Le relazioni naturali. Il relazionismo di Whitehead e il problema dell’intenzionalità

di Luca Vanzago
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 19-34

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Intenzionali

 

La filosofia di Alfred N. Whitehead è probabilmente la versione novecentesca più nota e importante di concezione relazionistica della realtà. Il suo pensiero si è venuto evolvendo, a partire dagli iniziali studi matematici e fisici, in direzione di una cosmologia processuale fondata sull’idea di natura come creatività, in cui un ruolo strategico giocano la critica del sostanzialismo di ascendenza aristotelica e la proposta di una concezione logica e ontologica della realtà in cui la nozione di relazione si svincola dal suo statuto di categoria secondaria per assurgere a chiave di comprensione della totalità dell’essere. Per delineare tale prospettiva, Whitehead intraprende una profonda revisione della concezione empiristica di esperienza, fondata sull’atomismo delle impressioni sensibili (si pensi a John Locke e ancora più a David Hume), in direzione di quello che, con William James, Whitehead intende come empirismo radicale, ossia uno sguardo im pregiudicato ai fenomeni in grado di recuperarne la struttura autentica al di sotto di ricoprimenti teorici inadatti a rendere la complessi tà del mondo dell’esperienza. In questo senso, come già notava Enzo Paci alla metà del secolo scorso, vi è una indubbia affinità di approccio tra il relazionismo di Whitehead e la fenomenologia.

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