La negazione e l’‘altro’

di Rino Genovese
«atque», 7, 1993, pp. 145-154

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Il nesso tra i concetti di negazione e di ‘altro’ emerge anzitutto dalla selettività all’opera nella percezione -e già nella sua dimensione prelinguistica, in quella che Husserl chiama l”esperienza antepre dicativa”. Nell’ambito di questa esperienza -che è un’esperienza recettiva, passiva, al di qua di ogni kantiana sintesi dell’intelletto – il lato in ombra delle cose viene tutt’al più presentito, senza che sia ancora possibile determinarlo precisamente. Dentro questa pura se lettività vale il principio omnis determinatio est negatio: non c’è selezione, infatti, senza che vi sia un questo che sta nel cerchio dell’ attenzione, ossia in primo piano, e un quell’altro che invece va sullo sfondo. Se osservo il libro che ora è sul tavolo, posso vederne la copertina e due lati, ma non il retro, la costola e il lato superiore: questi lati sono in ombra, almeno finché il libro è in questa posizione ..Se mi sposto, o sposto il libro, posso osservare la costola e il lato superiore, ma non ancora il retro che poggia sul tavolo, e così via. La selettività è insomma ciò che mi costringe a selezionare e a vedere certi lati delle cose e non altri.

Naturalmente sto parlando come se ci fossi, come se potessi dire impunemente ‘io’ senza che questo costituisca un problema. Ciò è insieme vero e falso. Posso sempre dire ‘io’, infatti, perché uso il lin guaggio: e illinguaggio è una struttura dotata di una particolare selettività combinatoria entro la quale determinate combinazioni ritornano (e tra queste c’è anche la combinazione ‘io’). Ma al tempo stesso, nell’ambito di una pura selettività, non troviamo ancora niente che assomigli a un soggetto.

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