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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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Inquadramento antropologico dell’esperienza d’incontro con lo psicotico

di Bruno Callieri
«atque», 13, 1996, pp. 61-86

Un secolo fa lo psichiatra, determinato univocamente nell’ambito positivista e dal modo di pensare naturalistico, finiva per esaurire tutto il suo agire psichiatrico nell’atto dell’obiettivazione, reificando il paziente, spersonalizzandolo e soffocandolo in toto nell’anonimato di categorie etiopatogenetiche e nosologiche, di classi e classificazioni, secondo i canoni di un pensiero puramente nomologico.

Tale atto soddisfaceva appieno il suo operare, che restava essenzialmente adialogico, tutto conchiuso nella “spiegazione” e nell’identificazione causale psiche-cervello. La nota tesi griesingeriana (1863) “le malattie mentali sono malattie del cervello” veniva indebitamente assolutizzata, in un’ottica di medicalizzazione radicale dell’uomo sofferente psichicamente e/o disturbato nel (altro…)

Il colloquio di ricerca tra conversazione e colloquio clinico

di Chiara Nicolini
«atque», 14-15, 1996, pp. 109-130

Il mio interesse al problema se si possa insegnare il colloquio risale ad una decina di anni fa, quando mi accorsi che il colloquio come strumento di indagine era molto usato ma molto poco insegnato agli studenti di Psicologia. Iniziai così a condurre dei seminari di training al colloquio (con una ventina di studenti) all’interno dell’insegnamento di “Psicologia Dinamica”. Inizialmente ogni studente era da me singolarmente intervistato sullo stesso argomento di ricerca che egli avrebbe poi indagato con altri soggetti. I colloqui condotti con gli studenti venivano poi discussi all’interno del gruppo con particolare attenzione alle aspettative e alle reazioni emotive che gli studenti avevano provato durante il colloquio; veniva così messo in luce come un argomento di ricerca anche (altro…)

L’immaginazione all’origine della realtà psichica

di Maria Ilena Marozza
«atque», 12, 1995, pp. 63-78

1 L’immaginazione come fondamento del “liberopensiero “ 

Conflitti dell’anima infantile è un piccolo saggio scritto da Jung nel 1909, con l’intento di supportare il materiale descritto da Freud nel caso clinico del Piccolo Hans. Inesso, Jung parla dello sviluppo della curiosità sessuale di una bambina di quattro anni, Anna, impegnata nella comprensione dell’enigma della nascita di un fratellino. Il tipico procedere della comprensione infantile tra piccole crisi di angoscia fobica, osservazioni pertinenti, elaborazioni fantastiche ed oniriche fu in questo caso intercalato da spiegazioni paterne tendenti a ridurre l’angoscia e il proliferare nella bambina di fantasie distorte, metten dola al corrente della verità scientifica riguardo al concepimento ed alla nascita. (altro…)

Nora: un’immagine letteraria dell’esaltazione

di Giacomo Calvi e Lorenzo Calvi
«atque», 13, 1996, pp. 87-96

È noto che Binswanger ha dedicato molta attenzione al teatro di Ibsen e che ne ha tratto alcuni elementi di riflessione, soprattutto nella preparazione degli studi sulla esistenza mancata e sulla proporzione antropologica. Abbiamo pensato di affrontare anche noi almeno un dramma del medesimo autore per calarci nella stessa atmosfera culturale e partecipare più intensamente allo spirito della Daseinsanalyse. Abbiamo riletto Una casa di bambola, trovando nel personaggio di Nora un’immagine stupenda della esaltazione.

Per riassumere brevemente il dramma di Nora, basterà ricordare che si tratta d’una giovane donna, madre di due bimbi e moglie d’un uomo in carriera. La sua casa è una casa di bambola, perché (altro…)

L’identità come relazione

di Italo Valent
«atque», 11, 1995, pp. 53-72

1. L’identità attorno a cui qui s’intende argomentare, pur attraverso un consistente sfocamento del tema, si riferisce all’esperienza umana. E anzitutto a quel precipitato della nostra esperienza che solitamente designamo con il nome di “persona”. Il concetto di persona è venuto affermandosi, come ben si sa, qua le presupposto canonico tanto nei giudizi che decidono del conferimento-adempimento di ogni forma di responsabilità quanto nell’analisi tesa a determinare le condizioni ultime di ogni possibile processo cognitivo ed emotivo. Più in generale ancora, vi si trova stampata la rappresentazione del principio (inizio e insieme fondamento) di ogni atto umano oggettivamente e soggettivamente rilevante – la rappresentazione di un vero e proprio motore immobile, di (altro…)

P.K. Feyerabend: un ricordo e una riflessione

di Paolo Rossi
«atque», 10, 1994, pp. 27-40

È sempre difficile stabilire se si ha un debito più profondo verso co loro che hanno scritto pagine con le quali ci si è immediatamente senti ti in sintonia oppure verso coloro che hanno scritto pagine capaci di sti molare la riflessione sostenendo tesi con le quali sembrava opportuno o addirittura necessario polemizzare. Con Feyerabend mi è capitata la seconda cosa. Nel 1974 si svolse a Capri un convegno i cui Atti vennero pubblicati a New York l’anno successivo’. Nella mia relazione, dedi­cata al tema dei rapporti fra la cosiddetta “tradizione ermetica” e la “rivoluzione scientifica”2 prendevo fortemente le distanze dalle tesi sostenute dai seguaci di Popper e, in particolare, da Feyerabend. Mi sembra va (e per la verità ancora mi sembra) che nelle loro discussioni i personaggi storici (altro…)

‘Sono io, questo?’ Ovvero, il Selbst nel pensiero di C. G. Jung

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 11, 1995, pp. 73-92

Tratto esplicitamente dalla filosofia orientale, il Selbst ricorre nel pensiero di C.G. Jung per denominare l’insieme complesso dei fenomeni psichici, per cui si può dire che in generale il termine riunisce gli oggetti dell’esperienza (e quindi tutti i fenomeni della coscienza ossia i contenuti e i fattori coscienti), e insieme a questo presuppone ciò che in quell’ambito ancora non c’è (e quindi tutti i contenuti e fattori dell’inconscio, ovvero tutti quei fenomeni di quella parte della psiche rimasta, per la coscienza stessa, ancora inconoscibile e non delimitabile). Nell’intera letteratura junghiana e già negli stessi volumi delle Opere pubblicate in lingua italiana, moltissimi risultano gli usi del termine ma le definizioni che esso di volta in volta apre, possono es sere così raggruppate e distinte: 1. (altro…)

Il mito del mito. Confini problematici dell’epistemologia feyerabendiana

di Carlo Sini
«atque», 10, 1994, pp. 41-52

Paul Feyerabend è stato il più geniale rappresentante della epistemologia contemporanea. La sua opera, che è ancora lungi dall’essere stata intesa e assimilata dal mondo degli scienziati e dei filosofi della scienza, ha svolto e svolge un’azione critica assai feconda. Il suo pensiero è pressoché l’unico, nell’ambito della riflessione epistemologica, a rivestire notevole interesse e rilevanza anche per il pensiero filosofico del nostro tempo; cosa che non si può dire, ad esempio, di Popper, le cui tesi hanno avuto certamente un gran peso per la storia dell’epistemologia, ma sono filosoficamente ingenue e primitive, ossia, contrariamente al clamore pubblico che da tempo se ne va facendo, del tutto irrilevanti. Queste premesse, che qui non verranno argomentate, sono lo sfondo a partire dal (altro…)

Resonabilis Echo. La coscienza come spazio metaforico

di Fabrizio Desideri
«atque», 11, 1995, pp. 93-114

«Nella mente di ogni persona normale – osserva Marvin Minsky – sembrano esservi certi processi che chiamiamo coscienza. Di solito riteniamo che essi ci consentano di sapere che cosa accade nella nostra mente. Ma questa reputazione di autoconsapevolezza non è molto ben meritata, perché i nostri pensieri coscienti ci rivelano pochissimo di ciò che li genera»!. Il paragone che, nel testo, segue questa riflessione è istruttivo. Secondo Minsky, la nostra ignoranza circa il rapporto tra il pensiero cosciente ed un’azione molto semplice come muovere dei passi in una direzione o nell’altra assomiglia all’ignoranza dell’autista circa il funzionamento del motore della macchina che sta guidando. Ma in quest’ultimo caso – si potrebbe osservare -le due funzioni: quella del comune autista e (altro…)

Attualità e evoluzione del concetto di ‘Sé’ in psicoanalisi, (intervista di Francesca Cesaroni)

di Massimo Ammaniti
«atque», 9, 1994, pp. 69-86

D. –Quali sono attualmente, nell’ambito della Psicoanalisi, le potenzialità del concetto di “Sé”? 

 Credo che il concetto di “Sé” abbia cominciato ad assumere un ruolo ed un peso importante nella teoria psicoanalitica, dopo gli anni ’50 e da allora abbiamo assistito ad una sua imponente evoluzione. Tuttavia di questo concetto, che indica la specificità dell’individuo e lo caratterizza all ‘interno della molteplicità degli individui della sua (altro…)