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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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Empatia e introiezione

di Antonino Trizzino
«atque», 25-26, 2002, pp. 153- 170

semi di tutto ciò che ho inmente,

li trovo ovunque.

J. G. Hamann

 1. Delirio e dialogo 

Ricomporre attraverso il contagio affettivo la linea spezzata tra io e mondo e quindi donare senso all’esperienza psicotica è insieme il metro e il fine dell’empatia. È questo lo spazio in cui isolamento (altro…)

Il silenzio del corpo e l’autismo. Dopo oltre cent’anni dalla Psicopatologia della vita quotidiana

di Maria Fiorina Meligrana e Roberto Manciocchi
«atque», 27-28, 2003, pp. 159-172

 

Introduzione

Sono passati oltre cent’anni da quando Freud ha pubblicato “Psicopatologia della vita quotidiana”. Indubbiamente uno dei principali meriti che ancora oggi è possibile riconoscergli come pensatore è quello di aver modificato i confini del “patologico” e del “normale”, mettendo così in discussione l’idealistica immagine unitaria del soggetto autocosciente.

Certo, a partire dall’isteria molta strada è stata fatta passando per il conflitto, per il deficit, per le relazioni oggettuali, per le proposte accomodanti. Oggi appaiono ribaltati diversi problemi. Non si (altro…)

I territori selvaggi e proibiti della soggettività dell’analista

di Stefano Fissi
«atque», 25-26, 2002, pp. 171-198

La via è come la si percorre.

Il Talmud

Il paradosso dello schermo opaco e della soggettività dell’analista

Nello stesso scritto in cui paga apertamente un debito a Jung, riconoscendogli il merito di aver posto l’accento sulla necessità dell’analisi didattica per emendare i residui nevrotici che come una “macchia cieca” affievolirebbero la percezione dell’analista, Freud conia a proposito di quest’ultimo un’altra celebre metafora, quella dell’essere opaco come una lastra di specchio, che rimanda al paziente soltanto ciò che gli viene mostrato . L’idea di Freud è che il processo analitico è localizzato primariamente nel paziente ed è soltanto facilitato dall’analista: perciò, il più importante (altro…)

Antipsicologismo husserliano e anticoscienzialismo freudiano. Spunti comparativi

di Yamina Oudaï Celso
«atque», 27-28, 2003, pp. 173-202

Yamina Oudai’ Celso

 

 

  1. Alle origini di un conflitto metodologico: due modelli teoretici al­ ternativi

Chiunque si avventuri nella frequentazione dei testi husserliani con qualche background di letture freudiane, o viceversa, non può non ravvisare un’evidente affinità di problematiche, di interrogativi, di questioni teoretiche di fondo che, pur nella divergenza delle soluzioni indicate dai due autori, si avviluppano comunque intorno al cruciale dilemma filosofico della soggettività. (altro…)

Il sé vulnerabile

di Giovanni Stanghellini
«atque», 25-26, 2002, pp. 199-218

 

La crisi della psicopatologia e il coraggio della filosofia

 

La psicopatologia ha perso la sua anima filosofica e il coraggio delle grandi sintesi concettuali? Per buona parte degli psichiatri, la parola ‘filosofico’ è sinonimo di ‘speculativo’ e ‘non empirico’, dunque è impiegata per stigmatizzare affermazioni o teorie astratte, non basate sui fatti, non verificabili e co munque lontane dalla pratica medica. Tutt’al più, la filosofia è tollerata dai più indulgenti in quanto cornice storica o antefatto della psichiatria moderna, così come l’alchimia nei confronti della chimica. In nome dell’empirismo e della facile e rapida com prensibilità dei concetti, la (altro…)

Terapia e fenomenologia. Hegel e la psicoanalisi

di Adriano Bugliani
«atque», 27-28, 2003, pp. 203-218

Adriano Bugliani

  1. L’incontro tra Hegel e la psicoanalisi avviene dal punto di vista analogico, attenuando le barriere disciplinarle della definizione, termini e concetti, che lo hanno reso e renderebbero altrimenti raro e difficile. Del resto l’analogia che accosta fluttuando nello spazio eslege e intemporale, sommuovendo somiglianze e differenze, anima l’idealismo da Fichte a Hegel e la psicoanalisi da Freud a oggi. L’incontro che propongo è dunque sotto il segno della libera associazione e della libertà che la pura attività dello spirito, nel pensiero idealistico, ha sempre goduto nei confronti delle proprie concrezioni e transitorio solidificarsi, in quanto essa è “l’inversione di tutti i concetti e di tutte le realtà”, “frenesia”, “disgregantesi natura di tutte le relazioni” e “fiamma divampante che le consuma”, “vortice che si dissolve in se stesso e in se stesso si riproduce”.

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Paura dell’al-di-là o angoscia del quasi niente?

di Enrica Lisciani-Petrini
«atque», 23-24, 2001, pp. 13-16

Se c’è un autore che si è occupato con una meditazione inesausta e martellante del problema della morte, questo è senz’altro Jankélévitch. Ma – significativamente -in un libro di oltre cinquecento pa gine dedicato a La mort, riserva uno smilzo paragrafo, quello qui tradotto, e giusto sul finire del libro stesso al tema della paura di fronte a tale evento. Significativamente, dicevamo. Perché a quello che da sempre viene considerato l’atteggiamento normale e persino “morale” dell’uomo di fronte alla morte – la paura appunto -Jankélévitch non solo non ascrive nessuna o comunque un’importanza del tutto irrilevante, ma soprattutto attribuisce un significato di pura copertura di ben altro. Ed è intorno a questo ‘altro’, invece, che egli fa insi stentemente ruotare la propria (altro…)

Il valore cognitivo delle emozioni

di Aldo G. Gargani
«atque», 25-26, 2002, pp. 25-34

1. Nella tradizione filosofica occidentale le emozioni e gli affetti sono stati trattati in maniera subordinata. Il secondo libro della Retorica di Aristotele è un’analisi del flusso delle emozioni e delle passioni ma in posizione marginale, come entità di terza classe rispetto alla conoscenza e alla volontà. Non veniva riconosciuta una diffusività delle emozioni nell’àmbito del pensiero come invece veniva attribuita alla volontà. Ad esempio S. Agostino nel De civitate Dei dichiara che «la volontà è in tutti i moti dell’animo, anzi tutti i moti dell’animo non so no altro che volontà». In quella (altro…)

Paura e fame di futuro

di Alfonso Maurizio Iacono
«atque», 23-24, 2001, pp. 17-28

L’uomo famelico di fame futura

Da qualche anno noi tendiamo a concepire il futuro sempre più come una difesa o al massimo come un arricchimento piuttosto che come un’alternativa rispetto a cui commisurare lo stato di cose esistenti. Vi è, nella nostra epoca, una forte tendenza, fondame talmente conservatrice, che sembra attraversare tutte le ideologie e tutte le forze politiche. Il mondo occi­dentale moderno è stato caratterizzato dall’incessante bisogno di rivoluzionare sempre se stesso. Vale la pena di citare ciò che non è bon ton citare: «La borghesia – scrivevano Marx e Engels – non può esiste re se non a patto (altro…)

Empatia e rappresentazione della conoscenza

di Silvano Tagliagambe
«atque», 25-26, 2002, pp. 35-72

1. Lo spostamento dell’empatia dal piano psicologico a quello logico

Quali sono i punti di forza e di debolezza di una teoria, come quella dell’empatia (dal greco empatheia, “passione”), secondo la quale la chiave per la comprensione di un altro soggetto consiste nella capacità di proiettare se stesso nella sua struttura interna e di identificarsi con lui in una sorta di comunione affettiva?

Questa è una delle domande cruciali che Popper si pone quando si interroga sul processo attraverso il quale un soggetto conoscente qualunque può arrivare a comprendere le azioni di un altro essere (altro…)