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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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Fascicolo

Dalla magia naturale del sogno all’ars dell’esitazione in Paul Valéry

di Felice Ciro Papparo
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 145-160

 

a Bianca Maria,

al suo inesausto desiderio di sognare

 

Perché vede più certa la cosa l’occhio nei so

gni, che colla immaginazione stando desto.

Leonardo (altro…)

Il linguaggio dell’apparenza. Note a partire dalla lettura junghiana di Joyce

di Giovanni Matteucci
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 213-221

 

Nel suo celebre saggio del 1932 dedicato all’Ulisse di James Joyce, Carl Gustav Jung solleva alcune questioni che possono essere utilizzate per impostare il problema del rapporto difficile tra ap parenza sensibile e linguaggio. A interessare qui non è il giudizio che Jung esprime sul capolavoro di Joyce, ma solo quei passaggi nei quali egli esamina l’Ulisse fornendo spunti che contribuiscono a mettere a fuoco in quale senso l’apparenza metta in scacco almeno parziale la funzione proposizionale e predicativa del linguaggio.

Jung attribuisce all’Ulisse un’uniformità monocorde di registro, essendo un’opera che a suo parere è volta a ribadire esclusivamente e all’infinito, sottraendosi a ogni partnership dialogica con il (altro…)

L’analizzabilità del candidato-analista nel terzo millennio. Una professione in via di estinzione?

di Gianfranco D’Ingegno
«atque», 6-7 n.s., 2009, pp. 235-248

Negli anni del pluralismo in psicologia clinica, della libera com mercializzazione, il prodotto “psicoterapia” è divenuto a tutti gli effetti un prodotto di mercato regolato da meccanismi pubblicitari. Il paziente sta divenendo sempre più un cliente, non nel senso indicato dalla psicologia umanistica rogersiana, ma nel senso di essere divenuto terreno di conquista per l’esercito degli psicoterapeuti. Non so lo, ma negli ultimi anni si è addirittura assistito ad un aumento vertiginoso di pratiche d’ascolto che, pur non definendosi terapeutiche, difficilmente possono evitare sconfinamenti in altri territori, come nel caso del cosiddetto counseling filosofico, che nel sito web della Società italiana di counseling filosofico così si definisce: (altro…)

Gradi del disegno. Per una poetica del sogno in Paul Valéry

di Masanori Tsukamoto
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 161-182

 

Valéry rifiuta categoricamente di assimilare il sogno alla poesia. Basta dare uno sguardo alle note che, a proposito del sogno, ha scritto nei Cahiers e l’evidenza di questo rifiuto balza subito agli oc chi. Per esempio: «La confusion Rêve-Poésie est chose récente — Origine romantique —». E tuttavia, soprattutto a partire dagli anni Dieci, Valéry prende a sfumare questo punto di vista e a mescolare al suo generale disprezzo per la confusione fra sogno e poesia un’affermazione che a esso si oppone: «Rêve encore —/ Il y a positive ment une fonction formative — une fonction dont le résultat est scènes, choses, images, drames…»; «J’admettrai — qu’il existe une Vis formativa — une attitude formative d’images — d’ailleurs le rêve y contraint».  È certo che quando riapre il (altro…)

Naturalità e innaturalità delle psicoterapie

di Giovanni Jervis
«atque», 6-7 n.s., 2009, pp. 11-20

 

«L’analisi – dice Freud – con la propria pretesa di curare le nevrosi assicurando il controllo delle pulsioni, ha sempre ragione in teoria, ma non sempre in pratica». Fra i fattori che intervengono a complicare le cose, egli cita, come è noto, in primo luogo la personalità dell’analista. Qui si inserisce la frase famosa: «è incontestabile che gli analisti non sempre hanno raggiunto nella loro stessa personalità quel tanto di normalità psichica alla quale intendono educare i loro pazienti». Nelle stesse pagine Freud non trascura di fare riferimento, sia pure in modo sommario, a un problema parallelo e però diverso da quello dell’equilibrio di personalità, che è il problema delle motivazioni dell’analista stesso. (Naturalmente il termi ne “motivazione” è moderno, e fa parte della (altro…)

La personalità dell’analista come principale strumento del lavoro analitico. Ma quale formazione?

di Margherita Vannoni
«atque», 6-7 n.s., 2009, pp. 249-258

Il tema della formazione in psicologia analitica è molto ampio e la letteratura sull’argomento è comprensiva di posizioni che arrivano ad essere diametralmente opposte; le considerazioni che seguono su tale complesso, difficile e inesauribile tema riguardano solo alcuni aspetti vissuti come significativi durante la mia formazione analitica, ad oggi in corso. Quanto segue si limita quindi ad avere il valore del l’esperienza e della riflessione personale.  (altro…)

Il sogno e la po(i)etica in Paul Valéry

di Atsuo Morimoto
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 183-197

Introduzione

 

Il sogno è una delle nozioni chiave della po(i)etica di Valéry. Per comprendere ciò, è necessario in primo luogo precisare che l’i dea valeriana di poïétique fu concepita per rinnovare radicalmente quella che era la nozione per così dire tradizionale di poetica, mettendo piuttosto in rilievo il momento della composizione o, in un senso ancora più generale, quello dell’atto che risiederebbe nella creazione della poesia. (altro…)

La terapia attraverso il linguaggio: dall’approccio analitico a quello simbolico

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 6-7 n.s., 2009, pp. 21-58

  1. Lo psicoterapeuta che intenda definire la propria pratica con l’espressione “psicologia analitica” sta adottando la denominazione che Carl Gustav Jung assegnò nel 1911 parlando di una psicologia delle relazioni tra la coscienza e l’inconscio, e di una psicologia che nel suo darsi è capace di riflettere su se stessa e quindi di ripensare i metodi e le verità che in quella stessa pratica vanno emergendo.

Nell’esercizio della sua pratica egli ha certamente acquisito una serie di sensibilità: egli considera che ogni suo processo conoscitivo dell’altro mostra il legame circolare con la conoscenza di se stesso, (altro…)

Introduzione

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 9-17

 

Dentro il solco di un dialogo ormai ultraventennale tra esponenti della pratica filosofica e di quella psicoterapeutica, questo libro raccoglie differenti saggi che ruotano intorno al sogno, che la psicologia moderna – come già Platone e Aristotele – assume come l’azione dell’immaginazione nel sonno. Rispetto a questo, i saggi di cui il libro si compone, si soffermeranno sul fatto che ciò che nel pensiero fa problema è la discriminazione tra il sogno e la veglia, e sul fatto che la coscienza onirica vada colta nella sua relazione biunivoca con la coscienza desta, e ciò sia, in generale, nelle nostre pratiche quotidiane sia, nello specifico, nelle pratiche psicoterapeutiche. (altro…)

Coscienza e sogno in psicoterapia

di Amedeo Ruberto
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 201-210

 

Mi è stato chiesto di esporre qualche considerazione sul tema della relazione tra coscienza e inconscio ma ho dovuto aggiungere nel titolo la specificazione di un contesto sperimentale e finalizzato a un qualche tipo di cambiamento positivo come quello della psicoterapia (avrei dovuto aggiungere junghiana e poi forse: per quanto attiene alla mia esperienza personale). Ho infatti l’impressione che al di fuori di quel contesto, non si sappia bene cosa farsene dei sogni e, francamente, interpellati alcuni validi colleghi, appare forte e consistente l’affermarsi di un atteggiamento per lo meno insofferente, perplesso e un po’ stanco a fronte del sognare come se si resuscitasse un vetusto e inconsistente problema cui bisogna pur dare una risposta, da un lato per una sorta di devozione di (altro…)