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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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La solitudine del curante, la scissione mente-corpo e il deficit della simbolizzazione

di Vincenzo Caretti
«atque», 1 n.s., 2006, pp. 323-332

 

 

La solitudine è quello spazio mentale dove si confrontano, si rielaborano e si trasformano, nell’immaginazione, i significati della nostra esistenza e della nostra esperienza del mondo. È nella nostra più segreta intimità che avvengono i processi più importanti relativi al Sé, quelli che orientano ilnostro modo di percepirci, di essere e di agire. Saper stare da soli rappresenta una preziosa risorsa quando è necessario modificare l’atteggiamento mentale o il nostro rapporto con gli altri, oppure quando dobbiamo risolvere un conflitto o una preoccupazione. Saper stare da soli significa saper stare, anche, con il proprio corpo: ascoltare le sensazioni degli stati fisici e come queste si correlano alle emozioni psichiche, ai vissuti e agli stati della coscienza. (altro…)

Ironia e romanzo

di Giuseppe Di Giacomo
«atque», 2 n.s., 2007, pp. 133-152

 

A partire dalle considerazioni di Friedrich Schlegel prima e di György Lukács poi si è venuta rafforzando l’idea che l’ironia sia un elemento necessario nella produzione dell’arte moderna, identifican dosi con quella riflessione (filosofia) che nella modernità, come ha messo in evidenza hegel nelle sue Lezioni di estetica, è strettamente connessa all’arte. Secondo hegel, infatti «l’arte è per noi qualcosa di passato […]. Noi abbiamo bisogno del pensiero»: se l’arte è qualco sa di passato lo è perché è superata dalla filosofia. Questo supera mento non significa però che l’arte è finita, ma che ha perduto il suo primato in quanto esperienza di verità: vale a dire ha perduto la prerogativa di presentare sensibilmente il contenuto spirituale. Ora, do po l’avvento della filosofia, non solo il nostro (altro…)

Dialogo con Mario Trevi

di Luigi Aversa
«atque», 1 n.s., 2006, pp. 333-340

Per quel che riguarda la psicologia,

tra i vari concetti di verità enumerati

dai filosofi e dagli storici della filosofia,

quello che sembra più convenire (altro…)

Tea for two. L’ironia nel jazz di Thelonious Monk

di Davide Sparti
«atque», 2 n.s., 2007, pp. 153- 174

 

Ironia e jazz

 

‘Ironia’ è un termine difficile da applicare alla musica strumentale. Vi sono tuttavia almeno due modi di collegare il tema dell’ironia alla musica jazz. Il primo è quello dell’ironia visibile o meglio esibita, praticata a fini di intrattenimento, ben esemplificata da alcuni comportamenti da show o stage men più o meno eccentrici di Fats Wal ler, Louis Armstrong o Dizzy Gillespie. Ma come ha notato a suo tempo Adorno, dando prova delle loro doti clownesche, i musicisti (neri) rischiano di confermare il loro assoggettamento e la propria dipendenza dal pubblico bianco (Adorno ne (altro…)

Il tempo affettivo del simbolo

di Angiola Iapoce
«atque», 1 n.s., 2006, pp. 115-135

Ecco, ora svaniscono i volti e i luoghi

con quella parte di noi che come poteva li amava.

Per rinnovarsi trasfigurati in un’altra trama.

T.S. Eliot

 

 

 

Non si può rendere conto della conoscenza psicologica di un soggetto se non partendo da alcuni punti, fondamentali, che non rappre­sentano i presupposti logici di qualsiasi discorso ma la condizione (altro…)

Umorismo e innovazione della conoscenza. La transizione dei codici simbolici e lo sconquasso nel corpo dei saperi

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 2 n.s., 2007, pp. 11-38

 

Lo psichico è da intendere come la quota dell’immaginazione umana dove si muovono ed emergono i codici simbolici dei processi cognitivi e affettivi. In questo senso, è l’insieme del continuo trans ito di codici simbolici differenti, e di contro, i suoi organi funzionali sono le immagini di noi e del mondo che in vario modo si formano.

La libido è un’energia psichica capace di assumere forme istintintuali e culturali un movimento gnoseologico oltre che affettivo. La libido, da cui il nostro “desiderio” è, infatti, la tensione che si attiva tra i differenti “valori” delle immagini della mente, o, in altre parole, la contrazione profonda che investendo il sistema conscio, manifesta l’esistenza di un qualcosa che l’oltrepassa, sotto la forma di (altro…)

L’impalpabile, Incontro con Eric Binet

di Vladimir Jankélélitch
«atque», 2 n.s., 2007, pp. 175-181

 

Eric Binet La leggerezza dell’umorismo e il suo esser sparso nel la vita probabilmente fanno sì che sia difficile parlarne. Volendo concentrarsi su di esso, si rischia di sprofondare nel serio, sicché il progetto di fare un numero di rivista sull’umorismo può sembrare pretenzioso…

 

Vladimir Jankélévitch Tuttavia si può provare a pensare le cose che un po’ sfuggono al pensiero. Perciò l’umorismo è indispensabile ai filosofi. La sua complicità con la coscienza, il fatto che sia una funzione essenziale della coscienza, che sia la coscienza stessa nella sua funzione critica: tutto questo è eminentemente filosofico. (altro…)

La clinica tra modello e metafora

di Maria Ilena Marozza
«atque», 1 n.s., 2006, pp. 139-164

 

  1. In questo contributo vorrei sintetizzare alcune linee di ricerca scaturite dal confronto con il pensiero e la personalità di Mario Trevi. Queste linee convergono, nella mia esperienza, su un vertice, costituito da una riflessione sulla necessità di formulare una teoria della clinica difrontiera, nella zona di confine tra pensiero psicoana litico e pensiero fenomenòlogico. Per me, di formazione medica, l’incontro con Trevi ha rappresentato un continuo stimolo a mettere alla prova e a rielaborare il principio stesso a fondamento dell’analisi junghiana, continuamente modulata dalla consapevolezza del ricercatore di essere contemporaneamente soggetto e oggetto della propria ricerca conoscitiva. In Trevi questa consapevolezza ha preso forma nelle due grandi immagini del discorso della e sulla psiche. Il suo stimolo è sempre stato volto a riflettere sull’inevitabilità del mettere in gioco la soggettività come strumento di conoscenza, ma nello stesso tempo a riconoscere, rispettare e ascoltare con la massima cura l’alterità che fonda la relazione analitica. Trevi è sempre stato lontanissimo da tentazioni soggettivistiche: la sua profonda formazione fenomenologica gli ha consentito di affrontare la crisi dei fondamenti naturalistici del pensiero psicoanalitico, freudiano e junghiano, in modo del tutto diverso dalle attuali tendenze che riscoprono il concetto di soggettività e l’esigenza di lavorare con e su di essa appiattendola e banalizzandola in una sorta di soggettivismo eclettico. Davvero potrei dire che l’invito di Trevi al rigore rispettoso dei modi della conoscenza soggettiva dell’altro poteva essere espresso dalla massima gadameriana: «non ode, o ode in modo sbagliato, solo colui che ascolta costantemente se stesso».

(altro…)

L’umorismo e la rivincita dell’uomo debole

di Vladimir Jankélévitch
«atque», 2 n.s., 2007, pp. 39-40

 

 

L’umorismo è come Dio: se ne può dire solo quello che non è. È sempre qualcos’altro. Lo si definisce negativamente, dall’esterno oppure con sentimenti affini, in riferimento a ciò che gli assomiglia, pur differendone.

Nell’umorismo non c’è un segreto da comprendere o da indovinare, come nella battuta o nel gioco di parole. È l’intero pensiero a esser rivestito di umorismo. Per esempio, in un umorista che fa il fal so ingenuo o dice amenità in tono tranquillo, non ci sono giochi di parole da cogliere, così come non c’è niente di determinabile, di pal pabile o di localizzabile. Il gioco di parole lo si può (altro…)

Il presente rappresentato

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 3-4 n.s., 2008, pp. 9-13

È assolutamente nel falso chi prende coscienza

del presente soltanto col negare il passato.

L’oggi non ha senso se non è posto tra l’ieri e il domani.

L’oggi è un processo di transizione, (altro…)