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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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Psicopatologia e figure del presente

di Mario Rossi-Monti
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 295-324

Verso il bordo della cascata?

 

A metà degli anni Ottanta uno dei pochi grandi psicoanalisti italiani scriveva alcune pagine fondamentali intorno al cambiamento al quale sembravano andati incontro i pazienti che chiedevano di sdraiarsi sul lettino di uno psicoanalista. I nostri pazienti, si chiedeva Eugenio Gaddini, sono cambiati? e se sì, come sono cambiati? Ma gli psicoanalisti, proseguiva Gaddini, sanno che questa domanda è strettamente legata a un’altra: gli psicoanalisti sono cambiati? e se sì, come sono cambiati? Il problema riguarda quindi la coppia analitica, l’accoppiamento tra paziente e analista al (altro…)

Asserzione ed espressione

di Marianna Bernamaschi Ganapini
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 67-74

 

L’asserzione

 

Non tutte le asserzioni hanno lo scopo di informare (si conside ri, per esempio, le risposte alle domande di esame), ma informare è una delle funzioni principali dell’asserzione. Per capire cosa sia un’asserzione e come possa trasmettere informazioni dobbiamo individuare le condizioni necessarie del compiere un atto assertivo. Così, dal momento che asserire è un modo di comunicare, intendo qui concentrarmi su come i parlanti comunicano nella pratica assertiva. Per affrontare questa problematica interessa capire se la nozione di “attitude expression” possa essere usata per analizzare il (altro…)

Il tempo del puer

di Luciano Perez
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 325-340

A Mario Moreno

in memoriam

 

 

L’immagine di un bambino nudo che sorride radioso, un po’ scioccamente, mentre dall’altra parte un vecchio triste, rabbioso, malato e agghindato di uno sconcio perizoma se ne va, la lunga falce sulle spalle, a portare la sua vita malvissuta in un altrove sconosciuto e misterioso mi è suscitata da antiche sensazioni infantili, forse provocate da vecchie cartoline augurali o da ancora più antiche oleografie unte e bisunte sulle “dodici età dell’uomo” (evidentemente in rapporto con i dodici mesi dell’anno) poste sulla mensola dell’ampio camino di qualche secolare cascina o, soprattutto, dai (altro…)

Il pensabile e l’impensabile tra Wittgenstein e Bion

di Roberto Manciocchi
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 75-99

Uditore: «Potrebbe aggiungere qualcosa sulla differenza tra

ciò che lei chiama esperienza mentale ed esperienza sensibile»?

Bion: «In un certo senso questa è una domanda semplice e co

me tutte le domande semplici diventa impossibile rispondere. (altro…)

Il presente in analisi

di Elena Cristiani
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 341-354

 

 

In Riflessioni teoriche sull’essenza della psiche Jung dice: «La coscienza dell’Io sembra dipendere da due fattori: anzitutto dalle condizioni della coscienza collettiva o sociale e poi dalle dominanti col lettive inconsce».

Questa affermazione richiede indubbiamente un ampliamento, sia tenendo conto d’altri aspetti della meta-psicologia junghiana, sia alla luce dei moderni sviluppi scientifici nell’ambito delle neuro scienze. Pur tenendo conto di quanto sopra, qui mi sembra importante riprenderla perché evidenzia una specificità dell’approccio junghiano nel considerare il ruolo della coscienza “collettiva o socia (altro…)

Varietà di esperienza percettiva: ‘vedere-in’ vs. scambiare qualcosa per un’altra

di Alberto Voltolini
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 103-116

Come, a partire da Wollheim, molti hanno rilevato, l’esperienza rilevante per la comprensione pittorica – l’esperienza di “vedere-in”– ha una sua fenomenologia distinta, che consiste nell’esperienza cosciente duplice della tela e del soggetto in essa raffigurato. Ora, questa fenomenologia non è solo, e ovviamente, distinta dalla fenomenologia che spetta alla percezione della tela per sé come oggetto materiale qualsiasi, preso del tutto indipendentemente dal suo valore figurativo, ma è anche distinta dalla fenomenologia che spetta a un’e sperienza molto affine, ossia all’esperienza che consiste nello scambiare qualcosa per qualcos’altro. Se così stanno le cose, seguono varie conseguenze rilevanti; per esempio, quella per cui l’esperienza del trompe l’oeil, riconosciuto come tale, è (altro…)

Uno sguardo sul presente: relativismo, pluralismo e identità umana

di Fabrizio Desideri
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 69-98

  

Il presente anteriore del mondo

 

Obiettivo delle nostre riflessioni non sarà il presente psicologico: il presente della coscienza che definisce l’attualità di ogni esperienza, l’essere in atto di un qualsiasi commercio tra sé e il mondo. Un tale senso del presente è certamente primario per la costituzione di ogni soggettività, se non altro per il fatto che l’esser coscienti implica necessariamente essere, in qualche modo e misura, presenti a se stessi. La sua primarietà, però, non può dirsi ‘assoluta’ ossia puramente originaria. Può dirsi tale dal punto di vista fenomenologico, a patto di intenderla nello stesso tempo come derivata o, (altro…)

Al punto fermo del mondo che ruota

di Vittorio Lingiardi e Francesco De Bei
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 355-390

Qualunque sia il tempo che si usa, tutto ciò che si dice

è un atto presente. Il ricordo è sempre ora.

George Steiner, Dopo Babele

 

Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: (altro…)

Alla scoperta dell’America: cecità, sinestesia e plasticità percettiva

di Marco Mazzeo
«atque», 5 n.s., 2008, pp. 117-130

In che senso è corretto affermare che l’Homo sapiens è un anima le plastico? Quale aspetto della sua corporeità garantisce agli umani un grado di variabilità di comportamento così elevato che anche il naturalista più riduzionista non può evitare di notare?

Nella letteratura di taglio neuroscientifico e cognitivo circolano nozioni di plasticità sensoriale, molto diverse tra loro. La mia impressione è che, intorno alla nozione di plasticità, sia necessario fare un lavoro di chiarificazione filosofica, per evitare che il vaticinio di Wittgenstein a proposito della ricerca psicologica contemporanea (“metodi sperimentali e confusione concettuale”) continui a (altro…)

Il presente come soap-opera

di Roberto Finelli
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 99-112

 

La cattiva infini

 

Le società che hanno la sventura di esercitare uno scarso o stentato senso della storia compensano in genere tale mancanza di senso con la moltiplicazione e l’ipertrofia di narrazioni, in cui alla serie causale degli eventi, secondo la scansione del tempo, si sostituisce la giustapposizione del fantasticare e dell’associare soggettivo. All’autorevolezza della storia come magistra vitae, all’oggettività del passato, subentra l’attitudine antioggettivistica del revisionismo storico, secondo la quale il passato è un deposito caotico di eventi che possono essere ordinati e ricostruiti a piacimento dal visitatore- (altro…)