Narrazioni e suoni di flauto

di Carlo Sini
«atque», 5, 1992, pp. 11-24

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Secondo Friedrich Creuzer l’esercizio della parola è dapprima simbolico e in un secondo tempo mitico . Inizialmente la parola è endeictica: essa evoca, nomina, accenna, indica, fa apparire, fonda e di scrimina. La parola è qui un rivestimento (endeixis), cioè un render manifesto (alethes), aprendo il mondo nelle sue cose. Questa nominazione dei primordi è lo stato ancestrale del linguaggio che caratterizzò (come disse Vico) l’età degli Dei, oppure anche (come disse Cassirer riferendosi a Usener) la metafora originaria. Nella sua natura affonda le radici la parusia dionisia ca del Dio, il suo urlo sospeso tra il bestiale e il divino, nonché la rivelazione del gesto e della danza, dell’identificazione e della proiezione tramite il corpo, l’orgia ditirambica in cui l’origine della comunità si celebra, si consuma e si rinnova attraverso gli individui. Questo coro tragico, come disse Nietzsche, sta perennemente alla base della civiltà.

Non vi è infatti motivo di ridurre la funzione endeictica della parola al tempo degli immaginari bestioni, al gorgo profondo della preistoria o alle esperienze paleolitiche dell’umanità, oppure (come Creuzer fa, con più finezza) alla funzione sacerdotale primitiva, che educò gli uomini aprendo loro la bocca e le orecchie, gli occhi e le mani.

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