Lutto e perdita del soggetto

di Piero Fidanza
«atque», 1, 1990, pp. 117-128

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Nel gioco di intrecci che lega il soggetto umano ai punti a cui si rapporta, qualcosa si fissa con maggior consistenza rispetto ad altro. Particolari oggetti vengono privilegiati come luoghi di investi mento per la costituzione di relazioni complesse. Attraverso esse il soggetto si mette in scena coinvolgendo tutto il suo essere. Nel momento in cui un oggetto d’amore viene a mancare, si produce un effetto di disorientamento, di perdita (contemporaneamente dell’oggetto e del soggetto) che può essere analizzata e delineata nei suoi elementi costitutivi. A partire da questa premessa, è possibile ripensare la riflessione di Freud sul fenomeno del lutto.

Freud affronta il tema del lutto in un anno, il 1915, «pieno di avvenimenti ed emozioni terribili». Emozioni terribili generate dalla grande guerra e dalle conseguenze che essa provoca nella società viennese ed anche, direttamente, nella vita privata di Freud. Due dei suoi figli partecipano ai combattimenti e alcuni tra i suoi migliori amici di questi anni, come Abraham e Ferenczi, non possono essere raggiunti. Un insieme di circostanze creano a Freud notevoli problemi economici. Sono pochi in questo periodo i pazienti che si rivolgono a lui; al contempo egli è costretto a forti sacrifici nel tentativo di salvare almeno qualcuna delle riviste di psicoanalisi, tentativo coronato da successo soltanto nei casi di «Zeitschrift» e «Imago». A partire dalla prefigurazione di tali condizioni è possibile cogliere lo spirito con cui Freud nel 1915 si accinge al lavoro.

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