L’alterità e il mélange

di Marco Piazza
«atque», 7, 1993, pp. 177-196

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In un passo non molto noto del Diario moscovita Walter Benjamin ci rivela le affinità profonde che intercorrerebbero fra le intenzioni della sua opera sul dramma barocco tedesco e quanto Proust ha sostenuto in due celebri brani della Recherche. Muovendo da quel passo e tentando poi di metterne alla prova il contenuto teorico attraverso l’analisi dei brani proustiani, vorrei qui tentare di delineare, sia pur molto parzialmente, due forme di disincantamento dalle convenzioni e di rovesciamento dei codici psicologico morali e culturali in genere, quali sono in diverso modo quelle di Proust e di Benjamin. Tali forme rimanda no entrambe ad un pensiero della complessità e dell’interdipendenza degli opposti che istituisce o rivela un luogo dove il linguaggio ha a che fare con l’alteri tà. Questo pensiero potrebbe avere per noi un significato non soltanto archeo-ermeneutico, ma anche di attualità, in un contesto culturale dove l’alterità corre sempre il pericolo di essere irrigidita e stigmatizzata. Ma incominciamo dal testo del Diario benjaminiano.

1. Il testo benjaminiano

Nel luglio del 1925 Benjamin conclude un con­ tratto per la traduzione del quarto volume della Recherche. Immediatamente – tuttavia Benjamin ave va già letto in precedenza lopera proustiana -il tra duttore avverte una forte affinità con Proust.

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