Zero come simbolo: uno sconfinamento indeterminato

di Enrico Castelli Gattinara
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 95-112

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La vera matematica è l’elemento vero e proprio del mago.

novalis

 

 

La matematica è un simbolo della scienza (e del sapere più alto): non si dimentichi infatti la presunta iscrizione sull’Accademia dove in segnava Platone, “non entri qui nessuno che sia ignorante di geometria”. Simbolicamente, il sapere matematico rappresenta (o ha rappresentato) il sapere scientifico più efficace e preciso, vale a dire il rigore di un metodo capace di applicarsi a se stesso e al contempo generatore di nuove conoscenze. Ovviamente, la matematica non è un’immagine della scienza, non ne è la rappresentazione emblematica; eppure spesso viene indicata proprio come il Continua a leggere ›

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Dell’impossibilità di non essere in contatto. Contributo allo sviluppo della psicologia analitica

di Amedeo Ruberto
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 75-92

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Premessa

 

Il sedicesimo volume delle Opere di Jung dedicato alla “Pratica della psicoterapia” – volume che non sarà mai abbastanza meditato dai cultori della materia – si apre con un saggio del 1935: “Principi di psicoterapia pratica”. L’incipit del lavoro propone alcune parole chiave di questo mio contributo che rappresentano una premessa per entrare nell’universo speculativo junghiano: «una persona è un sistema psichico che, quando agisce su un’altra persona, entra in interazione con un altro sistema psichico». Continua a leggere ›

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Il giro della prigione

di Anna Fusco di Ravello
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 63-74

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zenone, il medico e alchimista protagonista dell’Opera al nero di Marguerite Yourcenar che ha lo stesso nome del filosofo di Elea famoso per il paradosso di Achille e la tartaruga, afferma: «Chi sareb be così insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?».

L’uomo è un animale camminatore. E cammina. Va camminando per il mondo da più di due milioni di anni. Se si considera la massi ma di Lao Tse che recita: «un buon camminatore non lascia tracce dietro di sé», l’uomo è un pessimo camminatore perché ha lasciato tali e tante tracce nelle sue migrazioni, scoprendo nuovi territori, in contrando etnie e specie diverse, contaminandosi e Continua a leggere ›

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L’esperienza animale del contatto. Zoo-fenomenologia e addestramento meditativo

di Roberto Ferrari e Ricardo Pulido
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 35-62

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Con non mente il fiore invita la farfalla Con non mente la farfalla raggiunge il fiore Il fiore non sa

Né sa la farfalla

Non conosco gli altri, gli altri non conoscono me Così seguiamo la legge dell’universo.

Daigu Ryokan

 

Introduzione Continua a leggere ›

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Le relazioni naturali. Il relazionismo di Whitehead e il problema dell’intenzionalità

di Luca Vanzago
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 19-34

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Intenzionali

 

La filosofia di Alfred N. Whitehead è probabilmente la versione novecentesca più nota e importante di concezione relazionistica della realtà. Il suo pensiero si è venuto evolvendo, a partire dagli iniziali studi matematici e fisici, in direzione di una cosmologia processuale fondata sull’idea di natura come creatività, in cui un ruolo strategico giocano la critica del sostanzialismo di ascendenza aristotelica e la proposta di una concezione logica e ontologica della realtà in cui la nozione di relazione si svincola dal suo statuto di categoria secondaria per assurgere a chiave di comprensione Continua a leggere ›

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Introduzione

di Anna Gianni, Roberto Manciocchi e Amedeo Ruberto
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 11- 16

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Come in ogni altro numero di «Atque», anche qui proviamo a esplorare territori non consueti, aperti, in questo caso, dalla proble maticità dell’esserein-contatto.

 

L’ESPERIENZA DEL CONTATTO COME RELAZIONE. – una qualsiasi definizione di “contatto” lo riduce all’avvicinamento di corpi (anima ti o non, reale o immaginaria) o lo astrae nel termine di “relazione”.

Ma se, in effetti, la relazione è figurativamente e concettualmente la migliore rappresentazione con cui possiamo avvicinare il “contatto”, balza subito in evidenza come il curioso e paradossale Continua a leggere ›

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Prefazione

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 11 n.s., 2012, pp. 9-10

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Viviamo un mondo dispiegato dal nostro linguaggio e le relative pratiche.

Facendo un elenco un po’ alla rinfusa, posso dire che nel mondo delle pratiche psicologiche e gli ambiti confinanti, la fanno attualmente da padroni termini e concetti come: ‘relazione’, ‘diffe renziazione’, ‘individuale’, ‘spiegazione’, ‘distanziazione’, ‘astratto’, ‘mediatezza’, ‘segno’, ‘aut-aut’, ‘mente’, ‘oggetto’, ‘conscio’, ‘sapere’, ‘confini’.

Come è facilmente intuibile, l’installarsi in medias res di parole e concettualizzazioni come queste, ha messo in ombra i relativi termini e concetti opposti, come: ‘contatto’, ‘integrazione’, ‘collettivo’, Continua a leggere ›

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Karl Jaspers. Il progetto di chiarificazione dell’esistenza: alle sorgenti della cura di sé

di Giovanni Stanghellini e Alessandra Ambrosini
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 225-237

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Introduzione

 

Nell’arco di sei anni, dal 1913 al 1919, Karl Theodor Jaspers pubblica due opere che imprimono una svolta epocale alle Scienze dell’uomo del XX Secolo. La prima tra queste, intitolata Psicopatolo gia generale, a cento anni dalla sua prima edizione, continua a rappresentare la bussola della prassi nella clinica dei disturbi mentali e a segnare l’agenda della ricerca psicopatologica. La seconda opera, la Psicologia delle visioni del mondo, è considerata l’atto di nascita di una delle principali correnti filosofiche del Novecento: l’esistenziali smo. Ci proponiamo di illustrare come queste due opere Continua a leggere ›

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Fenomenologia del primo incontro. Vissuti di estraneità e capacità di improvvisare del terapeuta

di Paola Cavalieri
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 213-224

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Introduzione

 

Partendo da alcune osservazioni cliniche, tenterò di elaborare delle riflessioni che potrebbero essere utili nel lavoro quotidiano con i nostri pazienti. Mi soffermerò su ciò che accade nel primo incon tro, con uno sguardo rivolto in particolare ad alcuni vissuti indotti dai primissimi scambi intersoggettivi. La mia attenzione si focalizzerà su questo tema nel tentativo di rispondere, sebbene in modo assolutamente parziale, a delle domande banali che spesso mi pongo: cosa contribuisce alla riuscita del primo incontro e, di conseguenza, del rapporto terapeutico? Perché alcuni pazienti restano per Continua a leggere ›

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Esperable uberty. Gli interventi clinici dell’analista come ipotesi di ricerca

di Giovanni Foresti
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 197-212

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Io ritengo che non si debbano fabbricare teorie, ma che esse debbano capitare in casa come un ospite inatteso, mentre ci si occupa di ricerche sui particolari, come è accaduto per questa teoria. Ma Lei stesso deve elaborarla quando ne ha l’occasione; io non me ne occuperò, anche se l’accetto. (…)

La saluto cordialmente e Le auguro che la Sua fase produttiva duri a lungo.

Suo Freud Continua a leggere ›

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