Psicoterapia e sogno come pratiche retoriche

di Mauro La Forgia
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 211-224

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  1. Metamorfosi della parola

C’è una parola dell’inizio e c’è una parola della fine.

La parola dell’inizio manifesta, nella forma del vocalizio, gli al bori della nostra esperienza di individui, accompagna musicalmente le prime azioni nel mondo (ripetendo, in questo, quel gesto voca le ora sussurrato, ora urlato con il quale l’uomo-cacciatore richiamava l’attenzione dei suoi simili, dava espressione ai suoi timori o ai suoi ordini, segnalava l’accerchiamento di una preda). Questa parola è coeva alla mente, costituisce la superficie osmotica che filtra le sensazioni del corpo e le traduce in un suono; il tema delle relazioni del corpo con la mente trova nel processo di costruzione di un linguaggio condiviso un suo punto d’irreversibilità. Da questo momento in poi, da questa costruzione, sarà la parola ad evocare le sensazioni, ne sarà stimolo piuttosto che prodotto, si costituirà a duplicato simbolico del mondo.

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