La trama

di Maurizio Ferrara
«atque», 3, 1991, pp. 67-80

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L’architettura del campo della coscienza è destrutturata nello stato d’animo delirante; la confusione ed il panico inesprimibile della catastrofe dell’io possono sfociare nella certezza della apofania, e accade che la metamorfosi di significato del mondo esterno si coaguli nella elaborazione secondaria di un sistema delirante. Inizia così una storia di schizofrenia, un mondo vissuto nel segno dell’intrusione: “intrusione nell’oggetto, intrusione da parte dell’oggetto si inseguono, si incatenano, e talora si mischiano.

Ma in prima persona una paziente schizofrenica (Patricia Ruocchio) scrive di sé:

“I have never fought a fight harder than the fight my mind fights against itself … When my brain is pulled together I feel “solid” and I can feel that my thinking is clear… When I am crazy, the insane parts takes over. I am a victim of delusion, unreal thoughts. -… I have some sorts of hallucinations and many visual and auditory distorsions. When I am in the former state, I feel good but tenuous, waiting for it to fall apart any minute. The latter state may be terrifying or perhaps tolerable in a neutra! kind of way, even if it is uncomfortable”.

È importante sottolineare che l’agonia che prelude all’intuizione delirante, l’alone di autoriferimento in cui matura la percezione delirante

e la stessa struttura del delirio, non si mantengono immutabili e pietrifi ati nel tempo. Ancora in prima persona il racconto prosegue:

“The state that is most unbereable and causes me the most pain is the state in-between. I am in this state almost all the time, and usually it feels like a vague confusion, a swirling mass of thoughts and images going on in my head and clouding my thinking and functioning”.

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