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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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La paura e il mostro. Linee di una ‘filosofia della simpatia’

di Ubaldo Fadini
«atque», 23-24, 2001, pp. 29-42

Inquietudini

Nel suo informato testo sui mostri, F. Giovannini fornisce una breve storia dell’interesse per il mostruoso – dalla teratologia iniziale, legata al terrore per le mutazioni del corpo e in generale alle alterazioni della natura, fino alla teratologia sociale che si articola a partire dai mostri ottocenteschi – che mi sembra utile riprendere, soprattutto in vista di una identificazione del mostruoso odierno con ciò che è più “comune”, in un senso tutt’altro che negativo. Proprio una “analisi sociale” del mostro può infatti mettere in luce come quest’ultimo e società siano strettamente intrecciati: «( …) il (altro…)

Empatia e comprensione

di Carlo Sini
«atque», 25-26, 2002, pp. 73-80

Il termine empatia è sovente usato per indicare il possesso di personali doti “psicologiche”: ci sono persone che si considerano particolarmente dotate di empatia e non di rado ne danno dimostrazioni empiriche e pratiche di una certa evidenza. Così intesa la nozione si dilata notevolmente: dalle capacità “sensitive” di individui in ogni senso inconsueti, all’uso professionale di tale nozione, per esempio in vari rami ben noti della psicologia o nella teoria estetica (a partire da gli studi di R Vischer, Th. Lipps e H.S. Langfeld).

Non è però mai esaurientemente chiarito a cosa propriamente ci riferiamo quando parliamo di empatia. A mio avviso l’inconveniente nasce dalla presupposta convinzione che l’empatia debba essere (altro…)

Radici antiche della paura

di Nicoletta Salomon
«atque», 23-24, 2001, pp. 43-58

a Giulio Ciampi

per i suoi 80 anni

 

Le parole della paura cercano una classificazione rassicurante. Si vuole distinguere lo spavento come ptoesis, paura che accade, accidentale, momentanea, phobos effimero e fugace, che percuote davanti a un pericolo, prima del combattimento, durante un terremoto o un’eclissi; dalla paura che dura, hyponoia tou kakou, sospetto, congettura del male, deos. (altro…)

Il fumo e il fuoco

di Marino Rosso
«atque», 25-26, 2002, pp. 81-116

AVVERTENZA: In molti sensi e attraverso molte vie il testo di finzione (fiction) si è fatto protagonista della cultura del nostro tempo, tanto che una proposta di filosofia finzionale non richiederebbe attualmente al cuna giustificazione. Si potrebbe anche ricordare il detto di Wittgenstein: «Philosophie kann man ei gentlich nur erdichten (A rigore si può fare filosofia solo fingendola)». Tuttavia non è in osservanza ai modelli oggi prevalenti, o all’idea anticipatrice di Wittgenstein, che un saggio sul solipsismo assume appropriatamente i caratteri della finzione: si tratta, a mio avviso, di una necessità teoretica specifica. Parlando di solipsismo, di solito si trascura la considerazione elementare che, propriamente, non può darsi qualcosa come il solipsismo: oppure sì, ma unicamente come (altro…)

La prospettiva fenomenologica in psicopatologia

di Karl Jaspers
«atque», 22, 2000, pp. 97-124

 

Si è soliti distinguere, nell’esame di un paziente psichiatrico, tra sintomi oggettivi e sintomi soggettivi. Sono sintomi oggettivi tutti gli eventi che si manifestano alla percezione: riflessi, movimenti rilevabili, i tratti di un volto riproducibili fotograficamente, eccitazioni motorie, espressioni verbali, produzioni scritte, azioni, comportamenti, e così di seguito. Sono sintomi oggettivi tutte le prestazioni misurabili, come la capacità di lavoro, l’abilità nell’apprendimento, la memoria, eccetera. Si è soliti, infine, porre tra i sintomi oggettivi anche le idee deliranti, i falsi ricordi e simili: in una parola, tutti i contenuti razionali delle manifestazioni linguistiche del paziente. Contenuti che certo non possono essere percepiti sensibilmente, ma solo compresi intellettualmente, e che (altro…)

Paura della morte e anoressia. Mistica del digiuno tra Caterina Benincasa e Simone Weil

di Ines Testoni
«atque», 23-24, 2001, pp. 59-72

Uno dei destini fondamentali del corpo è la vita, l’altro è la sua morte. Tra le due certezze oscilla la paura, emozione che si radica nel terreno del più abissale sentimento -l’angoscia di morte – su cui si edificano sistemi di conoscenza atti ad affrontare l’antico ed eccellente problema dell’uomo, quello del senso da attribuire all’esistenza e a ciò che la segue. L’angoscia, morsa entro cui il pensiero soffoca e l’azione implode, si rende visibile allo sguardo quando l’esistenza sia considerata in relazione alla morte. La paura è il sentimento da cui trapela la siderea oscurità da cui nasce il bisogno dell’uomo di definire le cause della sofferenza e le strategie per prevenirle o curarle. Qui si indaga il rapporto tra la paura della morte e una delle tecniche atte a ridurre il dolore che essa segnala: il (altro…)

Da Jaspers a Jung. Il ripensamento dell’esperienza come base della teoria clinica

di Maria Ilena Marozza
«atque», 22, 2000, pp. 125-150

 

La storia del pensiero psicologico ci ha consegnato una divaricazione radicale, di metodo e d’oggetto, tra le due più profonde, intense e innovative teorie che hanno dominato la ricerca psicologica del XX secolo. Fenomenologia e psicoanalisi hanno sviluppato autonome visioni del comprendere psicologico appoggiate a prospettive epistemologiche e a concezioni antropologiche senz’altro incompatibili.

Semplificando, forse eccessivamente, potremmo dire che lo scalino che separa il procedimento fenomenologico da quello analitico è l’atteggiamento verso la comprensione dell’esperienza psichica, in (altro…)

Tabù, paure e soggettività. Un percorso antropologico

di Claudia Mattalucci
«atque», 23-24, 2001, pp. 73-94

In uno dei suoi saggi, Michel de Montaigne osservò come la paura, la “strana passione” che alternativamente mette le ali ai piedi o paralizza, non colpisca soltanto il volgo ma anche i guerrieri più valorosi. E se essa è comprensibile presso l’uomo comune, per il quale il mondo è popolato di fantasmi, morti viventi, lupi mannari, folletti e altre chimere, sorprende che anche gli eroi, i soldati e i gentiluomini possano esserne preda. La paura ottunde le loro qualità distintive: la prontezza, il coraggio, l’onestà e la capacità di giudizio. L’addestramento militare e la cultura non sono dunque di per sé sufficienti a mettere al riparo gli uomini da questa passione capace d’avere la meglio sugli altri sentimenti e sulla ragione stessa. Talvolta, afferma l’autore, i privilegi sono fonte di paura e (altro…)

Note su Per la critica della psicoanalisi di Karl Jaspers

di Vania Berlincioni e Enrico Petrella
«atque», 22, 2000, pp. 151-164

 

L’avversione di Karl Jaspers per la psicoanalisi trova espressione in vari luoghi delle sue opere, ma è sinteticamente puntualizzata in modo definitivo in un breve e veemente scritto del 1950. Il saggio si intitola “Per la critica della psicoanalisi”. Jaspers sessantasettenne, celebrato esponente del pensiero filosofico europeo e insieme celebre ideatore della Psicopatologia generale, offre in omaggio questo saggio al neuropsichiatra tedesco Hans W. Gruhle, in occasione del suo set­tantesimo compleanno. Il lavoro fu pubblicato su “Nervenartz”, e può essere letto in italiano nella raccolta jaspersiana Il medico nel!’età della tecnica (1986). In questo succoso volumetto è associato agli scritti sulla psicoterapia, estratti dalla sua Psicopatologia generale, e ad altri tre saggi sulla medicina e (altro…)

Ansia, paura e panico tra psicologia e neurofisiologia

di Amedeo Ruberto e Antonella Leonelli
«atque», 23-24, 2001, pp. 95-108

Come già accade per moltissimi termini di natura specialistica, anche per “ansia”, “paura” e “panico” l’uso popolare sviluppa significati per lo più generici e confusivi, con ampie aree di sovrapposizione e immancabili difficoltà di comprensione. Che il problema ci sia e che si estenda ben oltre il senso comune e il quotidiano colloquiare, si capisce anche dalle difficoltà che s’incontrano nella somministrazione (e, ovviamente, ancor più nell’autosomministrazione) di scale di valutazione in cui si chiede “quanto spesso si è stati ansiosi” supponendo, forse troppo ottimisticamente, che chi risponde sappia con chiarezza di cosa si sta parlando. Poiché, d’altra parte, è pur vero che non si può chiedere ai soggetti intervistati di attenersi nelle risposte ai criteri del (altro…)