Soglia Lubitz. Manovre di discesa controllata

di Antonino Trizzino
«atque», 22 n.s., 2018, pp. 109-125

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Il 24 marzo 2015 il copilota Andreas Lubitz si schianta deliberatamente con il suo Airbus A320 sulle montagne dell’Alta Provenza, causando la morte di centoquarantanove passeggeri. La decisione di Lubitz non è più soltanto una decisione umana; è tale che ciò di cui decide va al di là di ciò che è calcolabile come effetto di una decisione umana. Questa soglia estrema evoca altri sistemi di funzionamento e altre interpretazioni: il richiamo è alle ricerche di Uexküll sugli ambienti animali, alle idee di Kant sulla fine del mondo, allo studio del comportamento suicida di un gruppo di cavallette, alla riflessione sull’esperienza fisica e corporea della caduta e dell’errore.

 

Parole chiave: Andreas Lubitz, aeronautica, suicidio, Uexküll, Daniele Del Giudice

 

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21 n.s./2017
VOLONTÀ.
UNA SFIDA CONTEMPORANEA

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a cura di

Fabrizio Desideri e Paolo Francesco Pieri

 

PREFAZIONEFabrizio Desideri e Paolo Francesco Pieri // VOLERE E CONTINGENZA / Il soggetto del volere Carlo Sini / Rappresentazioni e narrazioni dell’azione: l’altrimenti e la decisione. Per una fenomenologia del contingente Rossella Bonito Oliva // LA NATURA DELLA VOLONTÀ / Neuroscienze della volontà e della decisioneFilippo Tempia / Volontà, libero arbitrio ed epifenomenismoMario De Caro // FENOMENOLOGIA DELLA VOLONTÀ / Intenzionalità fungente: involontarietà e impersonalità in fenomenologiaRoberta Lanfredini / Friedrich Nietzsche: critica e affermazione della “volontà” Giuliano Campioni // ANTINOMIE DELLA VOLONTÀ / Io, coscienza e volontà. La necessità del possibileAmedeo Ruberto / La dialettica della volontà e dell’involontarioGiovanni Stanghellini e Milena Mancini // UN ALTRO ACCESSO ALLA VOLONTÀ / L’evento della volontà in una prospettiva comparativa. L’azione e l’agente nella BhagavadgītāLuca Pinzolo // INDICE PER AUTORE DEGLI ARTICOLI DI “ATQUE” 1990-2017

 

 
 

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Tra i concetti classici del pensiero filosofico e psicologico quello di “volontà” appare oggi uno dei concetti più interrogati e messi in questione nei suoi assetti tradizionali, a partire dallo stress e alla revisione cui tali assetti sono sottoposti da parte delle nuove scienze della mente e del cervello.

Anzitutto, a essere posta in questione è proprio l’autonomia della volontà, il suo essere “causa sui” a differenza di ogni altro fenomeno naturale. Questo, sia nella concezione razionale (l’autonomia della volontà come effetto della ragione) sia nella versione per così dire decisionista e volontarista (l’autonomia della volontà come quanto riesce a sbloccare i dilemmi del puro pensare).

Secondariamente, si osserva come la volontà tragga motivo e addirittura sorga da complessi e stati emozionali, talvolta in conflitto al loro interno. Come se l’autonomia della volontà non fosse altro che l’affermarsi di uno stato emozionale su altri.

Un terzo aspetto di problematizzazione della volontà è quello relativo ai suoi correlati neurali e ai circuiti cerebrali che coinvolge. Qui uno dei temi più scottanti diviene quello del rapporto tra volontà e coscienza, nel presupposto che quest’ultima (come hanno mostrato i fondamentali studi di Libet) giunge sempre dopo che una decisione è stata presa.

A questo punto diviene quanto mai attuale, per quanto difficile da tracciare, la distinzione tra il volontario e l’involontario: quanto siamo signori e responsabili delle nostre azioni e quanto, invece, queste sono conseguenza (mediata talvolta in maniera sofisticata) da processi ed eredità culturali, sollecitazioni ambientali e scelte “storiche” precedenti, non solo di tipo individuale.

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Il soggetto del volere

di Carlo Sini
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 19-23

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A chi si domandasse quale sia il soggetto della volontà, e così intendesse soddisfare quel desiderio di verità che momentaneamente dissolve l’inquietudine dell’esistenza, sarebbe possibile rispondere che è preferibile immaginare la propria volontà, ciò che ogni volta ci spinge e ci muove, come un accidentale dispiegarsi del mondo e della vita sociale cui si appartiene. Con la preghiera di ascoltare questa “volontà di verità” – a sua volta – come “un accidentale dispiegarsi del mondo e della vita sociale…”.

 

Parole chiave: Marco Aurelio, Cartesio, William James, Nietzsche, verità, volontà, volontà di credere, volontà di verità

 

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Rappresentazioni e narrazioni dell’azione: l’altrimenti e la decisione. Per una fenomenologia del contingente

di Rossella Bonito Oliva
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 25-41

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Analizzare, descrivere o definire la “volontà” significa spostarsi progressivamente da un approccio psicologico a uno “etico”, perché il volere mette in gioco decisioni e azioni umane, il rapporto con il passato e con il presente: in definitiva l’intera forma umana della vita. Hannah Arendt ne ha colto la centralità nella vita della mente umana la cui creatività e pluralità sono messe a rischio dall’“assenza di pensiero”. Un confronto con il mistero della volontà ha segnato il Moderno, con approcci diversi Kant e Hegel ne hanno fatto oggetto di riflessione legando strettamente la volontà all’esercizio della libertà. La volontà imprime l’orientamento all’opera dell’uomo, disegna ed esprime la sua capacità di pensiero e di giudizio. La crisi del soggetto e della fiducia nel progresso della civiltà umana ha riproposto l’enigma della volontà. Un enigma che ha le sue radici nella stessa rappresentazione che l’uomo si dà e dà di sé stesso. Ogni narrazione, che sia fiduciosa o pessimistica, prova a dare ragione, a costruire una trama per tutto quanto volontariamente o involontariamente messo in atto dall’uomo. Per un “uomo senza qualità” l’enigma sarebbe risolto alla radice liberandolo dall’inquietudine del desiderio.

 

Parole chiave: volontà, libertà, contingenza

 

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Neuroscienze della volontà e della decisione

di Filippo Tempia
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 45-67

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Le neuroscienze negli ultimi decenni hanno iniziato a studiare i meccanismi cerebrali delle decisioni coscienti. I risultati sul movimento volontario hanno mostrato che un’area cerebrale si attiva prima che il soggetto sia cosciente della propria volontà di agire. Questo dato ha portato a conclusioni paradossali, come la negazione di qualsiasi ruolo causale della coscienza e del libero arbitrio. Tale interpretazione è messa in discussione dal fatto che il tempo percepito è una costruzione mentale non fedele alla realtà; che il paradigma sperimentale utilizzato non permette una decisione veramente libera; che l’area cerebrale in questione non è la prima ad attivarsi ma è preceduta da una codifica del compito da svolgere. Un esempio migliore di decisione cosciente è fornito dai giudizi morali, per i quali recenti studi di neuropsicologia e di imaging funzionale hanno evidenziato un ruolo primario delle emozioni. Tuttavia, nelle decisioni morali, le intuizioni permeate dalle emozioni vengono integrate con il ragionamento razionale mediante processi di cui il soggetto è solo parzialmente consapevole. Il giudizio che scaturisce da tale integrazione può essere rielaborato coscientemente fino a giungere a una diversa decisione. Si propone che il concetto di rapporto causale mente-cervello debba essere superato dalla considerazione che l’accensione globale che coinvolge quasi tutte le aree cerebrali è simultanea all’esperienza cosciente: si tratta di un’immensa rete neuronale attiva e sincronizzata, che costituisce uno spazio di lavoro comune, in cui tutti gli aspetti elaborati in aree diverse vengono condivisi. È questo insieme di aree attive e sincronizzate a essere cosciente e le decisioni coscienti vengono prese da queste aree quando si trovano nello stato funzionale cosciente. Si propone di superare il dualismo mente/materia, e di ragionare in termini di rete neuronale cosciente costituita dallo spazio di lavoro unificato dall’accensione globale e dalla sincronizzazione dei segnali nervosi. Rimane il mistero della natura della coscienza presente in questa struttura materiale quando si trova in tale stato funzionale.

 

Parole chiave: decisione cosciente, movimento volontario, giudizio morale, aree cerebrali, dualismo mente/cervello, accensione globale

 

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Volontà, libero arbitrio ed epifenomenismo

di Mario De Caro
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 69-88

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Questo articolo discute il ruolo giocato dalle scienze cognitive e dalle neuroscienze cognitive nella discussione sul libero arbitrio. Argomenterò che, lungi dal provare l’illusorietà del libero arbitrio, come sostenuto da un numero crescente di scienziati e filosofi, gli esperimenti presentati come refutazione finale del libero arbitrio mostrano, tutt’al più, che la nostra coscienza è molto più opaca a sé stessa di quanto non si presumesse. Ciò, tuttavia, non cambia sostanzialmente lo status quaestionis riguardo ai due classici dibattiti sul libero arbitrio: cos’è? E noi l’abbiamo?

 

Parole chiave: libero arbitrio, intenzionalità, epifenomenismo, responsabilità

 

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Intenzionalità fungente: involontarietà e impersonalità in fenomenologia

di Roberta Lanfredini
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 91-108

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In fenomenologia, la nozione di volontà è strettamente connessa a quella di intenzionalità. Eppure questo termine esiste con due significati: quello statico si riferisce alle nozioni attive di coscienza e costituzione; quello genetico ruota attorno alle nozioni passive di corpo e co-emergenza. Il primo si riferisce alla centralità della rappresentazione; nel secondo, i concetti di impersonalità e anonimato assumono un ruolo cruciale anche a livello di semplice sensazione. Prendendo questa distinzione come il suo punto di partenza, questo saggio si propone di indagare la relazione complementare in fenomenologia tra volontarietà e involontarietà.

 

Parole chiave: fenomenologia, intenzionalità, neutralità, corpo, movimento, involontarietà, impersonalità

 

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Friedrich Nietzsche: critica e affermazione della “volontà”

di Giuliano Campioni
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 109-128

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L’articolo intende chiarire il complesso rapporto di Nietzsche con il tema della “volontà” (soprattutto nel confronto con Schopenhauer) e di conseguenza, in prospettiva, con il tema della “volontà di potenza” vista spesso, erroneamente, come un semplice potenziamento della prima. Il rapporto con La storia del materialismo di Lange mette in crisi, fin dal periodo precedente La nascita della tragedia, la posizione metafisica del filosofo pessimista facendo approdare Nietzsche a un radicale fenomenismo. Si contesta radicalmente la pretesa fondamentale della metafisica schopenhaueriana, di aver reso, con la “volontà”, concretamente accessibile la cosa in sé. Il tema della libera “poesia concettuale” di Lange permette però a Nietzsche di rimanere fedele a Schopenhauer e di costruire con la Volontà – Uno originario, la “metafisica dell’arte” del periodo wagneriano che intende avere un alto valore pragmatico per la costruzione e il mantenimento della comunità. I frammenti postumi, anche del periodo, mostrano come rimane costante la critica di Nietzsche alla metafisica della volontà da lui intesa come “forma più universale dell’apparenza”. Con Umano troppo umano l’atteggiamento critico di Nietzsche verso la ‘volontà’ trova pieno vigore e si manterrà per tutto il percorso del suo filosofare anche se, a partire da Così parlò Zarathustra, Nietzsche torna a un uso comunicativo e centrale del termine, una parola che nasconde la complessità e pluralità di processi e fenomeni in essa compressi.

 

Parole chiave: Friedrich Nietzsche, Friedrich Albert Lange, volontà, volontà di potenza, fenomenismo, fisiologia, psicologia

 

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Io, coscienza e volontà. La necessità del possibile

di Amedeo Ruberto
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 131-155

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Il tema della volontà viene qui sviluppato da una prospettiva junghiana e da un punto di vista empirico in riferimento all’attività psicoterapica. Ciò richiede una serie di distinzioni e precisazioni per giungere a fondare logicamente la categoria del possibile dalla quale si inferiscono pragmaticamente: basi psicologiche, caratteristiche e conseguenze del volere. Ciò comporta inoltre la discussione di termini come coscienza e soggetto così come il ripristino di un’organizzazione psicologica che trova come elemento essenziale il concetto di Io.

 

Parole chiave: volontà, psicologia analitica, Io, logica modale, possibile

 

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La dialettica della volontà e dell’involontario

di Giovanni Stanghellini e Milena Mancini
«atque», 21 n.s., 2017, pp. 157-170

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‘Volontà’ è un concetto polisemico. In questo articolo lo esploriamo, sotto il profilo della dialettica tra il volontario e l’involontario. La dialettica ontologica degli aspetti involontari e volontari rivela la sfida normativa di ‘essere una persona’. Essere una persona è esistere come ‘me stesso’ e mediante tutte le caratteristiche che definiscono ‘ciò che sono’ (per esempio: gli aspetti biologici, il mio passato, le mie esperienze inquietanti, il modo in cui mi sento definito dalle persone mentre mi guardano, e così via), ma che, oltremodo, non possono descrivere ‘chi sono’. La dimensione involontaria del mio essere persona è ciò che è dato a priori nella mia esistenza, la materia prima che costituisce le disposizioni sedimentate del mio essere e che pone i confini della mia libertà. L’involontario, dunque, è la non scelta, è l’insieme di tutte le possibilità implicite che limitano le mie azioni e le mie reazioni, il lato oscuro della persona e la sua oscura e dissociata spontaneità. In altre parole, è l’esperienza della necessità, di ciò che non abbiamo e non possiamo scegliere. Nozioni come “pulsione”, “emozioni”, “desiderio”, “carattere” ecc. appartengono al circolo dell’involontario. Le radici dell’involontario, dunque, sono la mia storia, il mio corpo e il mondo in cui sono stato gettato. Nel presente lavoro esaminiamo questa dialettica tra il volontario e l’involontario, sottolineando come essa sia strettamente legata al concetto di individualità e alterità e alla loro dialettica. Se e solo se acconsento volontariamente alla dimensione involontaria della mia esistenza posso metterla al servizio della mia identità.

 

Parole chiave: volontario, involontario, identità, alterità, desiderio, libertà

 

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