La voce delle parole

di Mauro La Forgia
«atque», 20 n.s., 2017, pp. 159-174

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Il saggio prende in esame alcune celebri forme di dialogo presenti in letteratura (L. Tolstoj, A. Malraux) per cogliere diversi modi di esprimere il nesso tra parole e linguaggio interno. Tale analisi è poi sviluppata utilizzando gli studi di L. Vygotskij su pensiero e linguaggio e alcuni punti di vista fenomenologici (E. Husserl, L. Binswanger, J. Derrida) sul rapporto tra linguaggio e vita. Sulla base delle considerazioni svolte, sono infine avanzate indicazioni sulle forme più efficaci di ascolto e di espressione verbale in psicoterapia.

 

Parole chiave: linguaggio interno, pensiero e linguaggio, dialogo, cura con le parole.

 

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Il coraggio (e il bisogno)
di regredire. Dalla semantica
alla fonetica, dal significato
al puro e semplice
suono delle parole

di Silvano Tagliagambe
«atque», 20 n.s., 2017, pp. 177-208

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Buona parte del pensiero contemporaneo si basa sull’idea che la funzione principale del linguaggio sia quella di rappresentare com’è il mondo e che pertanto la nozione di rappresentazione debba svolgere un ruolo fondamentale in ogni spiegazione del linguaggio e utilizzazione della lingua. Ma il crescente uso improprio e abuso del linguaggio alterano la conoscenza concettuale così come quella semantica e fanno sì che una parola o una frase perdano un significato per l’ascoltatore, che poi percepisce il discorso come suoni senza senso ripetuti. Può quindi essere istruttivo un passo indietro, una regressione al livello della fonetica, al solo suono delle parole, ed esaminare l’approccio radicalmente deflazionistico ispirato da Tarski e propagato da Quine e altri. Laddove appare il “devirgolettamento”, le nostre teorie semantiche tendono a perdere potere esplicativo. L’intuizione originale di Tarski era che la semantica vero-condizionale di qualsiasi lingua deve essere indicata in modo ricorsivo in un metalinguaggio distinto in termini di soddisfazione delle formule, che comprendono predicati e variabili libere, per evitare le forme paradossali di autoreferenzialità. Si conviene che questa posizione non includa la conoscenza semantica della lingua di riferimento, che si presenta a livello fonologico o ortografico.

 

Parole chiave: verità, dimostrabilità, autoriferimento, devirgolettamento, verisimilitudine, fonetica.

 

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Robert Walser.
L’invenzione del silenzio

di Antonino Trizzino
«atque», 20 n.s., 2017, pp. 209-228

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La lotta per l’esistenza scarica Robert Walser nell’unico luogo dove l’esistenza è abolita, in manicomio; ventotto anni passati tra un manicomio e l’altro con una vaga diagnosi di schizofrenia. Walser è oggi considerato tra i massimi autori di lingua tedesca del Novecento, un artista della prosa breve amato da Franz Kafka e Walter Benjamin. Walser amava la solitudine e l’inverno, la fuga e il silenzio. La passeggiata solitaria, a cui dedica uno dei suoi testi perfetti, è l’ultimo rifugio prima della follia. A distanza di sessant’anni dalla morte, l’opera di Walser non ha perso nulla della sua forza d’urto e al lettore non rimane che chiedersi: come fa?

 

Parole chiave: Robert Walser, passeggiata, letteratura tedesca, microgrammi, silenzio.

 

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19 n.s./2016
LOGICHE
DEL RISENTIMENTO

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a cura di

Fabrizio Desideri e Paolo Francesco Pieri

 

PREFAZIONE – Fabrizio Desideri e Paolo Francesco Pieri//SAGGI/Ressentiment: il pericolo da superare per Nietzsche-Zarathustra Giuliano Campioni/Raskol, logica del diavolo: il risentimento in DostoevskijSilvano Tagliagambe/Nietzsche “primo psicologo” e genealogista del ressentimentYamina Oudai Celso/Il risentimento e il desiderio mimetico. A partire da René Girard – Stefano Tomelleri/Risentimento, rimorso e viscosità della libidoLuis Kancyper/Rousseau e l’ingannevole sogno dell’utopia come fine del risentimentoAlfonso M. Iacono/Risentimento e vergogna: le basi morali della responsabilitàVanessa De Luca/Ri-sentimenti della rete. OsservazioniUbaldo Fadini//MATERIALI/Sodoma: risentimento e democraziaGiulio Preti con introduzione di Alessandro Pagnini//INDICE PER AUTORE DEGLI ARTICOLI DI “ATQUE” 1990-2016
 
 

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Con questo fascicolo di «atque» intendiamo riflettere su quella più o meno segreta perturbazione emotiva, molto umana, che è il risentimento. Se lo assimiliamo a un’onda, tanto consideriamo pericoloso provare a cavalcare una qualsivoglia onda del risentimento che ci abbia pure involontariamente attraversato, quanto consideriamo necessario provare a comprendere cosa sia, come si sia generata, come possa propagarsi dentro e fuori di noi, come possiamo governata, e come magari possa dissolversi.

L’intento è quello di perimetrare questa complessa affezione: seguendo le declinazioni delle sue espressioni, ricostruendone gli itinerari e conoscendone le diverse geometrie sarà possibile evidenziarne le varie logiche. E nello svolgere questo compito, seguiremo – come al solito – le differenti prospettive che sono venute a darsi su questo tema nei vari ambiti di ricerca in epoca moderna e non solo. Si pensi soprattutto a studi e ricerche sul risentimento che vanno dalla filosofia all’antropologia politica, dalla filologia alla psicologia (ma anche alla psicologia morale), dalla letteratura alla fenomenologia, dalla sociologia alla psicoanalisi. E quindi alle riletture di vari pensatori che vanno da Nietzsche (nel suo duro confronto con Eugen Dühring) a Hegel, da Montaigne a Girard, da Dostoevskij (che passa attraverso un confronto critico con Sečenov) a Scheler, da Rousseau a Freud (e non solo) sino – su piani diversi – ad Améry, Peter Strawson e Bernard Williams.

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Ressentiment: il pericolo da superare per Nietzsche-Zarathustra

di Giuliano Campioni
«atque», 19 n.s., 2016, pp. 17-33

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L’articolo intende indagare, nel confronto soprattutto con Eugen Dühring, come il tema del ressentiment divenga, progressivamente, il tentativo di Nietzsche di liberarsi da un pericolo che insidiava il suo atteggiamento filosofico e di vita. Questa lotta è avvertibile nello Zarathustra la cui azione è insidiata da figure del risentimento che mimano e stravolgono il senso della sua predica e della sua azione. Il ressentiment diviene sempre più la cifra per comprendere fenomeni storici che hanno portato all’attuale decadenza sociale e, in Ecce homo, alle soglie della fine della vita cosciente, Nietzsche confessa apertamente il pericolo che, con fatica, da malato, ha cercato di superare per arrivare alla “grande salute”.

 

Parole chiave: Friedrich Nietzsche, Eugen Dühring, ressentiment, Zarathustra, Ecce homo.

 

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Raskol, logica del diavolo: il risentimento in Dostoevskij

di Silvano Tagliagambe
«atque», 19 n.s., 2016, pp. 35-79

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Per Dostoevskij il risentimento è, a un tempo, la causa e l’espressione più diretta del raskol, dello scisma, della divisione tra gli uomini, che impedisce qualsiasi possibilità di manifestazione dei sentimenti, mette fuori gioco ogni forma di amore e paralizza l’azione, determinando in chi ne è vittima una totale inerzia. La sua analisi di questa oscura forza della psiche si inserisce nel quadro di un ravvicinato confronto critico con uno scienziato del suo tempo, Ivan Michailovič Sečenov, esplicito fautore della riduzione della psicologia alla fisiologia e dell’esigenza di eliminare ogni riferimento alla mente e ai suoi processi come causa capace di fornire una spiegazione convincente del comportamento dell’uomo e delle sue scelte.

 

Parole chiave: libero arbitrio, logica a base riflessa, inconscio, inerzia cosciente, rigenerazione e rinascita.

 

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Nietzsche “primo psicologo” e genealogista del ressentiment

di Yamina Oudai Celso
«atque», 19 n.s., 2016, pp. 81-104

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Apoteosi della falsa coscienza e dell’auto-inganno, menzogna millenaria, antitesi perfetta del superomistico “sì alla vita”, stigma riconoscibile e archetipico di quell’“umano troppo umano” che contraddistingue tristemente la maggioranza degli individui, il ressentiment nietzscheano rappresenta una delle categorie fondanti della visione etico-filosofica del suo autore ma al tempo stesso anche un vero e proprio capolavoro di introspezione psicologica e di finezza analitica. Questo contributo analizza la teoria nietzscheana del ressentiment contestualizzandola entro una concezione della morale intesa come “linguaggio gestuale delle emozioni” (eine Zeichensprache der Affekte) che il filosofo tedesco ritiene decifrabile solo integrando le risorse della filosofia con quelle della psicologia e della medicina. Dopo aver chiarito le peculiarità del cosiddetto “metodo genealogico” impiegato da Nietzsche, il senso della sua autodefinizione di primo grande psicologo (der erste große Psychologe) dell’intera storia della filosofia e le peculiari sfumature semantiche del vocabolo francese ressentiment in rapporto a termini tedeschi analoghi, il saggio illustra le connessioni tra la teoria nietzscheana del ressentiment e la polemica antidarwiniana fondata sulla contrapposizione tra evoluzione e progresso, ovvero tra la perversione vendicativa dei “risentiti” e l’aristocratico vitalismo del Superuomo.

 

Parole chiave: Nietzsche, Ressentiment, genealogia della morale, Umwertung, nietzscheofreudismo, teoria delle emozioni, darwinismo, Ubermensch/Superuomo, pulsione causale o Ursachentrieb.

 

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Il risentimento e il desiderio mimetico. A partire da René Girard

di Stefano Tomelleri
«atque», 19 n.s., 2016, pp. 105-124

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Questo saggio presenta una lettura del risentimento attraverso la teoria mimetica di René Girard. Lo studioso francese ha riconosciuto che lo studio sul risentimento di Friedrich Nietzsche ha avuto un ruolo chiave in molte analisi del ventesimo secolo con specifiche implicazioni antropologiche e sociologiche. In particolare, la Genealogia della morale ha influenzato l’interpretazione della morale borghese di Max Scheler e alcune analisi di sociologia della religione di Max Weber. Nietzsche sostiene una perfetta coincidenza tra l’essere dalla parte della vittima e credere in una religion del risentimento. La teoria mimetica di René Girard fornisce un metodo per interpretare le implicazioni della Genealogia della morale e dei successivi studi teorici, attraverso un’investigazione critica del concetto nietzschiano di risentimento e un’analisi della relazione complessa e ambivalente tra il desiderio umano e l’ordine sociale. Scoprendo la dimensione mimetica delle relazioni sociali, lo studioso francese ha messo in discussione l’assunto che il desiderio sia un fenomeno individuale e ha reinterpretato il rapporto tra la tradizione giudaico-cristiana, la condizione di vittima e le tendenze sociali moderne e contemporanee.

 

Parole chiave: Genealogia della morale, desiderio mimetico, capro espiatorio, vittima.

 

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Risentimento, rimorso e viscosità della libido

di Luis Kancyper
«atque», 19 n.s., 2016, pp. 125-139

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Lo scopo di questo lavoro è quello di dimostrare come il concetto di viscosità della libido, sebbene abbia un evidente valore descrittivo, non contenga in sé alcun principio esplicativo, e di considerare sotto quali condizioni, oltre a quelle già indicate dalla teoria del narcisismo, la libido possa slegarsi dai suoi oggetti. Contrariamente a quanto indicato da Freud, l’autore sostiene che esistono delle ragioni specifiche per cui la libido resta fedele a ciò che ha investito come suo oggetto. Queste ragioni sono condizionate dalle vicissitudini dei processi di idealizzazione, di negazione e aggressività al servizio di Thanatos, processi che, attraverso i più significativi legami reciproci, partecipano alla strutturazione del risentimento e del rimorso.

 

Parole chiave: libido, narcisismo, risentimento, rimorso, oggetto, viscosità.

 

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Rousseau e l’ingannevole sogno dell’utopia come fine del risentimento

di Alfonso M. Iacono
«atque», 19 n.s., 2016, pp. 141-152

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Le utopie sognano la fine del risentimento. E forse per questo sono noiose. Ad Amaurote, la città dell’isola di Utopia di Thomas More non vi è risentimento e neanche conflitto. Se poniamo Rousseau fra gli utopisti, così come ha sostenuto Bronislaw Backzo, e per di più fra gli utopisti egualitari, la domanda che si pone è come sia possibile separare un ideale meraviglioso come l’eguaglianza dalla noia di un sistema sociale senza conflitti o risentimenti. Rousseau non vi riesce. Pensare l’eguaglianza come pacificazione contro la diseguaglianza in quanto conflitto e risentimento, ha tolto vitalità all’utopia. La confusione dell’eguaglianza con il conformismo e con l’omologazione è il motivo che ha portato il sogno delle utopie a infrangersi nella noia, nel grigiore, nella stessa subordinazione che esse volevano togliere, e a giusta ragione, dalla storia.

 

Parole chiave: utopia, risentimento, sogno, Rousseau.

 

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