La cura della parola incurabilis

di Francesco Di Nuovo
«atque», 28-29 n.s., 2021, pp. 241-255

Tema di queste riflessioni è l’avventura che la parola può esperire nelle sue diverse declinazioni di senso: per un verso, la parola stentorea, che si dà sicura, densa di verità incontrovertibili, come ci viene dal Cratilo di Platone o dal Diavolo di Dürer; di contro, la parola puramente convenzionale, prossima ad annichilirsi nella vacuità gorgiana: la parola, così ci appare, dell’Ermogene platonico o della Morte raffigurata da Dürer. Dal confronto delle due, infine l’apertura a una terza possibilità: è la parola che viaggia nella cosa che esprime, la parola esperienza, mai ferma, gravida di un senso infinito; incurabile, nell’accezione ricavabile dalla riflessione dantesca (forse, proprio per questo, paradossalmente, strumento capace di cura) ovvero indisponibile a ridursi tra le maglie strette della grammatica. Ove grammatica è icona di pensiero fermo, di teoria stantia, timorosa della vita, come può certo anche divenire la teoria che l’analista maneggia.

 

Parole chiave: parola, esperienza, différance, incurabilis, estetica della cura

 

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Glossario di un lettore

di Antonino Trizzino
«atque», 28-29 n.s., 2021, pp. 257-271

Il glossario di un lettore deve necessariamente contenere qualche elemento di finzione, perché una descrizione realistica finirebbe per violare il suo segreto. Ogni voce commenta, in ordine alfabetico, le passioni, le manie, i vizi, i rituali e i libri che hanno segnato il percorso del lettore protagonista: da Poe, a Borges, ad Augusto Monterroso; dalla vocazione precoce alla lettura, all’amore per i cataloghi; dall’equipaggiamento del vero sottolineatore, al suo desiderio di solitudine; dalla meraviglia della prima biblioteca, ai libri prestati che nessuno gli ha più restituito.

 

Parole chiave: Borges, letteratura ispanoamericana, leggere, rileggere, vizio

 

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26-27 n.s./2020
SUI VOLTI DELL’AUTORITÀ

a cura di

Fabrizio Desideri e Paolo Francesco Pieri

 

PREFAZIONE – Fabrizio Desideri e Paolo Francesco Pieri // SAGGI / La pandemia ha il volto di Amleto – Silvano Tagliagambe / L’auctoritas dai mille volti. L’assenza di volto dell’autorità contemporanea – Francesco Valagussa / La narrazione del padre. Considerazioni su Alexandre Kojève, l’autorità, la tradizione – Massimo Palma / Una tutt’altra sovranità. Rileggendo “La Sovranità” di Georges Bataille – Felice Ciro Papparo / Il volto e l’identità. A partire da Canetti e Deleuze – Ubaldo Fadini / Tornare indietro e andare avanti – Amedeo Ruberto / Disordine, irritazione, cura. La pandemia in psicoterapia – Mauro La Forgia / Autorità. Per una storia del legame auctoritas-exousìaPietro De Marco // ARTICOLI DI “ATQUE” 1990-2020 – PER AUTORE

 

 

 

[Anteprima delle prime pagine di ogni articolo del fascicolo.]

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Si deve ammettere che l’epidemia da covid-19, con la sua tendenza a diffondersi rapidamente e a più riprese, attraverso tutti i continenti, ha indotto a introdurre drastici cambiamenti nei nostri modi di vivere con gli altri e nello stesso rapporto con noi stessi.

E nel contesto di contagio pandemico in cui ci siamo venuti a trovare, abbiamo innanzitutto subìto una ferita narcisistica percependo la nostra fragilità umana insieme alla consapevolezza sia che non siamo gli unici esseri viventi sia che non possiamo continuare a considerare il nostro stile di vita come l’unico possibile.

L’inedita condizione di pericolo in cui ci siamo trovati ha sottoposto i modi di vita a un drastico ridimensionamento e alla necessità di ascoltare e spesso a seguire, volenti o nolenti, quanto proveniva da voci autorevoli, sia da quelle che all’autorità univano il potere sia da quelle la cui autorità proveniva dal sapere (le figure degli esperti: medici, scienziati, virologi, fisici ecc. sia in veste individuale sia in veste di comitati tecnico-scientifici).

È perciò intenzione di questo fascicolo di Atque, il domandarsi quale funzione abbiano nelle nostre vite i vari tipi di autorità e quale sia il gioco ottico dove compaiano quei volti che intanto incarnano questa figura. Si intende così raccogliere studi, pensieri, riflessioni, interrogativi e financo provocazioni sull’oggi dell’autorità e sul senso della sua permanenza nelle nostre “forme di vita”, per esprimerci con Wittgenstein.

 

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La pandemia ha il volto di Amleto

di Silvano Tagliagambe
«atque», 26-27 n.s., 2020, pp. 19-51

L’articolo analizza la famosa rappresentazione dell’Amleto di Shakespeare al Teatro d’Arte di Mosca (1911) con la regia di Konstantin Stanislavkij e le scenografie di Edward Gordon Craig. In linea con una tendenza all’interno del movimento simbolista di vedere l’opera di Shakespeare come un’opera di poesia piuttosto che come un’opera teatrale, Craig concepì la produzione come un monodramma simbolico in cui ogni aspetto della produzione sarebbe stato soggiogato al protagonista dell’opera: il gioco presenterebbe una visione onirica vista attraverso gli occhi di Amleto. Per supportare questa interpretazione, Craig ha voluto che Amleto fosse presente sul palco durante ogni scena, osservando in silenzio quelle a cui non ha partecipato. Il nocciolo della interpretazione monodrammatica di Craig stava nella messa in scena della prima scena del tribunale. Il palcoscenico era diviso nettamente in due aree attraverso l’uso dell’illuminazione: lo sfondo era molto illuminato, mentre il primo piano era scuro e ombroso; gli schermi erano allineati lungo la parete di fondo e inondati di una luce gialla diffusa. Da un alto trono su cui sedevano Claudio e Gertrude, che era immerso in un raggio dorato luminoso e diagonale, scendeva una piramide che rappresentava la gerarchia feudale; la piramide dava l’illusione di un’unica massa d’oro compatta, dalla quale le teste dei cortigiani sembravano sporgere dalle fessure del materiale. In primo piano, nell’ombra scura, giaceva accasciato Amleto, come se stesse sognando. Un velo sottile sottile era appeso tra Amleto e la corte, per rimarcare ulteriormente la divisione. Al momento dell’uscita di Claudio gli altri personaggi restavano al loro posto mentre il velo veniva allentato, così che l’intera corte sembrava sciogliersi davanti agli occhi del pubblico, come se si fosse trattato di una proiezione dei pensieri di Amleto, che ora erano rivolti altrove. Questa rappresentazione di un’atmosfera che possiamo definire “amletica” è di grande attualità, in quanto sembra descrivere in modo efficace l’odierna situazione del potere di fronte all’emergenza coronavirus.

 

Parole chiave: rappresentazione, potere, mente estesa, atmosfera, simbolo

 

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L’auctoritas dai mille volti. L’assenza di volto dell’autorità contemporanea

di Francesco Valagussa
«atque», 26-27 n.s., 2020, pp. 53-67

L’articolo cerca di individuare le aporie che caratterizzano il concetto di autorità nel suo sviluppo storico, con particolare riferimento a Hobbes e Rousseau. Alla luce della riflessione foucaultiana, si tenta di indicare quali metamorfosi abbia poi subito il concetto di autorità nel passaggio dalla logica dialettica, tipica della cosiddetta teologia politica, alla logica strategica tramite cui si configura l’orizzonte biopolitico. L’autorità diviene oggi appannaggio dell’apparato produttivo: nell’attuale quadro socio-economico è impossibile dare un volto univoco e coerente all’autorità, che tende invece a presentarsi frantumata in mille schegge, del tutto eterogenee tra loro.

 

Parole chiaveauctoritas, potestas, teologia politica, biopolitica, Benveniste

 

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La narrazione del padre. Considerazioni su Alexandre Kojève, l’autorità, la tradizione

di Massimo Palma
«atque», 26-27 n.s., 2020, pp. 69-91

Alexandre Kojève (1902-1968), filosofo di origine russa, indaga in un trattato pubblicato postumo dal titolo La nozione di autorità (1942) i tipi del fenomeno autoritativo. Tra le quattro tipologie – signore, capo, giudice, padre – l’ultima è quella che intrattiene un rapporto col passato e con la tradizione. Pur priva di ogni qualità personale, di ogni carattere dirimente, governando il racconto della tradizione, secondo Kojève l’autorità paterna è un tipo determinante nella configurazione di ogni regime politico. Questo contributo mira a illuminare alcuni aspetti della definizione apparentemente solo funzionale di autorità paterna in Kojève nella cornice più ampia della sua filosofia, insistendo sul rapporto che intrattiene con il tema del saggio del sapere assoluto e con le sue fattezze virili.

 

Parole chiave: padre, autorità, libro, saggio, tradizione

 

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Una tutt’altra sovranità. Rileggendo “La Sovranità” di Georges Bataille

di Felice Ciro Papparo
«atque», 26-27 n.s., 2020, pp. 93-124

Che cos’è la sovranità? Mai come in questi anni questo concetto è stato al centro del dibattito politico e culturale. Ci sono però vari modi di declinare questo «potere originario e indipendente da ogni altro potere». Georges Bataille, per esempio, ci ha offerto settant’anni fa un’interpretazione della sovranità che può essere davvero interessante far reagire sull’oggi. Una sovranità che «ha poco a che vedere con quella degli Stati» e che si configura innanzitutto come «aspetto opposto, nella vita umana, a quello servile o subordinato». Indicando così soprattutto uno spazio di esperienza – giacché per il filosofo francese l’esperienza è la «sola autorità, il solo valore» – in cui la vita si prova. Non insomma l’esercizio di un potere che asservisce e vincola, che compete e resta chiuso in sé, ma la liberazione, l’uscita fuori di sé, la «distruzione dell’abitudine ad avere uno scopo», aprendosi al piacere della propria consumazione. Questo saggio intende proprio andare a vedere come Bataille fa apparire questa «tutt’altra sovranità» nelle diverse forme dell’esistere umano: nell’infanzia, nella giovinezza, nelle figure della «minorità» che la letteratura e l’arte, nel loro confronto con il male e la crudeltà, ci hanno saputo presentare.

 

Parole chiave: Bataille, sovranità, nulla, soggettività, puerilità, Kafka

 

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Il volto e l’identità. A partire da Canetti e Deleuze

di Ubaldo Fadini
«atque», 26-27 n.s., 2020, pp. 125-142

Sono Gilles Deleuze e Félix Guattari, anche in relazione con le tesi di Elias Canetti contenute in Massa e potere, ad articolare una salutare impresa teorica, su diversi piani, caratterizzata dall’affermazione di una decisiva politicità del viso, che consente di leggere la sua realtà in termini tali da rinviarla infine a flussi, intensità e insiemi di vicinanze [prossimità] mai fissabili una volta per tutte. Il presente contributo evidenzia il carattere operativo dell’identificazione del viso con la maschera, sulla scia di alcune riflessioni di Alessandro Pizzorno, e l’importanza di una politica conseguente del disfarlo in vista della liberazione di ciò che potrà impegnarsi nella delineazione di divenire realmente non assorbibili dai concatenamenti dati di potere.

 

Parole chiave: viso, maschera, corpo, identità, politica

 

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Tornare indietro e andare avanti

di Amedeo Ruberto
«atque», 26-27 n.s., 2020, pp. 143-152

In questo articolo si considerano alcuni elementi di carattere concettuale ed esperienziale particolarmente stressati in periodo di pandemia. In particolare il meccanismo psicologico della regressione, dell’andare indietro, appare necessariamente connesso alla possibilità di sviluppi non conflittuali e a soluzioni trasformative.

 

Parole chiave: istinto di autoconservazione e di conservazione della specie, regressione, psicoterapia

 

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Disordine, irritazione, cura. La pandemia in psicoterapia

di Mauro La Forgia
«atque», 26-27 n.s., 2020, pp. 153-160

L’autore propone un resoconto soggettivo dei sentimenti di sconcerto, di disordine, di irritazione, spesso accompagnati da agiti abbandonici, che hanno caratterizzato la sua esperienza psicoterapeutica nelle fasi pandemiche, condotta attraverso sedute online. Viene proposta una casistica di reazioni della coppia analitica alla nuova forma di setting, e si indicano soluzioni delle problematiche più evidenti.

 

Parole chiave: pandemia, psicoterapia online, setting

 

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