L’impalpabile, Incontro con Eric Binet

di Vladimir Jankélélitch
«atque», 2 n.s., 2007, pp. 175-181

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Eric Binet La leggerezza dell’umorismo e il suo esser sparso nel la vita probabilmente fanno sì che sia difficile parlarne. Volendo concentrarsi su di esso, si rischia di sprofondare nel serio, sicché il progetto di fare un numero di rivista sull’umorismo può sembrare pretenzioso…

 

Vladimir Jankélévitch Tuttavia si può provare a pensare le cose che un po’ sfuggono al pensiero. Perciò l’umorismo è indispensabile ai filosofi. La sua complicità con la coscienza, il fatto che sia una funzione essenziale della coscienza, che sia la coscienza stessa nella sua funzione critica: tutto questo è eminentemente filosofico.

L’umorismo è innanzitutto l’abitudine di applicare a se stessi ciò che vale per gli altri. Sin da quando considero che io stesso sono coinvolto nel mio discorso (per esempio, in un discorso mora le), che questo mi concerne, sono pronto ad assumere una mentalità umoristica. Naturalmente in alcuni c’è un modo sottile di neutralizzare l’umorismo, trovandogli un posto nel proprio sistema, concettualizzandolo.

 

Eric Binet Nel Suo ultimo libro, dove risponde alle domande di Béatrice Berlowitz e che Lei ha intitolato Quelque part dans l’inache vé,2 Lei ha messo in opposizione abbastanza stretta l’ironia e l’umorismo. L’ironia, in quanto comporta sempre una posizione critica, è secondo Lei un modo un po’ indiretto di dire altrimenti un dogma, una specie di gioco, un’astuzia, una tattica per dire qualcosa di pre- stabilito.

 

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