La difesa dell’illusione metafisica: una ‘wagneriana’ risponde a Friedrich Nietzsche

di Giuliano Campioni
«atque», 12, 1995, pp. 165-172

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Il terzo volume dell’edizione italiana dell’Epistolario contiene le lettere di Friedrich Nietzsche che vanno dal 1875 al 1879: periodo decisivo per la definitiva conquista della propria identità filosofica che, come tale, trova espressione e consapevole forma di vita:

«ora oso seguire di persona – egli scrive – le orme della saggezza ed essere filosofo io stesso: prima i filosofi li veneravo» (lettera 729, p. 298). L’epistolario, con l’apparato che dà ampiamente conto degli interlocutori e delle testimonianze indirette, aiuta a comprendere il complesso e sofferto periodo di transizione che è percepibile, nei suoi sviluppi e cestire, soprattutto nei frammenti postumi. Certamente la radicalità della svolta emerge nelle lettere soltanto qua e là, e certi spunti e accenni sono comprensibili soltanto alla luce delle posizioni successive. Del resto, anche verso gli amici più intimi Nietzsche non si comunica mai interamente attraverso le lettere, attraverso cioè queste «immagini soggettive di uno stato d’animo» (Epistolario I, 510). Scrive a Gersdorff il 9 luglio 1874: «in me fermentano una quantità di cose, a volte molto estreme e audaci. Vorrei sapere fino a che punto ho il permesso di comunicarle ai miei migliori amici.

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