Livelli di emozione

di Silvano Tagliagambe
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 35-78

Scarica intero Articolo

Damasio considera le emozioni il risultato di un processo che realizza una configurazione neurale e mentale che riunisce, all’incirca nello stesso istante, la configurazione relativa all’oggetto, quella relativa al corpo di un organismo vivente nella sua globalità e quella relativa alla relazione tra i due. Questo processo è una sorta di descrizione di secondo ordine, senza parole, in quanto si basa su configurazioni neurali che diventano immagini, che narra la storia dell’organismo colto nell’atto di rappresentare i mutamenti del proprio stato dovuti all’interazione con il mondo esterno. A questa interazione vengono associati dei “marcatori somatici” che richiamano ogni volta le emozioni, positive o negative, provocate da essa. In questo saggio vengono prese in considerazione le emozioni che sono invece il risultato dell’osservazione compiuta dal corpo come sistema osservante nei confronti di una sua parte oggetto di distacco o addirittura di rifiuto in quanto causa di dolore in seguito a una malattia. Si tratta in questo caso di emozioni che costituiscono l’esito di un’articolazione del corpo in due livelli (sistema-osservante e sistema-osservato) e di un processo di metacomunicazione che veicola messaggi, che per lo più rimangono impliciti, di cui è interessante studiare l’incidenza e l’effetto nel decorso della malattia.

 

Parole chiave: metacomunicazione, auto-osservazione, corpo semantico, ipnosi, ecografi

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Pubblicato in Articoli

La natura delle emozioni.
Il dibattito fra Martha Nussbaum
e Paul E. Griffiths

di Rossella Guerini, Massimo Marraffa
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 81-99

Scarica intero Articolo

L’articolo solleva alcuni dubbi sulla versione neostoica dell’approccio cognitivo-valutativo alle emozioni elaborato da Martha Nussbaum. Seguendo Paul E. Griffiths che ha argomentato incisivamente contro le teorie che concepiscono le emozioni come giudizi valutativi, sosteniamo che il concetto ordinario di emozione è scomponibile in tre differenti classi di fenomeni psicologici. In altre parole, il concetto ordinario di emozione non è un genere naturale: ogni indagine promettente sulla natura delle emozioni deve partire da questa constatazione. Ne concludiamo che sebbene la teoria di Nussbaum non possa ambire a essere una teoria generale delle emozioni, può però fornire una teoria accurata di alcune forme sofisticate di emozionalità umana.

 

Parole chiave: approccio cognitivo-valutativo alle emozioni, emozioni complesse, emozioni primarie, emozioni costruite socialmente, modularità, stoicismo

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Pubblicato in Articoli

Sul concetto bioniano di contenitore/contenuto

di Giuseppe Civitarese
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 101-121

Scarica intero Articolo

Strumento geniale per la sua semplicità e per l’aderenza all’esperienza della vita pratica, il concetto bioniano di contenitore/contenuto descrive con efficacia la dialettica identità/differenza su cui si basa il processo della crescita psichica. La mente si sviluppa se, grazie a un’altra mente, è capace di trasformare protoemozioni e protosensazioni, il nuovo che informa su un ambiente esterno e interno in continua evoluzione, in forme di pensiero sia “semiotiche”/ corporee sia logiche/razionali. L’autore illustra tale dialettica con esempi tratti dal cinema e con una vignetta clinica. La tesi centrale dell’articolo è che il lavoro emotivo richiesto all’analista sia di “soffrire” la comprensione.

 

Parole chiave: Bion, contenuto/contenitore, capacità negativa, rêverie, Ida, Locke

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Pubblicato in Articoli

L’esperienza delle emozioni nell’incontro analitico

di Franco Bellotti
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 123-139

Scarica intero Articolo

Il saggio presenta una rassegna su come le emozioni siano state teorizzate sia nella psicoanalisi sia nella psicologia analitica junghiana, per proporre, poi, una visione dell’esperienza analitica che considera il loro manifestarsi come immanente alla relazione stessa. La ricerca delle emozioni in ambito psicoanalitico si è concentrata soprattutto sul perché, ovvero sulle cause psicofisiologiche, collocandosi idealmente in una linea di continuità con il vecchio Progetto freudiano, il quale si proponeva appunto di trovare un fondamento naturalistico alla dimensione speculativa della metapsicologia. In questo senso, ha tentato una integrazione dei concetti psicoanalitici con le ultime “scoperte” delle ricerche delle neuroscienze, attraverso sia una rivalutazione degli affetti che una revisione del setting. Un setting visto quale contenitore/contenuto in cui è possibile metabolizzare le emozioni oppure come un terzo soggetto, fonte immaginifica dell’integrazione consapevole delle emozioni. Differentemente dalla psicoanalisi, la psicologia analitica junghiana ha da sempre avuto come proprio fondamento la dimensione dell’affettività, sia quale nesso associativo del vissuto temporale della coscienza sia quale dimensione patica della soggettività. Uno sguardo attento al come delle emozioni, alla loro manifestatività non esclude né il riferimento alla tradizione freudiana né tanto meno a quella junghiana, propone piuttosto un atteggiamento analitico la cui “attitudine” è quella di un comprenderle come immanenti all’esperienza dell’incontro, per cui il loro sapere non è, per l’appunto, acquisito altrove.

 

Parole chiave: coscienza affettiva, regolazione affettiva, metafore affettive, affetto inconscio, alessitimia, dissociazione, schema emotivo, elementi beta, terzo analitico intersoggettivo, manifestatività, coscienza corporale, spazio, crisi

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Pubblicato in Articoli

La coscienza affettiva. Emozione e cognizione nel determinismo della coscienza

di Stefano Fissi
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 143-167

Scarica intero Articolo

Nelle teorie sulla coscienza si distinguono due approcci: (i) i modelli che valorizzano la cognizione derivando dalla psicologia cognitiva e dall’intelligenza artificiale, mirano all’integrazione dell’informazione e sono basati sull’attivazione di un complesso dinamico di aree cerebrali diffuse attraverso fibre a lunga portata con connessioni rientranti nei due sensi. La teoria dello spazio di lavoro neuronale globale ne è l’espressione più aggiornata (ii) i modelli basati sull’emozione fanno riferimento al Sé come condizione della coscienza, o meglio alle sue successive rappresentazioni a livelli sempre più differenziati dell’encefalo; i sistemi affettivi primari vi imprimono specifiche coloriture emozionali. Il Sé nucleare nomotetico si differenzia nei Sé estesi idiopatici a seguito dell’accumularsi delle esperienze vitali lungo uno stato affettivo di processo primario in un continuum temporale. La mente è una rete modulare di stati del Sé.

 

Parole chiave: coscienza, spazio di lavoro neuronale globale, emozione, motivazione, Sé nucleare

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Pubblicato in Articoli

Elaborazione affettiva e salute

di Luigi Solano
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 169-197

Scarica intero Articolo

Partendo da una critica della contrapposizione tra “ragione” e “sentimento” che ha attraversato la cultura occidentale, il lavoro delinea l’importanza per la salute fisica e mentale di un pieno contatto con l’affetto, più specificamente di un collegamento tra un livello più “corporeo” fisiologico, definito emozione e un livello più cognitivo, esperienziale, consapevole, definito sentimento. Tale collegamento permette una riflessione cosciente sui propri sentimenti nonché una regolazione dell’attivazione emotiva. Viene quindi trattato il costrutto dell’alessitimia, come una delle più note descrizioni di una condizione in cui il collegamento suddetto tra emozione e sentimento risulta carente. Viene riportato un caso clinico illustrativo, la descrizione degli strumenti di misura, gli effetti sulla salute, le problematiche che si vengono a determinare nel rapporto medico/paziente qualora prevalga tale dimensione.

 

Parole chiave: emozione, sentimento, alessitimia, salute

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Pubblicato in Articoli

Il concetto di psicosi unica è ancora valido per una comprensione dei processi affettivi nelle psicosi?

di Paola Cavalieri
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 199-216

Scarica intero Articolo

Uno dei temi ancora controversi della riflessione psichiatrica riguarda la natura dei disturbi mentali, se si tratti di entità diagnostiche categorialmente distinte o di modulazioni diverse di un unico disturbo fondamentale. In questo lavoro si è scelto di seguire le diverse articolazioni del modello della psicosi unica, percorrendo il filone che intravede nella dimensione dell’affettività il comune denominatore al fondo delle psicosi, con l’intento di discutere se il concetto di unitarietà possa essere utile per migliorare la comprensione dei processi affettivi nelle psicosi. Seguendo alcune riflessioni fenomenologiche e il contributo delle neuroscienze affettive, viene discussa la possibilità che gli affetti possano giocare un ruolo importante nella modulazione individuale della nosologia psichiatrica.

 

Parole chiave: psicosi unica, affetti, emozioni, fenomenologia, neuroscienze affettive

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Pubblicato in Articoli

Verso le emozioni artificiali

di Giuseppe O. Longo
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 219-241

Scarica intero Articolo

Il nostro atteggiamento, razionale ed emotivo, nei confronti dei robot viene esaminato a partire dagli studi di Masahiro Mori sull’avvallamento del perturbante. Ne emerge l’importanza dell’aspetto esteriore dei robot, che, nel caso di robot umanoidi, ci porta a compiere su di essi una proiezione cognitiva ed emotiva. Al crescere della complessità e della raffinatezza dei robot si pone il problema dei rapporti tra questi artefatti e gli esseri umani, rapporti che non riguardano soltanto gli aspetti funzionali ma anche quelli etici, tanto che è sorto un nuovo settore di studi, la cosiddetta roboetica, che si propone di regolare non solo la condotta dei robot verso di noi, di cui si era già occupato Asimov con le sue famose leggi della robotica, ma anche la nostra condotta nei confronti dei robot. Il problema si pone per i continui progressi delle capacità cognitive di questi artefatti e soprattutto alla luce dei tentativi di dotare i robot di emozioni e di coscienza artificiali. Ciò potrebbe portare alla costruzione di creature raffinate e sensibili che non potremmo più trattare come semplici macchine alla stregua dei frigoriferi e delle lavatrici.

 

Parole chiave: Robot, intelligenza artificiale, emozioni, coscienza, avvallamento del perturbante, estetica, etica, roboetica

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Pubblicato in Articoli

La macchina morbida. Androidi, emozioni e altri oggetti non identificati nella fantascienza di Philip K. Dick

di Antonino Trizzino
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 243-262

Scarica intero Articolo

L’androide è un uomo costruito in laboratorio; un uomo che ignora di essere una macchina e che, ogni tanto, sperimenta quelle che gli uomini chiamano “emozioni”. La fantascienza di Philip K. Dick descrive un mondo intermedio fra l’organico e l’inorganico, dove le macchine provano a sostituirsi agli uomini e gli uomini decidono di disfarsi delle macchine. Che si tratti delle visioni di Dick, dei veicoli pensanti di Valentino Braitenberg, degli uccelli meccanici sognati da Yeats, della nascita della filosofia di Cartesio nel glaciale inverno del 1619 o della rivoluzione informatica di Alan Turing, tutti gli autori qui indagati immaginano una vita artificiale che è lo specchio e la soglia della nostra realtà.

 

Parole chiave: Philip K. Dick, fantascienza, androidi, veicoli pensanti di Braitenberg, Alan Turing, Cartesio

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Pubblicato in Articoli

Sembra viva! Estetica del perturbante nell’arte contemporanea

di Pietro Conte
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 265-281

Scarica intero Articolo

Nel variegato panorama dell’arte contemporanea abbondano gli esempi di opere iperrealistiche che sfruttano particolari materiali per replicare l’aspetto, il colore e persino la consistenza della pelle umana in modo da generare figure che interrogano e inquietano l’osservatore a causa della loro indistinguibilità dai modelli in carne e ossa. “Perturbante” è il nome che una lunga tradizione ha attribuito al sentimento che si prova ogni qual volta ci si ritrovi nell’impossibilità di decidere in merito alla natura animata o inanimata di ciò che si ha di fronte. La prima parte del saggio è dedicata alle riflessioni husserliane sulle figure di cera come caso emblematico di mismatch tra percezione (Wahrnehmung) e coscienza d’immagine (Bildbewusstsein). La seconda parte riassume alcuni punti salienti – benché troppo spesso ignorati dalla critica – delle analisi svolte da Ernst Jentsch e Sigmund Freud in relazione all’emozione dell’unheimlich e al suo rapporto con l’immaginario e la finzione. Il terzo e ultimo paragrafo si interroga sui motivi per cui certe immagini iperrealistiche possono essere legittimamente considerate alla stregua di opere d’arte, mentre le statue di cera alla Madame Tussauds, sebbene materialmente identiche alle loro più quotate colleghe, vengono di norma relegate alla sfera del mero virtuosismo tecnico.

 

Parole chiave: iperrealismo, fenomenologia, figure di cera, mismatch, percezione, coscienza d’immagine, distanza, Husserl.

 

Le prime pagine di questo articolo non ancora pubblicato online, si trovano nello sfogliabile cliccando qui – l’intero articolo è ovviamente reperibile nel fascicolo in formato cartaceo presso le “librerie amiche” ed è ordinabile all’indirizzo ordini@morettievitali.it

Pubblicato in Articoli
Ricerca Fascicoli e Articoli
Tipo
Anno
Fascicolo