Le due metafore istitutive della psicoterapia di orientamento junghiano

di Enzo Vittorio Trapanese
«atque», 1 n.s., 2006, pp. 165-196

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Il ruolo euristico delle metafore

 

A partire dagli anni Sessanta del XX secolo, l’epistemologia ha accettato di «fare i conti con il ruolo di una figura retorica propria della linguistica, della poetica e del testo letterario», ossia con il ruolo che la metafora sembra svolgere nei processi di costruzione, revisione e cambiamento delle teorie e dei concetti scientifici. Inoltre, non solo epistemologici e filosofi di vario orientamento, ma anche studiosi appartenenti ad altri campi disciplinari (quali la psi colinguistica, l’antropologia, la semiotica, la psicoanalisi, la sociolin guistica, ecc.) interrogano oggi sempre più frequentemente la meta fora, intesa non già come abbellimento retorico del discorso (Aristotele) o come figura esclusivamente tipica della creazione arti stica e del linguaggio evocativo, bensl come fondamentale «dispositivo del pensiero e orientamento dell’attività, come elemento essenziale per pensare in senso euristico e quindi [anche] per la creatività scientifica». In altre parole, lungi dall’essere concepita come un mero «disordine linguistico» incapace di generare conoscenza, la metafora è considerata come un fattore indispensabile dell’attività conoscitiva, anche se sussistono enormi differenze tra chi mira a mettere in evidenza l’onnipervasività della comprensione metaforica nei processi cognitivi complessi o la priorità dell’espressione metaforica nel linguaggio ordinario, e chi invece ritiene che le metafore svolgano una funzione più limitata nell’ambito della creazione euristica.

 

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