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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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‘Sono io, questo?’ Ovvero, il Selbst nel pensiero di C. G. Jung

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 11, 1995, pp. 73-92

Tratto esplicitamente dalla filosofia orientale, il Selbst ricorre nel pensiero di C.G. Jung per denominare l’insieme complesso dei fenomeni psichici, per cui si può dire che in generale il termine riunisce gli oggetti dell’esperienza (e quindi tutti i fenomeni della coscienza ossia i contenuti e i fattori coscienti), e insieme a questo presuppone ciò che in quell’ambito ancora non c’è (e quindi tutti i contenuti e fattori dell’inconscio, ovvero tutti quei fenomeni di quella parte della psiche rimasta, per la coscienza stessa, ancora inconoscibile e non delimitabile). Nell’intera letteratura junghiana e già negli stessi volumi delle Opere pubblicate in lingua italiana, moltissimi risultano gli usi del termine ma le definizioni che esso di volta in volta apre, possono es sere così raggruppate e distinte: 1. (altro…)

Il mito del mito. Confini problematici dell’epistemologia feyerabendiana

di Carlo Sini
«atque», 10, 1994, pp. 41-52

Paul Feyerabend è stato il più geniale rappresentante della epistemologia contemporanea. La sua opera, che è ancora lungi dall’essere stata intesa e assimilata dal mondo degli scienziati e dei filosofi della scienza, ha svolto e svolge un’azione critica assai feconda. Il suo pensiero è pressoché l’unico, nell’ambito della riflessione epistemologica, a rivestire notevole interesse e rilevanza anche per il pensiero filosofico del nostro tempo; cosa che non si può dire, ad esempio, di Popper, le cui tesi hanno avuto certamente un gran peso per la storia dell’epistemologia, ma sono filosoficamente ingenue e primitive, ossia, contrariamente al clamore pubblico che da tempo se ne va facendo, del tutto irrilevanti. Queste premesse, che qui non verranno argomentate, sono lo sfondo a partire dal (altro…)

Resonabilis Echo. La coscienza come spazio metaforico

di Fabrizio Desideri
«atque», 11, 1995, pp. 93-114

«Nella mente di ogni persona normale – osserva Marvin Minsky – sembrano esservi certi processi che chiamiamo coscienza. Di solito riteniamo che essi ci consentano di sapere che cosa accade nella nostra mente. Ma questa reputazione di autoconsapevolezza non è molto ben meritata, perché i nostri pensieri coscienti ci rivelano pochissimo di ciò che li genera»!. Il paragone che, nel testo, segue questa riflessione è istruttivo. Secondo Minsky, la nostra ignoranza circa il rapporto tra il pensiero cosciente ed un’azione molto semplice come muovere dei passi in una direzione o nell’altra assomiglia all’ignoranza dell’autista circa il funzionamento del motore della macchina che sta guidando. Ma in quest’ultimo caso – si potrebbe osservare -le due funzioni: quella del comune autista e (altro…)

Attualità e evoluzione del concetto di ‘Sé’ in psicoanalisi, (intervista di Francesca Cesaroni)

di Massimo Ammaniti
«atque», 9, 1994, pp. 69-86

D. –Quali sono attualmente, nell’ambito della Psicoanalisi, le potenzialità del concetto di “Sé”? 

 Credo che il concetto di “Sé” abbia cominciato ad assumere un ruolo ed un peso importante nella teoria psicoanalitica, dopo gli anni ’50 e da allora abbiamo assistito ad una sua imponente evoluzione. Tuttavia di questo concetto, che indica la specificità dell’individuo e lo caratterizza all ‘interno della molteplicità degli individui della sua (altro…)

I presupposti dell’anarchismo epistemologico di Paul K. Feyerabend

di Silvano Tagliagambe
«atque», 10, 1994, pp. 53-76

L’atteggiamento nei confronti di Paul K. Feyerabend di buona parte degli studiosi che se ne sono occupati e la valutazione della sua opera sono in larga misura influenzati e condizionati dal tono volutamente provocatorio e dallo stile irriverente dei suoi scritti. Oggi che questo pensatore critico e contestatore non è più tra noi è forse il caso di chiedersi che cosa ci sia “dietro la scena” del suo attacco contro il metodo e, in particolare, contro la filosofia della scienza e della sua polemica col razionalismo critico di Popper e con la metodologia della legge e dell’ordine di Lakatos. È quello che mi propongo di fare in questo scritto, che vuol essere un tentativo di chiarire le motivazioni dell’elogio della fantasia, dell’astuzia, della retorica, della comunicazione e del dialogo che ha avuto in (altro…)

Il labirinto del sé

di Stefano Fissi
«atque», 11, 1995, pp. 115-136

  1. L’albero del Sé 

La psicologia del profondo ha assistito recentemente alla inarrestabile diffusione, all’interno del suo campo conoscitivo, dell’uso del termine Sé e alla sua sempre ulteriore specificazione, nel senso di diversificazione delle significazioni da esso di volta in volta sottese. Il Sé, comunque sia, fa riferimento ad una “experience distant theory” , ad una costruzione concettuale di elevato livello di astrazione e quindi diffìcilnente verificabile e falsificabile: trattasi di costruzioni congetturali, in cui le ipotesi iniziali sono tali cioè da orientare la scelta e l’interpretazione dei dati osservati, e perciò (altro…)

L’lo e il Sé

di Giorgio Sassanelli
«atque», 9, 1994, pp. 87-100

In maniera un po’ scherzosa e paradossale, entrerò nel vivo della questione muovendo dalla sensazione piuttosto diffusa che l’estendersi e l’affermarsi dell’uso del termine “Sé” abbia finito per costituire una sorta di discriminante fra due figure di psicoanalista: l’una più ‘buona’ ed empatica che, per l’appunto, presta attenzione soprattutto al Sé del paziente; l’altra meno empatica e disponibile, per non dire ‘cattiva’, che si rivolge prevalentemente al suo Io. Ma da dove nasce quest’impressione sia pure soggettiva? Ritengo che essa derivi dalla prevalente connotazione che i due termini hanno assunto nel loro uso abituale; ve diamone qualche esempio. (altro…)

Sulle italiche fortune del professor Feyerabend

di Enrico Bellone
«atque», 10, 1994, pp. 77-92

  1. In molte letture italiane dei testi scritti da Paul Feyerabend è presente un ingenuo equivoco che gode di ampia e interessata popolarità. Esso consiste nella credenza che esista una sorta di legarne di causa ed effetto tra due nuclei dell’attività filosofica di Feyerabend. Il primo nucleo ha a che fare con l’analisi che Feyerabend ha condotto, circa un quarto di secolo fa, sull’empirismo e su taluni aspetti della filosofia della scienza di Karl Popper. Il secondo nucleo, invece, affonda in quell’atteggiamento di critica radicale e ludica della razionalità tout court che porta al dadaismo o anarchismo epistemologico propugnato da Feyerabend. L’equivoco sta dunque nel credere che la critica della filosofia empirista sfoci necessariamente nel crollo della razionalità scientifica. Esso è curioso in quanto lo stesso Feyerabend dichiara più volte che i drammi della filosofia non implicano drammi per la prassi scientifica.

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L’esperienza del sé

di Adriano Fabris
«atque», 11, 1995, pp. 137-148

Dire di due cose che esse sono identiche

è un non-senso; e dire di una che essa

è identica a se stessa, dice nulla

(Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, 5.5303) (altro…)

Lo specchio delle brame. L’io e il soggetto agli esordi della teoria lacaniana

di Gianfranco Trippi
«atque», 9, 1994, pp. 101-126

« Ci si serve dell’ io come ìl Bororo si serve…

del pappagallo. li Bororo dice: sono un pappagallo.

Noi diciamo: io sono io [je suis moi]. »

L’io freudiano tra riflessione e transitivismo (altro…)