Per un concetto formale di libertà

di Andrea Zhok
«atque», 14-15, 1996, pp. 209-230

Scarica intero Articolo

Poche parole si sono prestate ad usi così difformi ed ambigui quanto iltermine “libertà”. In epoca moderna e contemporanea, sulla scorta dei progressi e successi delle scienze, il termine “libertà” è spesso divenuto voce retorica di protesta contro un quadro ontologico determinato dal potere predittivo della scienza; come tale la libertà ha assunto generalmente un’accezione più delimitata, priva di pretese ontologiche, legata a fattori quali l’autodeterminazione politica o l’interiorità religiosa. Il nostro tentativo nelle seguenti pagine è quello di suggerire, attraverso un sommario confronto con due luoghi critici interni alla scienza, una ricollocazione ontologica della nozione di li bertà, che superi il ghetto politico-religioso in cui frequentemente è costretta, per approdare ad una rinnovata posizione ontologica. Ciò che desidereremmo suggerire con le seguenti brevi argomentazioni è la possibilità di pensare unitariamente significati di “libertà” così abissalmente diversi come quella nominata nell’indeterminazione scientifica (Heisenberg), nella comprensione ed interpretazione di contro alla spiegazione obiettivistica (Gadamer) o nella presa di coscienza da parte dell’Io delle proprie tendenze impulsive inconsape voli (Freud). Visti i limiti dell’esposizione non potremo addentrarci nell’illustrazione delle diramazioni possibili della nostra analisi, e ci limiteremo ad esporre il nucleo interno essenziale della nozione di libertà, che nominiamo come “concetto formale di libertà”.

Pubblicato in Articoli
Ricerca Fascicoli e Articoli
Tipo
Anno
Fascicolo