eppure solo la distanza consente di risalire a un probabile inizio.

Luther Blissett, Q (altro…)

L’analizzabilità del candidato-analista nel terzo millennio. Una professione in via di estinzione?

di Gianfranco D’Ingegno
«atque», 6-7 n.s., 2009, pp. 235-248

Negli anni del pluralismo in psicologia clinica, della libera com mercializzazione, il prodotto “psicoterapia” è divenuto a tutti gli effetti un prodotto di mercato regolato da meccanismi pubblicitari. Il paziente sta divenendo sempre più un cliente, non nel senso indicato dalla psicologia umanistica rogersiana, ma nel senso di essere divenuto terreno di conquista per l’esercito degli psicoterapeuti. Non so lo, ma negli ultimi anni si è addirittura assistito ad un aumento vertiginoso di pratiche d’ascolto che, pur non definendosi terapeutiche, difficilmente possono evitare sconfinamenti in altri territori, come nel caso del cosiddetto counseling filosofico, che nel sito web della Società italiana di counseling filosofico così si definisce: (altro…)

Gradi del disegno. Per una poetica del sogno in Paul Valéry

di Masanori Tsukamoto
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 161-182

 

Valéry rifiuta categoricamente di assimilare il sogno alla poesia. Basta dare uno sguardo alle note che, a proposito del sogno, ha scritto nei Cahiers e l’evidenza di questo rifiuto balza subito agli oc chi. Per esempio: «La confusion Rêve-Poésie est chose récente — Origine romantique —». E tuttavia, soprattutto a partire dagli anni Dieci, Valéry prende a sfumare questo punto di vista e a mescolare al suo generale disprezzo per la confusione fra sogno e poesia un’affermazione che a esso si oppone: «Rêve encore —/ Il y a positive ment une fonction formative — une fonction dont le résultat est scènes, choses, images, drames…»; «J’admettrai — qu’il existe une Vis formativa — une attitude formative d’images — d’ailleurs le rêve y contraint».  È certo che quando riapre il (altro…)

Naturalità e innaturalità delle psicoterapie

di Giovanni Jervis
«atque», 6-7 n.s., 2009, pp. 11-20

 

«L’analisi – dice Freud – con la propria pretesa di curare le nevrosi assicurando il controllo delle pulsioni, ha sempre ragione in teoria, ma non sempre in pratica». Fra i fattori che intervengono a complicare le cose, egli cita, come è noto, in primo luogo la personalità dell’analista. Qui si inserisce la frase famosa: «è incontestabile che gli analisti non sempre hanno raggiunto nella loro stessa personalità quel tanto di normalità psichica alla quale intendono educare i loro pazienti». Nelle stesse pagine Freud non trascura di fare riferimento, sia pure in modo sommario, a un problema parallelo e però diverso da quello dell’equilibrio di personalità, che è il problema delle motivazioni dell’analista stesso. (Naturalmente il termi ne “motivazione” è moderno, e fa parte della (altro…)

La personalità dell’analista come principale strumento del lavoro analitico. Ma quale formazione?

di Margherita Vannoni
«atque», 6-7 n.s., 2009, pp. 249-258

Il tema della formazione in psicologia analitica è molto ampio e la letteratura sull’argomento è comprensiva di posizioni che arrivano ad essere diametralmente opposte; le considerazioni che seguono su tale complesso, difficile e inesauribile tema riguardano solo alcuni aspetti vissuti come significativi durante la mia formazione analitica, ad oggi in corso. Quanto segue si limita quindi ad avere il valore del l’esperienza e della riflessione personale.  (altro…)