L’immaginazione all’origine della realtà psichica

di Maria Ilena Marozza
«atque», 12, 1995, pp. 63-78

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1 L’immaginazione come fondamento del “liberopensiero “ 

Conflitti dell’anima infantile è un piccolo saggio scritto da Jung nel 1909, con l’intento di supportare il materiale descritto da Freud nel caso clinico del Piccolo Hans. Inesso, Jung parla dello sviluppo della curiosità sessuale di una bambina di quattro anni, Anna, impegnata nella comprensione dell’enigma della nascita di un fratellino. Il tipico procedere della comprensione infantile tra piccole crisi di angoscia fobica, osservazioni pertinenti, elaborazioni fantastiche ed oniriche fu in questo caso intercalato da spiegazioni paterne tendenti a ridurre l’angoscia e il proliferare nella bambina di fantasie distorte, metten dola al corrente della verità scientifica riguardo al concepimento ed alla nascita.

Nel poscritto aggiunto alle successive edizioni dell’opera, viene da Jung messo in evidenza come egli abbia dato nella prima stesura del caso troppo poco risalto ad un elemento che ora gli appare della massima importanza: l’osservazione, cioè, che la bambina, benché edotta sulla realtà dei fatti, abbia continuato a privilegiare una sua propria versione fantastica degli eventi. La conclusione tratta da Jung è che le spiegazioni paterne siano state efficaci nel «togliere un peso alla fantasia, evitando che si sviluppasse una fantasia di quelle che guardano di sottecchi queste cose e che sarebbe stata solo d’ostacolo al libero sviluppo del pensiero che però la fantasia non abbia tenuto conto della spiegazione corretta mi sembra importante, perché indica che il pensiero che si sviluppa liberamente ha un assoluto bisogno di emanciparsi dalla realtà dei fatti e di crearsi un suo mondo» .

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