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La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli di tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

Essendo digitalizzato l’intero archivio storico, per individuare gli articoli e poterne fare le ricerche sia per autore che per parola chiave, basta consultare questo indice articoli e qualora interessi scaricare il file pdf, cliccare sul titolo.

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Cronache dell’oltresoglia

di Mauro La Forgia
«atque», 22 n.s., 2018, pp. 71-88

L’autore del saggio presenta tre situazioni cliniche caratterizzate rispettivamente da stramberia, vissuti di disumanità, e vuoto comunicativo, in ciascuna delle quali si è determinata un’interruzione precoce del trattamento. Le ragioni della problematicità della terapia sono analizzate avvalendosi delle ricerche cliniche sviluppate per queste particolari forme di disagio psichico da L. Binswanger, H.F. Searles e B. Callieri. Vengono allo stesso tempo descritte le difficoltà e gli ostacoli soggettivi incontrati dal terapeuta nel tentativo di stabilire modalità di contatto e di cura con casi che sembravano presentare una costitutiva irraggiungibilità e intrattabilità.

 

Parole chiave: interruzione della psicoterapia, stramberia, terapia del non umano, terapia delle parole

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Soglie del dolore

di Elisa Arnaudo
«atque», 22 n.s., 2018, pp. 89-98

Le definizioni scientifiche di soglia del dolore e di dolore manifestano il mutamento di prospettiva nella comprensione del fenomeno occorso in medicina nella seconda metà del Ventesimo secolo. Al centro di questa rinnovata visione vi è la centralità dell’esperienza del sofferente e la sua autorità epistemica in relazione all’esperienza di dolore. Questo nuovo sguardo della scienza sul dolore si scontra però con le resistenze di un quadro conoscitivo caratterizzato da un dualismo eziologico che fallisce nell’apprezzamento della complessità del dolore vissuto, in particolare in relazione a condizioni elusive come la sindrome fibromialgica.

 

Parole chiave: soglia del dolore, dolore, neurofisiologia del dolore, sofferenza, epistemologia, fibromialgia

 

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La natura coerente: discontinuità non essenziale tra natura, vita e coscienza

di Pierfrancesco Franzoni
«atque», 22 n.s., 2018, pp. 99-108

Deve essere un principio della biologia e della scienza in generale che in natura ogni novità non è altro che una modifica di qualcosa di già esistente in natura, dato che nulla può essere aggiunto dall’esterno della natura. Perciò la natura non presenta discontinuità reali, ma diversi livelli di complessità. Questo vale per differenze effettivamente esistenti, quali quella tra l’inanimato e la vita, e quella tra il fisico e il mentale (il corpo e la coscienza). A questa seconda soglia è dedicata la prima parte di questo lavoro, in cui sostengo l’inconsistenza di alcuni argomenti a proposito dei cosiddetti qualia e di quello che è stato definito il problema difficile (hard problem) riguardo alla natura della coscienza. Nella seconda parte allargo lo sguardo a tutta la natura, problematizzando brevemente, oltre all’idea di “coscienza”, la nozione di “vita”.

 

Parole chiave: coscienza, problema difficile, qualia, dualismo, cervello, mente, vita

 

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Soglia Lubitz. Manovre di discesa controllata

di Antonino Trizzino
«atque», 22 n.s., 2018, pp. 109-125

Il 24 marzo 2015 il copilota Andreas Lubitz si schianta deliberatamente con il suo Airbus A320 sulle montagne dell’Alta Provenza, causando la morte di centoquarantanove passeggeri. La decisione di Lubitz non è più soltanto una decisione umana; è tale che ciò di cui decide va al di là di ciò che è calcolabile come effetto di una decisione umana. Questa soglia estrema evoca altri sistemi di funzionamento e altre interpretazioni: il richiamo è alle ricerche di Uexküll sugli ambienti animali, alle idee di Kant sulla fine del mondo, allo studio del comportamento suicida di un gruppo di cavallette, alla riflessione sull’esperienza fisica e corporea della caduta e dell’errore.

 

Parole chiave: Andreas Lubitz, aeronautica, suicidio, Uexküll, Daniele Del Giudice

 

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Il soggetto del volere

di Carlo Sini
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 19-23

A chi si domandasse quale sia il soggetto della volontà, e così intendesse soddisfare quel desiderio di verità che momentaneamente dissolve l’inquietudine dell’esistenza, sarebbe possibile rispondere che è preferibile immaginare la propria volontà, ciò che ogni volta ci spinge e ci muove, come un accidentale dispiegarsi del mondo e della vita sociale cui si appartiene. Con la preghiera di ascoltare questa “volontà di verità” – a sua volta – come “un accidentale dispiegarsi del mondo e della vita sociale…”.

 

Parole chiave: Marco Aurelio, Cartesio, William James, Nietzsche, verità, volontà, volontà di credere, volontà di verità

 

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Rappresentazioni e narrazioni dell’azione: l’altrimenti e la decisione. Per una fenomenologia del contingente

di Rossella Bonito Oliva
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 25-41

Analizzare, descrivere o definire la “volontà” significa spostarsi progressivamente da un approccio psicologico a uno “etico”, perché il volere mette in gioco decisioni e azioni umane, il rapporto con il passato e con il presente: in definitiva l’intera forma umana della vita. Hannah Arendt ne ha colto la centralità nella vita della mente umana la cui creatività e pluralità sono messe a rischio dall’“assenza di pensiero”. Un confronto con il mistero della volontà ha segnato il Moderno, con approcci diversi Kant e Hegel ne hanno fatto oggetto di riflessione legando strettamente la volontà all’esercizio della libertà. La volontà imprime l’orientamento all’opera dell’uomo, disegna ed esprime la sua capacità di pensiero e di giudizio. La crisi del soggetto e della fiducia nel progresso della civiltà umana ha riproposto l’enigma della volontà. Un enigma che ha le sue radici nella stessa rappresentazione che l’uomo si dà e dà di sé stesso. Ogni narrazione, che sia fiduciosa o pessimistica, prova a dare ragione, a costruire una trama per tutto quanto volontariamente o involontariamente messo in atto dall’uomo. Per un “uomo senza qualità” l’enigma sarebbe risolto alla radice liberandolo dall’inquietudine del desiderio.

 

Parole chiave: volontà, libertà, contingenza

 

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Neuroscienze della volontà e della decisione

di Filippo Tempia
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 45-67

Le neuroscienze negli ultimi decenni hanno iniziato a studiare i meccanismi cerebrali delle decisioni coscienti. I risultati sul movimento volontario hanno mostrato che un’area cerebrale si attiva prima che il soggetto sia cosciente della propria volontà di agire. Questo dato ha portato a conclusioni paradossali, come la negazione di qualsiasi ruolo causale della coscienza e del libero arbitrio. Tale interpretazione è messa in discussione dal fatto che il tempo percepito è una costruzione mentale non fedele alla realtà; che il paradigma sperimentale utilizzato non permette una decisione veramente libera; che l’area cerebrale in questione non è la prima ad attivarsi ma è preceduta da una codifica del compito da svolgere. Un esempio migliore di decisione cosciente è fornito dai giudizi morali, per i quali recenti studi di neuropsicologia e di imaging funzionale hanno evidenziato un ruolo primario delle emozioni. Tuttavia, nelle decisioni morali, le intuizioni permeate dalle emozioni vengono integrate con il ragionamento razionale mediante processi di cui il soggetto è solo parzialmente consapevole. Il giudizio che scaturisce da tale integrazione può essere rielaborato coscientemente fino a giungere a una diversa decisione. Si propone che il concetto di rapporto causale mente-cervello debba essere superato dalla considerazione che l’accensione globale che coinvolge quasi tutte le aree cerebrali è simultanea all’esperienza cosciente: si tratta di un’immensa rete neuronale attiva e sincronizzata, che costituisce uno spazio di lavoro comune, in cui tutti gli aspetti elaborati in aree diverse vengono condivisi. È questo insieme di aree attive e sincronizzate a essere cosciente e le decisioni coscienti vengono prese da queste aree quando si trovano nello stato funzionale cosciente. Si propone di superare il dualismo mente/materia, e di ragionare in termini di rete neuronale cosciente costituita dallo spazio di lavoro unificato dall’accensione globale e dalla sincronizzazione dei segnali nervosi. Rimane il mistero della natura della coscienza presente in questa struttura materiale quando si trova in tale stato funzionale.

 

Parole chiave: decisione cosciente, movimento volontario, giudizio morale, aree cerebrali, dualismo mente/cervello, accensione globale

 

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Volontà, libero arbitrio ed epifenomenismo

di Mario De Caro
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 69-88

Questo articolo discute il ruolo giocato dalle scienze cognitive e dalle neuroscienze cognitive nella discussione sul libero arbitrio. Argomenterò che, lungi dal provare l’illusorietà del libero arbitrio, come sostenuto da un numero crescente di scienziati e filosofi, gli esperimenti presentati come refutazione finale del libero arbitrio mostrano, tutt’al più, che la nostra coscienza è molto più opaca a sé stessa di quanto non si presumesse. Ciò, tuttavia, non cambia sostanzialmente lo status quaestionis riguardo ai due classici dibattiti sul libero arbitrio: cos’è? E noi l’abbiamo?

 

Parole chiave: libero arbitrio, intenzionalità, epifenomenismo, responsabilità

 

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Intenzionalità fungente: involontarietà e impersonalità in fenomenologia

di Roberta Lanfredini
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 91-108

In fenomenologia, la nozione di volontà è strettamente connessa a quella di intenzionalità. Eppure questo termine esiste con due significati: quello statico si riferisce alle nozioni attive di coscienza e costituzione; quello genetico ruota attorno alle nozioni passive di corpo e co-emergenza. Il primo si riferisce alla centralità della rappresentazione; nel secondo, i concetti di impersonalità e anonimato assumono un ruolo cruciale anche a livello di semplice sensazione. Prendendo questa distinzione come il suo punto di partenza, questo saggio si propone di indagare la relazione complementare in fenomenologia tra volontarietà e involontarietà.

 

Parole chiave: fenomenologia, intenzionalità, neutralità, corpo, movimento, involontarietà, impersonalità

 

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Friedrich Nietzsche: critica e affermazione della “volontà”

di Giuliano Campioni
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 109-128

L’articolo intende chiarire il complesso rapporto di Nietzsche con il tema della “volontà” (soprattutto nel confronto con Schopenhauer) e di conseguenza, in prospettiva, con il tema della “volontà di potenza” vista spesso, erroneamente, come un semplice potenziamento della prima. Il rapporto con La storia del materialismo di Lange mette in crisi, fin dal periodo precedente La nascita della tragedia, la posizione metafisica del filosofo pessimista facendo approdare Nietzsche a un radicale fenomenismo. Si contesta radicalmente la pretesa fondamentale della metafisica schopenhaueriana, di aver reso, con la “volontà”, concretamente accessibile la cosa in sé. Il tema della libera “poesia concettuale” di Lange permette però a Nietzsche di rimanere fedele a Schopenhauer e di costruire con la Volontà – Uno originario, la “metafisica dell’arte” del periodo wagneriano che intende avere un alto valore pragmatico per la costruzione e il mantenimento della comunità. I frammenti postumi, anche del periodo, mostrano come rimane costante la critica di Nietzsche alla metafisica della volontà da lui intesa come “forma più universale dell’apparenza”. Con Umano troppo umano l’atteggiamento critico di Nietzsche verso la ‘volontà’ trova pieno vigore e si manterrà per tutto il percorso del suo filosofare anche se, a partire da Così parlò Zarathustra, Nietzsche torna a un uso comunicativo e centrale del termine, una parola che nasconde la complessità e pluralità di processi e fenomeni in essa compressi.

 

Parole chiave: Friedrich Nietzsche, Friedrich Albert Lange, volontà, volontà di potenza, fenomenismo, fisiologia, psicologia

 

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