Fenomenologia e clinica dell’ordinario

di Mauro La Forgia
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 177-196

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La ricerca dell’ordinario

 

Afferrare, nell’esperienza e nei comportamenti, la qualità dell’ordinario è tema, insieme, di vaghezza e di complessità rilevanti. Appare ovvio, a prima vista, che ogni definizione di ordinarietà sia da riferirsi a una particolare appartenenza culturale, peraltro còlta in una sua specifica determinazione storica. E che ci si debba, allo stesso tempo, porre più di una domanda sul valore epistemologico di una operazione che eleva a oggetto d’indagine una nozione che coniuga indiscutibilità con ineffabilità, presunta immediatezza con dichiarata evanescenza. Continua a leggere ›

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Dove la parola manca il segno. Negli interstizi trasformativi della talking cure

di Maria Ilena Marozza
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 153-176

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Ce qui n’est pas légerèrement difforme a l’air insensibled’ou il suit que l’irrégula- ri, cest-à dire l’inattendu, la surprise, l’étonnementsont une partie essentielle et la caractéristique de la beauté.

Charles Baudelaire

 

 

 

Il titolo di questo contributo s’ispira al saggio con cui il semio logo Algirdas J. Greimas concludeva il suo insegnamento sui sistemi di significazione all’École des hautes études di Parigi, nell’anno Continua a leggere ›

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Nòstoi inauditi. Dalla percezione sonora fetale all’ascolto analitico

di Elena Gigante
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 129-149

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Though this be madness, yet there is method in’t

 

 

L’inaudito come declinazione dell’inatteso

 

L’universo della percezione sonora fetale costituisce una matrice originaria che potrebbe essere rappresentata mediante una metafora goethiana, quella del regno delle Madri. Attraversando la galleria oscura Faust e Mefistofele si ritrovano di fronte a nembi metafisici che preparano l’apparizione delle Dee Madri, ipostasi delle forme vuote dal contenuto abissale, dove ogni tentativo di Continua a leggere ›

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Alle strette. L’atmosferico tra inatteso e superattese

di Tonino Griffero
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 101-128

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Atteso e inatteso

 

Si fa un gran parlare di esperienza. Pensando, erroneamente, che sia qualcosa di ovvio. E invece l’esperienza, quanto meno quel vissuto (anche leiblich, ossia proprio-corporeo) del quale diciamo enfaticamente che “è stata un’esperienza!”, è in linea di principio, stando soprattutto al coté hegeliano-gadameriano, una fastidiosa, talvolta persino dolorosa, negatività. Di più: è, propriamente, sempre la smentita di un’attesa. Niente esperienza, dunque, in presenza di un deficit dell’attesa e, contemporaneamente, senza crisi (almeno parziale) dell’attesa. Solo che nella Modernità questo Continua a leggere ›

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L’inatteso e il sottrarsi dell’evento. Vie d’accesso filosofiche tra domandare e rispondere

di Ferdinando G. Menga
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 73-100

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Per Oriana, davvero un inatteso

a cui rispondere tutti i giorni.

 

Voglio tenere tutto stretto, fin dal principio, i dettagli, il caso, il fluire degli eventi. Prima che la distanza offuschi lo sguardo che si volge indietro, attutendo il frastuono delle voci, delle armi, degli eserciti, il riso, le grida. Eppure solo la distanza consente di risalire a un probabile inizio.

Luther Blissett, Q Continua a leggere ›

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La cura della singolarità

di Graziella Berto
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 63-72

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La consumazione dell’inconscio

 

C’è un messaggio, o un allarme, che ci giunge da alcune voci del la psicoanalisi contemporanea: l’“inconscio”, quella dimensione eccentrica al controllo della coscienza e densa di desideri che ci siamo abituati a chiamare in questo modo, si sta inaridendo, rischia di scomparire. L’effetto di tale “prosciugamento” non è però un benes sere diffuso, una guarigione e quindi una salute generalizzata ma, al contrario, un nuovo e accresciuto «disagio della civiltà». Continua a leggere ›

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Quanto fa 25×20? Per una logica del cambiamento psichico

di Felice Cimatti
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 41-62

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È molto difficile descrivere sentieri concettuali là dove sono già stati tracciati molti solchi – tuoi o di un’altra persona – e non imbattersi in una delle carreggiate già tracciate. È difficile deviare anche soltanto di poco da un vecchio corso di idee.

L. Wittgenstein

 

 

Talking cure

 

La psicoanalisi è una cura, prima che una particolare teoria della mente o una specie di filosofia. E una cura è efficace se cambia, in meglio, lo stato del paziente, altrimenti non è una cura. Siccome la Continua a leggere ›

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Piccole grandi cose: tra ordinario e straordinario

di Enrico Castelli Gattinara
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 19-40

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In una delle più famose storie zen tratte da un sutra di Buddha, si parla di un uomo che, rincorso da una tigre, si getta in un precipizio afferrandosi alla radice di una vite per reggersi. La tigre lo fiuta dall’alto, ma non lo può prendere. Nel frattempo giunge una seconda tigre che lo fiuta dal basso, aspettando di divorarlo. In quel momento l’uomo si accorge che due topi stanno rosicchiando la radice che lo regge, ma vede anche vicino a lui una bellissima fragola. Il brevissimo racconto si conclude così: “Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l’altra spiccò la fragola. Com’era dolce!”.

Si possono trovare molte morali in questa breve favola, molti significati stratificati fra loro, ma il messaggio che trasmette è una sorta di ossimoro esistenziale fra la disperazione e la felicità: l’infelice Continua a leggere ›

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Introduzione

di Paola Cavalieri, Mauro La Forgia e Maria Ilena Marozza
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 11-15

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  1. Questo fascicolo di Atque nasce dall’idea di indagare su quelle fasi del lavoro psicoterapeutico nelle quali ci si affida all’esperienza ordinaria, all’immediatezza dei vissuti e dei comportamenti, affran candosi da forme di lettura dell’altro (e di sé) trasmesse da teorie o tradizioni di riferimento. È nostra convinzione che questi luoghi di indagine abbiano da sempre segretamente caratterizzato ogni psicoterapia; che essi siano stati, e siano ancora, travolti da rappresentazioni e resoconti dogmaticamente fantasiosi di ciò che avviene in una seduta; che, viceversa, una maggiore attenzione a essi, e a ciò che in essi si insinua o si produce, possa costituire la via règia del contatto con quanto di sottilmente pervasivo e nascosto ci attraversa, ci lega agli altri e (nel rapporto con gli altri) ci costituisce.
  2. Riteniamo, in breve, che vada ampliata e posta in primo piano la pratica del sensibile, dell’immediato, dell’“afferrabile” all’interno del dialogo: non ci sono plessi più degni e produttivi di questi per giungere all’individuazione di quanto permea la nostra presenza e le nostre relazioni, evitando ricorsi ideologici o semplicistici all’“inconscio”: riteniamo del resto che non ci sia aspetto più nascosto e inatteso di quello che ci coglie nel quotidiano, “nella nostra stessa dimora”, come pure aveva intuito il Freud più sensibile.

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Prefazione

di Paolo Francesco Pieri
«atque», 10 n.s., 2012, pp. 9-10

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Questo fascicolo di «Atque» ci immette in un dibattito della psicoterapia e insieme della filosofia, dove, confrontandosi vari modi del conoscere, e non solo del conoscere, si riflette sul tema dell’esperienza dello straordinario nella vita quotidiana.

Dichiaro subito che qui mi intratterrò brevemente a evidenziare ciò che accompagna costantemente questo tema, e che, pur stando silenziosamente nello sfondo, permette di abbozzare un insieme di problematiche intorno a quello che è lo specifico umano che emerge nella vita ordinaria, e quindi in torno a qual è il possibil e senso dell’identità umana nell’incontro ordinario (straordinario) Continua a leggere ›

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