La coscienza della simultaneità

di Sergio Vitale
«atque», 3, 1991, pp. 33-42

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La simultaneità , come aspetto costitutivo della presenza, è emersa lentamente e faticosamente alla co­scienza del pensiero occidentale. La consapevolezza che ogni cosa avviene simultaneamente, e che l’accadere dell’evento si accompagna sempre al più genera­ le con -accadere del mondo, è un’acquisizione relati­vamente tarda e al tempo stesso fortemente precaria, che stenta a radicarsi nelle nostre coscienze.

Solitamente siamo portati a riconoscere solò ad uno sguardo retrospettivo alcuni aspetti della simul­taneità, quegli incroci che, considerati a posteriori, ci stupiscono, assumendo le sembianze dell’inelutta­bile. Allora ogni istante, ogni gesto, per quanto in ap­parenza distanti e irrelati, assumono, post festa, un’ assoluta necessità, per la tessitura di un disegno altri­ menti inconcepibile. Che cos’è, infatti, il destino, se non il riconoscimento, sia pure tardivo e parziale, della simultaneità?

E anche quando, più raramente, la sincronicità si impone sul piano della immediatezza, ciò che si tende a cogliere innanzi tutto è il prodursi dell’identità, quasi che questo fosse il dato più considerevole e non, piuttosto, l’incessante accadere della differenza che è insito nella presenza. Ciò che continua a sfuggirci, in realtà, è che ogni evento accade simultaneamente, e che per questo, come dice Blòch, “stranamente c’è sempre qualcosa di più che succede là dentro”.

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